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VENEZIA 2003 In concorso

Doillon e la dialettica dei sentimenti

di 

- Differenze di lingua, cultura e ruolo hanno la meglio sulla relazione uomo-donna in Raja, primo film presentato a Venezia 60, ambientato alle porte di Marrakech

SPECIALE VENEZIA 2003

Il cinema di Jacques Doillon, regista francese in attività da oltre trenta anni, è da sempre interessato alla dialettica dei sentimenti. Un elemento preponderante anche nel suo ultimo film: in Raja, presentato in concorso a Venezia, la relazione uomo-donna diventa però più complessa, mescolandosi con il tema delle diversità di lingua, cultura, e di ruolo, in questo caso servo-padrone.

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Questa coproduzione franco-marocchina, interpretata da Pascal Greggory e Najat Bessalem, racconta la storia di seduzione, e a suo modo d’amore, tra un ricco francese di mezza età e una giovane ragazza marocchina che per sbarcare il lunario di tanto in tanto si prostituisce. Il film è ambientato quasi per intero nella bella villa del francese, che chiama alle sue dipendenze Raja iniziando un assedio dall’esito quasi sempre incerto. Le differenze di lingua, cultura, ricchezza e ruoli portano a una serie infinita di malintesi e hanno la meglio sulla comunicazione dello squardo e del corpo.

In Francia il film ha ricevuto accuse di apologia della prostituzione. “Non mi sembra assolutamente di essere andato in quella direzione” - ha replicato Doillon – “Volevo descrivere dei personaggi della commedia umana, dei personaggi umani con le loro qualità, le loro difficoltà di esistenza e anche le loro debolezze”.

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