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BERLINALE 2023 Forum

Recensione: This Is the End

di 

- BERLINALE 2023: Vincent Dieutre offre un saggio elegiaco su un europeo del secolo scorso nel "Big Nowhere" di Los Angeles in preda alla pandemia

Recensione: This Is the End

Gli amanti della forma del film saggistico troveranno un esponente di spicco nel film di Vincent Dieutre, un'elegia - o, più giustamente, un lamento - sulla città di Los Angeles e su ciò che è diventata. Presentato in anteprima nella sezione Forum della 73° edizione della Berlinale, This Is the End [+leggi anche:
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potrebbe non incoraggiarvi a visitare presto la Città degli Angeli, soprattutto se siete europei del secolo scorso.

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"La letteratura si è persa nell'eccesso scandalistico e commerciale; il cinema nel desiderio di catastrofe. Solo la poesia condivisa, il discorso libero e nervoso dei Salotti - un'attività così minoritaria - mi sembra che dia un resoconto in tempo reale dell'esperienza vissuta". Nel bel mezzo della pandemia, il regista francese Vincent Dieutre (o almeno la sua caratterizzazione autoreferenziale) incontra su Facebook un vecchio amante di 40 anni prima e vola a Los Angeles per un'appassionata rimpatriata in una città che si è rivelata piuttosto rinvigorente - o lo era una volta. Ma la Los Angeles di Dieutre è ben lontana da quella che abbiamo visto nella meravigliosa versione del 1968 di Model Shop del suo connazionale Jacques Demy. Serpenti ed evangelisti dell'apocalisse sembrano aver sostituito gli angeli e lo stesso Dieutre preferisce l'epiteto "Il grande nulla", detto con un certo fascino.

Il "saggio" di Dieutre è diviso in quattro parti che si intrecciano. C'è il ricongiungimento con Dean, l'amante, curiosamente espresso attraverso cicli di carezze affettuose simili a GIF; ci sono lunghi giri in macchina per la città, accompagnati dalle riflessioni del regista sullo stato delle cose; ci sono citazioni ricorrenti da Los Angeles, Capitale du XXe siècle del filosofo Bruce Bégout (letto da Eva Truffaut, la figlia di François), un libro che porta il suo stesso soprannome della città, "Helldorado"; e poi c'è quell'oasi di esperienza vissuta a cui si faceva riferimento prima - The End Poetry Lounge al Jaxx Theatre di East Hollywood. Qui, Dieutre the Gaul mette a disposizione il suo villaggio di indomabili, che resistono... Un gruppo variopinto, tra cui Jean-Marc Barr, Elina Löwensohn e Kate Moran, interpreta opere di artisti del calibro di Allen Ginsberg, Charles Bukowski, Claudia Rankin e Jim Morrison (che, ovviamente, dà il titolo al film).

La parte di gran lunga migliore sono i giri in macchina per la città, che catturano l'ambiente, il movimento e l'umanità attraverso quello sguardo cinematografico limpido e tetro di alcuni europei ma di quasi nessun americano, e che permettono a Dieutre di fare delle riflessioni che, a volte, superano la poesia di Lounge ("Los Angeles sembra andare avanti come i suoi personaggi dei cartoni animati, che continuano a camminare verso una vita spensierata senza rendersi conto del vuoto sotto i loro piedi"). Con autoironia, conclude che qui "a nessuno interessa la mia pretenziosa indignazione da regista, i miei rimpianti, la vecchia Europa che mi porto dietro come una reliquia". Saldamente seduto all'interno della sua fidata Ford Mustang, il suo sguardo diventa simile a quello dello spettatore al cinema, davanti al grande schermo. A quanto pare, è ancora lì, alla guida, a guardare, e conclude: "Il mio mondo stanco non è migliore, dopo tutto", detto non senza una punta di sollievo.

This Is the End è un produzione francese di La Huit Production, Fotogram e ARTE France – La Lucarne.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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