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BERLINALE 2023 Forum

Recensione: Cidade Rabat

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- BERLINALE 2023: Cronaca dell'elaborazione del lutto e della ricerca dell'anima, purtroppo il film di Susana Nobre non libera mai veramente tutto il suo potenziale

Recensione: Cidade Rabat
Raquel Castro in Cidade Rabat

La regista portoghese Susana Nobre torna alla 73ª edizione della Berlinale con il suo nuovo film, presentato in anteprima nella sezione Forum. Cidade Rabat [+leggi anche:
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scheda film
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affronta il tema del lutto e della ricerca di uno scopo in una vita che a volte sembra passarci davanti. L'autrice accompagna la sua protagonista, Helena (Raquel Castro), in un viaggio che parte dalla perdita della madre nei minuti iniziali del film e arriva a toccare il fondo, perdendo apparentemente anche tutto il resto: macchina, lavoro, direzione. Può esserci qualcosa di liberatorio nel riesaminare la vita a 40 anni, tuffandosi in nuove sfide. Tuttavia, lo stile laconico del film lo rende un'opera difficile da guardare, invece di contagiarci con la gioia di riscoprire la vita.

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Senza seguire una narrazione rigorosa, Nobre lascia che Helena vaghi per le strade della sua città natale, si occupi della figlia giovane(che sta attraversando la difficile fase adolescenziale in cui alternativamente ama e odia i suoi genitori) e affronti i problemi del suo lavoro come assistente di produzione cinematografica. Nel frattempo, lei e la sorella devono occuparsi dell'appartamento, della proprietà e del funerale della madre. La sua casa, così bella e accogliente, ora deve essere svuotata. Cidade Rabat era la strada in cui viveva la madre di Helena e in cui lei è cresciuta. La sua voce fuori campo si sofferma a lungo, prima dei titoli di testa, a raccontare quei ricordi d'infanzia, menzionando un amico morto da tempo e gli stravaganti vicini dietro ogni porta. È singolare che né Cidade Rabat né questa enorme quantità di esposizione abbiano mai un vero ruolo.

I dialoghi spesso legnosi, abbinati a queste eccessive quantità di informazioni, sono una scelta narrativa stancante che si ripresenta continuamente nel corso della storia. Gli spettatori devono sorbirsi lunghi monologhi sui passi burocratici da compiere per dichiarare la morte di una persona, sulle valutazioni mediche su come rimuovere un eczema da un gluteo o su come mantenere i registri della produzione cinematografica. Certo, questi momenti hanno una certa qualità: la nozione di come il dolore sia oscurato dalla burocrazia e l'atmosfera fredda di uno studio medico sembrano fin troppo veri. Ma Nobre concentra il suo sguardo soprattutto sulle strade più povere e degradate. Si potrebbe arrivare a tracciare un parallelo desolante tra il caos delle strade e la vita di Helena, ma molto probabilmente non è questo il senso del film.

La Castro riesce a giocare in modo efficace con il dialogo minimo e con il tumulto interiore che si può vedere nel suo personaggio. Il suo sguardo costante e neutrale sul mondo e i suoi sfoghi occasionali per le scene che si svolgono di fronte a lei sono comprensibili. Tuttavia, c'è un certo nichilismo nel suo personaggio, che rende l'osservazione della sua giornata più un lavoro di routine che un'esperienza cinematografica. Quando si spinge oltre i limiti, ballando alle feste o guidando in stato di ebbrezza, il film si accende con il suo ritratto sottile ma efficace di questi eventi tecnicamente banali. Persino la sua condanna ai lavori socialmente utili in cambio di una multa più bassa ha dei momenti di tensione. Può anche sapere come filmare gli eventi del club sportivo a cui si iscrive, o come migliorare la gestione della contabilità, ma il fatto che debba anche pulire i piatti è qualcosa che sembra sfuggirle.

Quando alla fine il film chiude il cerchio e la riporta nell'appartamento di Cidade Rabat, non ha guadagnato molto in termini di narrazione o di risoluzione dell'enigma su chi sia Helena e cosa voglia. Forse questa è l'intenzione di Nobre. Ma rende il film molto meno coinvolgente di quanto avrebbe potuto essere altrimenti.

Cidade Rabat è una produzione di Terratreme Filmes (Portogallo) e  KinoElektron (Francia).

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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