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CANNES 2023 Un Certain Regard

Recensione: Los colonos

di 

- CANNES 2023: L'incisivo film d'esordio di Felipe Gálvez, un western sulla Terra del Fuoco nel Cile di inizio Novecento, solleva il velo sulla pulizia etnica operata dal capitalismo

Recensione: Los colonos
Mark Stanley, Camilo Arancibia e Benjamin Westfall in Los colonos

“Queste miti creature sono ormai così voraci da divorare gli uomini". Questa citazione dall'Utopia di Thomas More definisce perfettamente il grado di immersione di Felipe Gálvez nel Cile dell'inizio del XX secolo con il suo primo film, Los colonos [+leggi anche:
trailer
intervista: Felipe Gálvez
scheda film
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, selezionato in  Un Certain Regard del 76° Festival di Cannes.. Ritratto senza compromessi del comportamento in passato non proprio eccellente da parte dei ricchi del paese nei confronti della popolazione indiana, considerata come composta da animali che intralciavano i loro interessi economici e che quindi doveva essere sterminata se necessario, il film prende la strada del western e del road movie attraverso paesaggi immensi e mozzafiato dove le linee di frontiera non sono ancora tracciate, per consegnare un quadro macabro e rendere giustizia attraverso le immagini alle vittime indigene. 

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"Il problema sono gli indigeni. Saccheggiano le greggi. Aprite una via sicura e veloce verso l'Atlantico per le mie pecore. E ripulitela!” Siamo nella Terra del Fuoco, nel 1901, alcuni operai stanno costruendo recinzioni in una pampa deserta a perdita d'occhio e José Menéndez (Alfredo Castro), soprannominato "il re dell'oro bianco" e proprietario di tutte le terre limitrofe fino a diversi giorni di viaggio, affida una missione molto speciale al suo scagnozzo locale, lo spietato tenente MacLennan (Mark Stanley), e aggiunge Bill (Benjamin Westfall), un mercenario americano che "dicono sappia fiutare un indiano a un miglio di distanza". Il trio è completato da Segundo (Camilo Arancibia), un giovane manovale meticcio che è un tiratore estremamente preciso, e il viaggio ha inizio... Una cavalcata ai confini del mondo che avrà la sua dose di cadaveri mentre attraversa il territorio, con rari incontri, dalle pianure alle foreste, dai piedi delle Ande al mare...

Particolarmente ben costruita, con la parte finale dedicata sette anni dopo a un'inchiesta governativa (volta a scoprire gli abusi commessi e a mettere in riga i potentati regionali che si erano arricchiti a prezzo del sangue indiano), la storia si sposta dai salotti borghesi di Punta Arenas all'isola di Chiloe. La sceneggiatura di Los colonos si addentra in profondità nel suo argomento, coinvolgendoci in un braccio di ferro e in un violento regolamento di conti tra i vari protagonisti in un ambiente in cui era molto facile adottare una nuova identità e dare libero sfogo alle proprie peggiori inclinazioni. Sfruttando al meglio le ambientazioni, il film adatta il suo ritmo all'argomento trattato, alternando discussioni da bivacco a colpi di scena del tutto inaspettati, infilando una lezione di storia nell'involucro dell'azione. Una storia che si riflette negli sguardi degli indiani, fermi e profondi al tempo stesso, mentre la vicenda va avanti, appena ridisegnata da una parvenza di giustizia, perché "la lana macchiata di sangue perde il suo valore".

Los colonos è una coproduzione tra Cile (Quijote Films) con l’Argentina (Rei Cine), la Danimarca (Snowglobe), il Regno Unito (Quiddity Films), la Francia (Ciné-Sud Promotion), la Germania (Sutor Kolonko) e Taiwan (Volos Films), ed è venduto da mk2 Films.

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(Tradotto dal francese)

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