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BIOGRAFILM 2023

Recensione: Chutzpah - Qualcosa sul pudore

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- Per gestire una crisi personale, Monica Stambrini mette la sua vita al centro di un documentario, riflettendo su se stessa e sui confini del privato

Recensione: Chutzpah - Qualcosa sul pudore

Telecamera, alcol e psicoterapia. Parte da questo, dalle cose che a detta sua conosce meglio, Monica Stambrini per ritrovare se stessa e capire chi è “senza partner, senza figli, senza lavoro a definirmi”. La regista 53enne, autrice di vari corti, documentari e di un film di finzione, Benzina, che ha girato vari festival internazionali, mette se stessa al centro del suo nuovo lavoro, Chutzpah - Qualcosa sul pudore, presentato in anteprima assoluta al 19° Biografilm di Bologna, nel concorso Biografilm Italia, e in perfetta linea con il tema generale del festival di quest’anno: l’identità (leggi la news). “Chutzpah” significa “spudoratezza”, in ebraico. E nel filmare se stessa e le persone a lei più care, per superare una crisi personale conseguente al disgregarsi della sua famiglia, sono i confini del privato che la regista finisce per esplorare, un privato che, con i nuovi mezzi di ripresa accessibili a tutti, si fa sempre più pubblico e riproducibile.

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Fondatrice, fra l’altro, di Le ragazze del porno, un progetto collettivo di film erotici d'autore di registe italiane, Stambrini non ha problemi a mettersi a nudo, anche letteralmente. “Mamma, smettila di filmare!” le dicono i suoi figli piccoli mentre giocano sulla spiaggia con una telecamera puntata addosso. Lei invece filma tutto, i suoi genitori, i nonni, gli amanti, persino (non autorizzata) le sue sedute dalla psicologa, o mentre si sottopone a una mammografia. Attraverso quelle immagini lei riesce a “vedersi”, anche se questo si scontra con il diritto degli altri alla propria riservatezza. Da quando si è separata dal marito, vive una doppia vita, a settimane alterne: una settimana (quando i figli sono da lei) è una mamma efficiente, la settimana successiva (quando i bambini sono dal padre e lei è sola) è come un’adolescente senza regole, e con molto alcol a disposizione. “Chi sono io?”. Una risposta vera e propria, al termine del documentario, non arriva. Tuttavia, la regista riesce in qualche modo a porre uno specchio davanti allo spettatore, giacché trattando temi quali la famiglia, la separazione dei genitori, l’abbandono, l’identità, la maternità, la sessualità, ciascuno vi potrà trovare spunti di riflessione personali.

La definizione di noi stessi passa inevitabilmente per coloro che ci hanno dato la vita, quindi per buona parte del tempo la regista si concentra sui propri genitori, che emergono – in mezzo anche a tanto found footage realizzato dalla cineasta nel corso di una vita e ritirato fuori dai cassetti – come le figure più interessanti del racconto: lei borghese e “trattenuta”, lui figlio di operai e incline all’amore libero, una relazione che non poteva durare (si sono separati quando Stambrini aveva appena quattro anni), ma il cui rispettivo influsso sulla personalità della figlia è evidente. La regista li intervista uno per volta, e li riprende anche insieme, si piange, si ride e ci si chiede se qualcosa poteva andare diversamente. Alla fine, sono tanti i temi sfiorati in questo lavoro, forse troppi per i suoi appena 70 minuti di durata, ma il montaggio di Paola Freddi (Monica [+leggi anche:
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, tra le sue tante collaborazioni) e le musiche di Diana Tejera contribuiscono, uniti a una regia che non manca di buone idee e suggestioni, a dar vita a un esperimento che ti fa pensare che prendere in mano una telecamera e raccontare la propria vita, come terapia in momenti di crisi, è un qualcosa che dovrebbero provare a fare un po’ tutti.

Chutzpah - Qualcosa sul pudore è una coproduzione italo-svizzera guidata da A Little Confidence con Dok Mobile.

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