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BLACK NIGHTS 2023 Concorso Opere Prime

Recensione: Body Odyssey

di 

- L'esordio di Grazia Tricarico è un racconto forse troppo ambizioso su una bodybuilder quarantenne ossessionata dalla perfezione

Recensione: Body Odyssey
Jacqueline “Jay” Fuchs e Julian Sands in Body Odyssey

Il recondito mondo dei bodybuilder è già stato esplorato a fondo in film come The Wrestler di Darren Aronofsky e, più recentemente, in Gentle [+leggi anche:
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di László Csuja e Anna Nemes, presentato in anteprima al Sundance lo scorso anno. Nel suo primo lungometraggio, intitolato Body Odyssey [+leggi anche:
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, l'italiana Grazia Tricarico sceglie di percorrere una strada più viscerale, offrendo un'immersione profonda nella psiche di un’atleta. Il film è stato presentato nel concorso per opere prime del Black Nights Film Festival di Tallinn.

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Scritto da Marco Morana, Giulio Rizzo e dalla stessa regista, Body Odyssey, segue Mona (la svizzera Jacqueline "Jay" Fuchs), una bodybuilder quarantenne ossessionata dal proprio corpo. Il concorso di Miss Body Universe a cui intende partecipare si svolgerà tra circa tre mesi. Il suo allenatore Kurt (il compianto Julian Sands) sostiene i suoi sforzi e controlla rigorosamente i suoi progressi lungo il percorso. Mentre segue il suo ideale dalla forma incerta, il suo corpo inizia letteralmente a parlarle: cinematograficamente questo è reso attraverso una voce bassa e cavernosa.  L’incontro casuale in una sauna con un ragazzo, Nic (Adam Misik), sembra innescare una spirale discendente.

Quello che all'inizio sembra un dramma psicologico sul corpo e sulla mente assume gradualmente un approccio eccessivo, a volte con effetti ridicoli. Un giorno, ad esempio, l'amore e l'ossessione di Mona per Nic la portano a presentarsi senza preavviso a casa sua. Nic però non c'è e i suoi genitori non sanno quando tornerà, visto che si suppone che sia uscito con la sua ragazza. Mona decide comunque di aspettarlo lì. Segue una sequenza molto strana che mostra una conversazione senza senso tra il culturista e i genitori di Nic. La situazione si fa tesa, al punto che i genitori iniziano a temere per la loro sicurezza e minacciano di chiamare la polizia. Il montaggio goffo, le continue perplessità dei genitori e il tono di voce piatto e freddo di Mona ne fanno uno dei momenti più stonati del film.

Tutti gli attori parlano in inglese con il loro accento nativo (e non) e si ha la sensazione che la storia sia ambientata in una sorta di dimensione fuori dal tempo e dallo spazio. Questo contesto indefinito non giova alla storia e fa sì che la recitazione del cast appaia ancora meno naturale; ciò è particolarmente evidente nell'interpretazione di Jacqueline Fuchs. D'altronde, la protagonista porta la maggior parte del peso di questo progetto molto difficile, e la sua mancanza di esperienza recitativa è evidente sullo schermo.

Sono stati certamente compiuti enormi sforzi per creare un'immagine sofisticata per rappresentare l'abisso del mondo interiore di Mona e gli ambienti bui e claustrofobici che abita nella realtà. C'è anche un'estrema attenzione ai dettagli durante l'inquadratura del suo corpo. Le inquadrature visivamente accattivanti non sono però accompagnate da una scrittura e una regia solide. Insomma l'esordio di Grazia Tricarico è semplicemente troppo ambizioso. C'è troppa carne al fuoco, e la maggior parte degli ingredienti superflui altera irreversibilmente il gusto, trasformando il film in un bizzarro guazzabuglio tra psicodramma onirico con elementi thriller e comicità involontaria.

Body Odyssey è prodotto da Revok Film (Italia), Fenix Entertainment (Italia) e Amka Films (Svizzera). La romana Intramovies si occupa delle vendite internazionali del film.

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(Tradotto dall'inglese)

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