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BERLINALE 2024 Concorso

Recensione: L'Empire

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- BERLINALE 2024: Spade laser, astronavi, lotta spietata tra le forze del Bene e del Male in un contesto umano ordinario: Bruno Dumont ci regala una satira esilarante da gustare con un pizzico di sale

Recensione: L'Empire
Fabrice Luchini e Brandon Vlieghe in L'Empire

"I tempi sono vicini. Le tenebre regnano. La Motrice è al lavoro e avrà ingravidato il prescelto". Pensate di essere nel Signore degli Anelli? Dalle parti di John Carpenter? O forse di essere trasportati in "una galassia molto, molto lontana"? Ebbene, non è così: state semplicemente guardando un film di Bruno Dumont, l'ex insegnante di filosofia e cineasta d'autore estremamente (e sempre più) iconoclasta che con L’Empire [+leggi anche:
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, presentato in concorso alla 74ma edizione della Berlinale, ha deciso di spingersi ancora più in là nella ricerca di un veicolo cinematografico satirico per dare ali alle sue idee. Ma naturalmente, anche se si tratta di una battaglia galattica tra due forze metafisiche antagoniste che si contendono il controllo della Terra (in vista dell'Apocalisse per alcuni e di un regno di solidarietà e uguaglianza per gli altri), ancora una volta il regista ha ambientato la sua storia sulla Côte d'Opale, tra il "piccolo popolo" del Nord della Francia, che gli sta tanto a cuore al punto di prenderlo delicatamente in giro (da Ma Loute [+leggi anche:
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Q&A: Bruno Dumont
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a P’tit Quinquin [+leggi anche:
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, per citare solo i riferimenti più ovvi).

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Fa molto caldo all’inizio di L'Empire, un film in cui Bruno Dumont si spoglia di ogni parvenza di serietà. Non ci vuole molto perché emergano i due schieramenti, in Terra e in Cielo. Per quanto riguarda i demoni, che cavalcano cavalli bianchi, la cricca meta-umana è guidata dal pescatore Joni (Brandon Vlieghe), padre di un bambino, Le Margat (vero nome Freddie) destinato a garantire il dominio del Male sulla Terra. Per sventare i loro piani oscuri ("lo sterminio di tutte le razze tranne una") e depistare Le Margat, Jane (l'eccellente Anamaria Vartolomei) e Rudy (Julien Manier) fungono da sentinelle, con le loro spade laser pronte a decapitare i nemici. Sopra di loro, tra le nuvole, due astronavi osservano l'evolversi della situazione: una (incastonata in un buco nero aracneo e costituita da uno spettacolare palazzo con giardini assortiti in stile Versailles) sotto il controllo di Belzebù (uno scatenato Fabrice Luchini che ricorda Il dottor Stranamore); l'altra (una cattedrale spaziale) è guidata dalla Regina (Camille Cottin). Due forze opposte ("tu sai chi sono io, io so chi sei tu, non ci mescoliamo") che possono esistere solo attraverso esseri umani innegabilmente corruttibili ma anche "accattivanti e così divertenti" e, cosa fondamentale, dotati di corpi. Quindi tutto è pronto per la battaglia finale, perché "qui le persone si dividono tra il bene e il male. La nostra battaglia si svolge nei loro cuori".

Grazie a effetti speciali di ottima fattura, L’Empire è una spassosa parodia dei film galattici che hanno alimentato l'immaginario dei cinefili negli ultimi cinquant'anni, primo fra tutti Guerre Stellari. Mescolando questa dimensione con un senso dell'ironia ultrafolle e terrena nei confronti delle classi lavoratrici (con tanto di sesso selvaggio), Bruno Dumont firma un film di culto che è anche diretto in modo superbo. Alcuni potrebbero trovare il tutto un po' troppo WTF (il regista non si tira indietro di fronte a nulla), mentre altri potrebbero scorgervi pretese artistiche estreme, ma tutto ciò che possiamo dire a queste persone è: rilassatevi, un po' di umorismo non fa male.

Prodotto dalla società francese Tessalit Productions e coprodotto dalla francese Furyo Films, la tedesca Red Balloon Film, l'italiana Ascent Film, la belga Novak Prod e la portoghese Rosa Filmes, L’Empire è venduto da Memento International.

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(Tradotto dal francese)


Photogallery 19/02/2024: Berlinale 2024 - L'Empire

17 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Lyna Khoudri, Anamaria Vartolomei, Brandon Vlieghe, Bruno Dumont, Jean Brehat
© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso

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