email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI Francia / Italia

Recensione: Maria Montessori

di 

- Léa Todorov fa luce sulla genesi della pedagogia Montessori attraverso un'opera prima audace e romanzesca sulla disabilità, le differenze e il femminismo all'inizio del XX secolo

Recensione: Maria Montessori
Leïla Bekhti e Jasmine Trinca in Maria Montessori

"Degenerati che minacciano la razza del nostro paese", "non possiamo metterli insieme agli altri e costano un sacco di soldi", "le vostre scimmiette da circo". Sono questi i commenti che Maria Montessori dovette sentire da parte dei direttori dell'istituto pedagogico pubblico dove lavorava (all'ombra di un uomo) a Roma, nel 1900. Ma la giovane dottoressa italiana era intenzionata a dimostrare ai suoi detrattori che le persone che all'epoca venivano definite "idioti" o "deficienti", e che oggi sono note come "neurodivergenti" o bambini "con disabilità", potevano integrarsi nella società. La sua fu una battaglia contro i pregiudizi che condusse insieme al desiderio di liberare le donne dalle tante, troppe difficoltà associate alla sottomissione coniugale e al (fino ad allora non identificato) patriarcato.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
Hot docs EFP inside

È questa traiettoria iniziale di una donna all’avanguardia, i cui metodi di insegnamento si sarebbero diffusi in tutto il mondo (oggi ci sono 35mila scuole Montessori nel mondo), che la regista francese Léa Todorov ha deciso di mettere in luce nel suo primo lungometraggio Maria Montessori [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, che uscirà nelle sale francesi il 13 marzo con Ad Vitam. Un film d'epoca romanzesco i cui temi generali risuonano ancora oggi, in particolare il fragile desiderio di superare la vergogna sociale associata alla differenza.

"Non ero riuscita a fare un bel bambino". Per Lili d'Alengy (Leïla Bekhti), cortigiana parigina perfettamente a suo agio nei salotti e nei giochi della seduzione, la ricomparsa della figlia Tina (Rafaelle Sonneville-Caby), di nove anni, è a dir poco una catastrofe. Spaventata da ciò che la gente dirà, fugge a Roma con la bambina che presenta come "la figlia di mia cugina, un’idiota". Lì le parlano di un istituto che si occupa di "casi" come il suo e conosce Maria Montessori (la carismatica Jasmine Trinca) che lo gestisce insieme al suo compagno Giuseppe (Raffaele Esposito). A poco a poco, queste due donne, che portano ciascuna il proprio fardello psicologico legato alla maternità, si conoscono e si alleano in un mondo in cui si stanno delineando le premesse di una rivoluzione femminista e pedagogica che non è priva di speranze, ostacoli e sacrifici...

Con protagonisti bambini e adolescenti con reali ritardi motori o cognitivi e con problemi sensoriali, il film assolve alla sua missione di abbattere i pregiudizi, e la regista (che ha scritto la sceneggiatura) eccelle nel filmare le fasi di apprendimento che hanno portato Maria Montessori a sviluppare l'idea di un approccio didattico più ampio basato sul fatto che sono i bambini stessi a stabilire i propri contenuti educativi. Un'inversione delle idee tradizionali che si riflette anche nella presa di coscienza – rivoluzionaria all'inizio del XX secolo – della necessità che "le donne diventino padrone e non schiave della maternità". Tutti questi temi affascinanti sono affrontati in un'opera prima promettente, anche se fatica un po’ a distinguersi nell’ambito del genere dei film d'epoca.

Prodotto da Geko Films e coprodotto dalla società italiana Tempesta, Maria Montessori è venduto nel mondo da Indie Sales.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy