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CPH:DOX 2024

Recensione: Immortals

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- Il film di Maja Tschumi, scritto insieme ai suoi due protagonisti, dà voce e corpo alle speranze di chi, in Iraq, ha partecipato al movimento di protesta del 2019

Recensione: Immortals

Presentato in prima mondiale al CPH:DOX nella sezione DOX:AWARD, Immortals, il secondo lungometraggio della regista svizzera Maja Tschumi, è costruito attorno alle speranze, ai sogni infranti ma anche e soprattutto alla tenacità di giovani che non possono accettare di vivere ai margini di una società sprezzante e intransigente a cui non sentono di appartenere. I visi di questa generazione sfinita ma combattiva sono Milo (Melak Mahdi), una giovane attivista che, per poter percorrere le strade di Baghdad rimanendo invisibile, ha deciso di indossare i vestiti di suo fratello e Khalili (Mohammed Al Khalili), fotografo e cineasta che ha documentato con coraggio la violenza che ha marcato a fuoco il movimento di protesta del 2019. Grazie ad un sottile ed elegante andirivieni di immagini d’archivio (principalmente quelle di Khalili) e ricostruzioni di momenti di vita offerti con grande empatia agli spettatori, Maja Tschumi tesse una narrazione potente che trasmette, malgrado il dolore che la abita, un profondo senso di speranza.

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Suddiviso in tre capitoli: “le battaglie nascoste” che ha come protagonista Milo, “gli scontri”, catturati dalle immagini di Khalili e “le decisioni”, che fa dialogare le realtà vissute dai due protagonisti, Immortals ritrasmette le emozioni di quanti, dopo la rivoluzione del 2019, hanno osato sperare in un futuro migliore e più giusto. Sebbene il film sia incentrato su Milo e Khalili, ci rendiamo ben presto conto di quanto le emozioni che li abitano, fra esaltazione e profonda delusione, siano condivise da molti altri giovani in tutto il mondo, giovani costretti a subire la violenza di contesti repressivi e impermeabili al dialogo.

Quando, con voce tranquilla ma allo stesso tempo profonda, Milo racconta di essere stata segregata in casa dalla sua famiglia durante un intero anno per aver partecipato alle proteste del 2019, non possiamo che essere sconvolti. La sua scelta di vestirsi con gli abiti del fratello, o meglio di “doversi comportare come un uomo” per non essere smascherata, ci fa capire fino a che punto la società in cui vive si basi su costruzioni sociali segreganti e stigmatizzanti. Allo stesso modo, Khalili tenta, alla fine del film, di allinearsi con le attese che la società e la sua famiglia hanno, senza però riuscirci. Abbandonare la sua cinepresa implicherebbe rinunciare al suo vero essere, diventare un’ombra fra le ombre. Malgrado la freddezza di un governo insensibile alle sofferenze dei più deboli, la tenerezza con la quale questi giovani, orgogliosi e spaventati, si prendono cura l’uno dell’altro ci spinge, malgrado tutto, a credere che tutto non è ancora perso.

Preciso ma mai ridondante, un film distopico che si trasforma in ode alla fragilità, Immortals mette in scena i sentimenti contrastanti che abitano chi si è concesso il lusso di sperare che Davide possa uccidere Golia. Sebbene sia impossibile prevedere cosa il futuro gli riservi, il tempo di un film, Milo e Khalili diventano i protagonisti della loro vita.

Immortals è prodotto da Filmgerberei GmbH, SRF Schweizer Radio und Fernsehen e Rola Productions e venduto all’internazionale da CAT&Docs.

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