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FILM / RECENSIONI Francia / Belgio

Recensione: Pas de vagues

di 

- Teddy Lussi-Modeste si immerge nel calderone del mondo educativo odierno, seguendo le orme di un insegnante idealista coinvolto in una situazione sempre più destabilizzante

Recensione: Pas de vagues
François Civil in Pas de vagues

"Scrivo tutto quello che lei dice. Per la polizia. È un'idea di mia madre, dice che finirà in prigione con gli stupratori e sarà violentato". Come ha fatto un giovane, entusiasta e simpatico insegnante di francese, che lavora in una scuola secondaria della periferia parigina, a finire in una situazione in cui una sua alunna lo spia in questo modo? È questo il tema (ispirato a un'esperienza personale) affrontato da Teddy Lussi-Modeste (che si è fatto conoscere nel 2011 con Jimmy Rivière [+leggi anche:
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ed è apparso a Toronto e San Sebastian in New Directors nel 2017 con Le prix du succès [+leggi anche:
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) in Pas de vagues, distribuito nelle sale francesi da Ad Vitam  dal 27 marzo.

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Il film (la cui sceneggiatura è firmata dal regista e da Audrey Diwan) è un nuovo avatar immerso nel crogiolo della scuola, un ambiente che riflette la società e che ha sempre interessato i cineasti, ma che sembra affascinarli ancora di più al giorno d'oggi, come dimostrano in particolare i recenti La sala professori [+leggi anche:
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di Nuri Bilge Ceylan. In questo territorio codificato (gli insegnanti, il personale amministrativo, gli alunni, i loro genitori, il microcosmo dell'aula, gli spazi pubblici e privati, ecc.), ogni cineasta ha la sua angolazione, e quella scelta da Teddy Lussi-Modeste non manca di acutezza perché tocca un altro fenomeno molto contemporaneo: ascoltare (giustamente) la parola dei giovani in caso di comportamento inappropriato da parte di un insegnante. Ma non tutto è inequivocabilmente chiaro, e anche le buone intenzioni possono essere fonte di malintesi che possono portare a pericolose escalation.

È in questa spirale che il protagonista del film, Julien (François Civil), si trova catapultato, con sua enorme sorpresa, accusato di tentata seduzione dalla sua allieva Leslie (Toscane Duquesne). Dalla relativa serenità iniziale (tanto più che è gay, cosa che gli procurerà in seguito un'altra disillusione da perte di un collega che gli piaceva), l'idealista Julien prova gradualmente un'ansia sempre più acuta. Il fratello di Leslie presenta una denuncia alla polizia e minaccia di ucciderlo (aspettandolo ogni giorno all'uscita da scuola), il sostegno dei colleghi diminuisce, la relazione con Walid (Shaïn Boumedine) si incrina sotto il peso degli eventi (e questo si riversa persino sui social network) e le lezioni (perché si è rifiutato di prendere un congedo, ritenendosi innocente) diventano sempre più ingestibili. È anche una dolorosa rivalutazione personale del suo approccio al mondo e della sua visione della professione. Un maelstrom da cui non uscirà indenne...

Molto credibile nella sua descrizione della vita scolastica quotidiana, Pas de vagues riesce a cogliere perfettamente tutte le questioni in gioco in un tema così delicato ponendosi dal punto di vista dell'insegnante, ma senza mai mettere in cattiva luce gli altri personaggi. Sono tutti vittime e intrappolati da questa situazione, dalla percezione sbagliata di una ragazza adolescente, da un contesto sociale difficile, dal funzionamento dell’amministrazione dell'istituto, e Julien dal suo stesso idealismo. La storia si svolge come un thriller, portando efficacemente alla ribalta il tema di grande attualità della suscettibilità della scuola ai mali della società e del rischio che le cose vadano fuori controllo, a scapito di individui dalle buone intenzioni.

Prodotto da Kazak Productions in coproduzione con France 3 Cinéma e con i belgi di Frakas Productions, Voo, Be TV e Shelter Prod, Pas de vagues è venduto da Indie Sales.

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(Tradotto dal francese)

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