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SOFIA 2024

Recensione: The Trap

di 

- Il secondo lungometraggio di Nadejda Koseva ritrae un protagonista di una razza umana estinta che si confonde con il regno animale ma è un estraneo nella giungla sociale

Recensione: The Trap
Alexander Triffonov in The Trap

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, la storia di una donna in povertà costretta a ricorrere alla maternità surrogata aveva permesso a Nadejda Koseva di affrontare in modo sottile le questioni dell'impasse sociale nella Bulgaria post-comunista. Ora la regista bulgara si concentra nuovamente su un personaggio che vive ai margini, questa volta affrontando lo status quo contemporaneo del Paese con un atteggiamento ribelle. The Trap è basato su una sceneggiatura di Boyan Papazov che, mentre era ancora dietro la cortina di ferro, ha firmato film come Strong Water (1975), All Is Love (1979) e A Woman Aged 33 (1982), tutti film che denunciavano senza paura ciò che non andava nella società e attiravano l'attenzione sugli outsider. Anche il nuovo film della Koseva, che ha aperto il Sofia International Film Festival (13-31 marzo), allude a questioni pubbliche irrisolte del passato, anche se la sua posizione politica non è il suo unico merito. Il protagonista Yovo (Alexander Triffonov) è un uomo orgoglioso che non si piega ai magnanimi boss mafiosi, sempre pronto a lottare ma non a tradire la propria dignità o la propria patria; ma è anche uno strano sognatore e un taciturno, poetico contemplatore della natura che va più d'accordo con gli animali che con le persone. La sua essenza ostinatamente romantica caratterizza l'intero film.

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La trama ruota attorno a un innocente cinghiale, destinato ad essere il trofeo in una caccia rituale su un'isola del Danubio da parte di un ricco imprenditore francese che sta per concludere un accordo per lo scarico di rifiuti nucleari nella regione. La caccia è orchestrata dall'ambiguo uomo d'affari e discendente della nomenklatura comunista Glukhov (il regista di Glukhov (Eastern Plays [+leggi anche:
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  Kamen Kalev) con l'obiettivo di assicurarsi il lucroso accordo del valore di milioni di euro.  Ha però bisogno del cane di Yovo, l'unica bestia della zona adatta al compito. Ma Yovo, un ex minatore con problemi polmonari che ora gestisce uno zoo privato, farebbe di tutto per impedire un affare sporco che potrebbe avvelenare l'acqua e il suolo della località. Nonostante le minacce e i ricatti, non si arrende. Il piano di Glukhov si dipana, portando a una cascata di eventi in cui le tensioni irrisolte tra lui e Yovo vengono alla ribalta, sconvolgendo ogni parvenza di ordine.

L'acqua, il verde, i cieli cangianti e i suoni naturali formano il tessuto di questo film che è strutturato in modo intuitivo. Il suo fascino visivo, ottenuto grazie all'occhio sensibile del fidato direttore della fotografia Kiril Prodanov (8 Minutes and 19 Seconds [+leggi anche:
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, Irina), compensa l'introduzione a mezza voce del filone politico, che implica che i padri di Yovo e Glukhov si siano confrontati in passato e che le loro posizioni pubbliche di allora determinino quelle attuali dei figli. Anche se questo aspetto della storia non è del tutto chiaro a chi non ha familiarità con il contesto locale, è evidente che il conflitto di The Trap è abbastanza universale: uno scontro tra modestia e arroganza, orgoglio e indecenza, vitalità esistenziale e conformismo sociale. Anche la fusione organica di Alexander Triffonov con il personaggio contribuisce al ritratto di questo archetipo di uomo sognatore, tanto più raro e necessario oggi in una società guidata dal profitto e apparentemente inconsapevole che l'implacabile ricerca del capitale la minaccia di estinzione.

The Trap è prodotto dalla bulgara Borough Film, in coproduzione con la tedesca Coin Film.

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(Tradotto dall'inglese)

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