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CANNES 2009 Concorso / Francia / Taiwan

Tsai Ming-Liang mette Casta al museo del Louvre

di 

Con il suo film omaggio al cinema ed in particolare a quello francese, Visage [+leggi anche:
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, il regista taiwanese Tsai Ming-Liang chiude oggi assieme alla spagnola Isabel Coixet la rassegna del concorso al 62mo Festival di Cannes.

Il decimo lungometraggio del regista di punta della seconda onda del cinema di Taiwan è una coproduzione internazionale guidata dai francesi Jacques Bidou e Marianne Bumoulin di JBA Production con la Homegreen Films di Taipei, il Museo del Louvre di Parigi, i belgi di Tarantula, gli olandesi di Circle Films e Arte France Cinéma.

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Proprio dal Louvre è partito il progetto di questo film e la proposta al maestro asiatico, felice di confrontarsi con una tale location. L'idea di Tsai Ming-Liang si focalizzava su un incontro epico tra Jean-Pierre Léaud, attore feticcio di François Truffaut, e Lee Kang-Sheng, protagonista di tutti i film di Ming-Liang. Ambedue avevano lavorato in Che ora è laggiù senza però incrociarsi e il regista ha sviluppato una storia in cui un filmaker taiwanese gira un film sul mito di Salomè al Louvre. La parte del re Erode deve andare a Léaud, mentre per la principessa viene scelto il volto di una famosa modella (Laetitia Casta). La lavorazione già nel caos rischia di fermarsi quando il regista torna a Taipei perché la madre sta morendo, e la produttrice Fanny Ardant si da da fare per sbloccare la situazione.

Spettacolare e magnetico, Visage mette in scena tutte le passioni e le ossessioni del suo autore. Il Louvre è forse il vero protagonista del film ma la creazione artistica chiamata cinema è dietro ogni immagine fissata sulla pellicola dalle inquadrature perennemente statiche di Ming-Liang: dal balletto di Laetitia Casta tra gli specchi della Signora di Shangai di Orson Welles alle citazioni esplicite che Léaud e Kang-Sheng fanno di Pasolini, Fellini, Antonioni, Buster Keaton, Charlie Chaplin. Casta viene costretta a stare in una cella frigorifera tra quarti di bue appesi, danzare tra i boschi innevati, correre per i corridoi indossando lunghi vestiti, impacchettare l'amato nel cellophane. Ardant siede ad un tavolo sontuosamente imbandito con Jeanne Moreau e Nathalie Baye. Il corpo dell'attore viene adattato in un grande dipinto che, spiega lo stesso regista, "non ha nessuna logica nella sua drammaturgia, come siamo abituati a vedere. Ho solo mostrato un mondo di sogni intrecciato con la realtà".

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