email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

EDITORIALE

Sbarazzarsi dell'immagine elitaria del cinema europeo

di 

Il grande pubblico considera spesso il cinema europeo come elitario e dunque difficilmente accessibile, perché troppo spesso relegato al cinema d'autore, il cui genere prediletto continua disperatamente a essere il dramma sociale. E' questa una realtà o una generalizzazione derivante dai film che hanno segnato questi spettatori? Il Brussels Film Festival mira proprio a testimoniare la diversità di questo cinema, che non è unico, ma è singolare. Perché il cinema europeo si rivela molteplice nelle sue forme e nei suoi generi. Drammi sociali, certo, ma anche thriller avvincenti, commedie stravaganti o esilaranti, biopic, film storici… Tutti i terreni fertili alla creazione sono visitati ed esplorati, in ogni modo possibile. L'approccio di un regista o di un autore spagnolo è di fatto ben diverso da quello di uno svedese o di un ungherese. Una ricchezza che bisogna continuare a incoraggiare e a mostrare. Tutto sta in questa diversità e in questo approccio personale degli artisti.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Il Brussels Film Festival si presenta ai professionisti del cinema e dell'audiovisivo come una piattaforma di incontro che favorisce collaborazioni, sviluppi di progetti e ispiratrice di idee creative. Dal 2010, infatti, organizza attività destinate specialmente ai professionisti del settore. Quest'anno, saranno proposti non meno di sei workshop e masterclass. Non abbiamo voluto imporre dei soggetti a questi incontri, ma per renderli interessanti e soprattutto utili, abbiamo accolto e sviluppato iniziative suggerite dai professionisti, come l'incontro sulla musica e il cinema o il dibattito sul digitale, e ancora le masterclass che mettono il risalto il lavoro degli sceneggiatori, con la partecipazione di Laurence Coriat (Wonderland di Michael Winterbottom) e Jean-François Halin (OSS 117 di Michel Hazanavicious). Musicisti e registi non si conoscono, ma sono portati a lavorare insieme, allora perché non favorire questa collaborazione? Quanto al digitale, è una tecnologia che si è espansa in pochissimo tempo. Non è seguito però un inquadramento legislativo e tecnico. Cercheremo di vederci più chiaro con un dibattito. Queste questioni toccano tutti gli artisti europei. Ci troviamo nella capitale d'Europa, pensiamo quindi che sia ora che i professionisti possano trovarvi un festival degno di questo nome. Rileviamo questa sfida con passione.

Infine, se il cinema europeo sarà nel cuore della programmazione e dei dibattiti del festival, il Belgio e i suoi film saranno protagonisti con numerose proiezioni, come l'anteprima del film di Pierre Duculot, Au cul du loup [+leggi anche:
trailer
intervista: Pierre Duculot
scheda film
]
, ma anche in un dibattito con Frédéric Sojcher, regista di Hitler à Hollywood [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
. Perché uno dei paradossi della produzione belga francofona è quello di raccogliere tanti premi nei festival internazionali, ma di avere sempre molte difficoltà ad attirare il proprio pubblico nazionale nelle sale. Da qui la creazione dei Magritte (i cui risultati restano da discutere seriamente) e l'importanza di iniziative che mirano a mostrare questi film (festival, sale d'essai, retrospettive, lezioni di cinema…). Quanto al nord del paese, la situazione appare diversa, giacché più di due milioni di persone sono andate a vedere i film fiamminghi. In compenso, il riconoscimento internazionale è solo all'inizio. Un cinema belga a doppia velocità come riflesso della produzione europea?

(Ivan Corbisier, directeur du Brussels Film Festival)

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy