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EDITORIALE

Tre proposte per la diversità dei cinema e dei pubblici europei

di 

Sono un regista fortunato. Un anno fa, il mio terzo lungometraggio, Hitler à Hollywood [+leggi anche:
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]
, fu proiettato in anteprima mondiale al Festival di Bruxelles. In seguito, il film è stato selezionato in circa 40 festival e ha ottenuto il Premio internazionale della critica (FIPRESCI) al Festival di Karlovy Vary. E' appena uscito in Francia, è attualmente sugli schermi belgi e ha ricevuto un'accoglienza positiva da parte della critica.
Cosa chiedere di più? Più spettatori. Quelli che hanno visto il mio film, in genere, lo apprezzano. Ho realizzato questo intreccio ludico (il pitch: è in corso a Hollywood un complotto per impedire al cinema europeo di esistere) per raggiungere il pubblico più ampio. Ma ancora molti spettatori non conoscono l'esistenza del film. E le critiche, per quanto positive, non bastano.

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Più che mai, le produzioni commerciali beneficiano di importanti mezzi di marketing e di un numero conseguente di copie. Le entrate si concentrano su un numero ridotto di titoli. Prima, un film singolare aveva più tempo per installarsi e per far funzionare il passaparola. Il mercato tende a emarginare tutti i film che non sono legati a un percorso formattato (quello dei blockbuster o degli autori celebri come Woody Allen, che funzionano come un "marchio").

Allora, che fare per la diversità dei cinema e dei pubblici?

1° Il cinema a scuola.
Alcune iniziative già esistono in Vallonia e a Bruxelles (il Premio dei Liceali). Bisogna sviluppare e moltiplicare questo tipo di iniziative, in Belgio e in Europa, come auspica Aviva Silver, direttrice del Programma MEDIA. Educare il pubblico di domani ai diversi tipi di cinema.

2° Una promozione alternativa.
Al posto di far concorrenza ai blockbuster sul loro terreno (marketing e mezzi pubblicitari a costi esponenziali), bisogna inventare nuove forme di promozione su Internet, ma anche attraverso una campagna media alternativa (esempio: offrire un'affissione gratuita ai film sostenuti dai fondi pubblici).

3° Il cinema europeo e la diversità culturale.
Un esempio belga che vale anche per l'Europa: i film fiamminghi sono poco (o per niente) distribuiti in Vallonia; i film francofoni poco (o per niente) guardati nelle Fiandre. Come può il Belgio avere un futuro politico senza che le principali comunità che lo compongono si conoscano culturalmente?

Proposte concrete: che tutti i film belgi che beneficiano di soldi pubblici siano obbligatoriamente sottotitolati in francese o in fiammingo; che alcune sale si impegnino a proiettare i film dell'altra Comunità, accompagnati da dibattiti.

La diversità culturale non deve essere solo uno slogan. Bisogna agire. E' questo il proposito di Hitler à Hollywood. Mi piacerebbe che il mio film potesse rilanciare il dibattito.

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