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ROMA 2012 Alice nella Città

‪La farina è il prezzo della libertà in Le sac de farine

di 

- Il lungometraggio di debutto della direttrice casting Khadija Leclere è la storia della ricerca della libertà di una giovane marocchina

“Un sacco di farina è il prezzo della libertà. La farina è alla base del pane: essere liberi di poter comprare cibo vuol dire essere liberi anche di pensare”. In Le sac de farine [+leggi anche:
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(Bag of flour) di Khadija Leclere, presentato in Alice nella Città al Festival del Film di Roma 2012, la giovane Sarah riesce a comprare della farina vendendo i maglioni che ha imparato a realizzare alla scuola islamica.

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Portata dal padre (che non aveva mai visto) in piccolo villaggio sull’Atlas marocchino a otto anni, dopo l’infanzia passata in un collegio cattolico in Belgio, Sarah è stata cresciuta da una zia amorevole tra le rigide tradizioni locali. E nonostante alla matematica, la storia e la geografia siano stati sostituiti maglia e uncinetto, il desiderio di indipendenza, prima di tutto economica, la porteranno a ritrovare la sua strada verso l’Europa.

Le sac de farine è il lungometraggio di debutto della direttrice casting belga/marocchina Khadija Saidi Leclere — nota per le sue collaborazioni con i registi belgi Bouli Lanners (Un’estate da giganti [+leggi anche:
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) e Jaco van Dormael (Mr Nobody [+leggi anche:
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) — da lei scritto insieme a Pierre-Olivier Mornas sulla base del suo corto autobiografico Sarah.

Il film, girato a Aït Ourir nella regione di Marrakech-Tensift-Al Haouz, era stato presentato al Fribourg International Film Festival 2012 all’inizio dell’anno.

A Cineuropa, Leclere ha sottolineato la natura non politica del film, che è piuttosto una riflessione esistenziale sul concetto di libertà e di scelta: “Le radici di Sarah sono in Belgio”, ha commentato la regista, “anche se ha genitori marocchini. Però non è bionda, ma bruna: e allora è belga o marocchina? Nel suo caso, vale più la sua natura o la cultura?”.

Il problema del diritto di scelta e del ruolo della donna è centrale nel film non solo nella vicenda della protagonista, ma anche in quelle degli altri personaggi femminili, che guardano il mondo dalle mura della loro casa, e sognano la fuga sotto forma di matrimonio, magari ricco, che le condurrà a una nuova prigione.

In un mondo sospeso nel tempo, entra però la Storia con la Rivolta di Awbach del 1984: Sarah partecipa a suo modo alla vita sociale copiando proibiti volantini di protesta. “Non volevo però parlare di politica”, ha aggiunto la regista, “molti cambiamenti sono in corso attualmente e spero che le cose possano migliorare. In Marocco, il Re Mohammed VI ha aperto la strada al cambiamento, e modificato il codice familiare: ora le donne possono divorziare e tenere i loro figli. C’è molto lavoro da fare ancora, ma la direzione è giusta. Mi piace la via che il Marocco ha intrapreso, a differenza di altri paesi dell’Africa settentrionale — le riforme vanno fatte un pezzo alla volta, non penso che il mondo arabo sia ancora pronto per una democrazia”.

Le sac de farine è una co-produzione belga/marocchino/francese tra La Compagnie Cinématographique, Tchin Tchin Production e Sahara Productions col supporto di Wallonia-Brussels Federation, VAF, Bruxellimage, RTBF e Moroccan Film Centre.

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