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BERLINALE 2014 Panorama

Berlinale: Un impressionante aggiornamento della tragedia greca in Brides

di 

- Il debutto di Tinatin Kajrishvili è una storia forte, emozionante e catartica

Berlinale: Un impressionante aggiornamento della tragedia greca in Brides

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 di quest’anno in termini di successo, anche se a livello artistico è superiore alla maggior parte dell’emergente produzione locale di bassa quantità e alta qualità.

L’attraente sarta Nutsa (l’esordiente Mari Kitia), quasi trentenne, sposa il fidanzato e padre dei due figli Goga (l’attore e regista Giorgi Maskharashvili), in prigione da quattro anni per scontare una pena di dieci per un crimine non specificato. La legge consente alle donne di visitare i parenti dietro una parete di vetro per un’ora al mese, ma solo se sposati.

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La prima volta, Nutsa porta con sé la madre e i figli di Goga. La figlia più piccola ha di lui solo vaghi ricordi, mentre il figlio, che ha nove anni, ha per lui un rispetto basato su bugie — è chiaro che i bambini non vogliono più andare a trovarlo. Nutsa pensa a trovare delle scuse, ma non è l’unica cosa che nasconde al marito: nel frattempo ha incontrato un altro, e Goga scopre che qualcosa non va da una telefonata arrivata in orario sbagliato.

Presto le regole della prigione cambiano ancora, e i carcerati possono restare per 24 ore in privato con le proprie mogli. Quando Nutsa arriva con l’abito che indossava al loro primo incontro, e il film entra nella sua parte finale, siamo testimoni del segmento più emozionante dell’intero programma 2014 della Berlinale.

Kajrishvili riesce a ridurre perfettamente la struttura lasciando fuori dallo schermo, ma non dal film, alcuni eventi cruciali di ciascun atto, e riesce così a contenere il pathos fino al potente e inatteso finale catartico. Era molto tempo che la forma della tragedia greca antica e il suo impatto emotivo non avevano una versione moderna così riuscita.

Gli attori sono strumentali all’effetto, grazie al lavoro fantastico di Kitia e Maskharashvili. L’attrice esordiente è quella che mostra più emozioni, seppure non ovvie, con un personaggio diviso fra amore e sensi di colpa, speranze e realismo. L’attore ha un compito ancora più difficile: in ognuna delle scene di telefonate fra moglie e marito, Kajrishvili mostra quest’ultimo sullo schermo mentre la donna si sente solo nell’audio. In questi scambi, al tono perfetto di Maskharashvili si aggiunge la visualizzazione delle sue emozioni, e l’effetto d’insieme ha una forza esponenziale.

Ambientazione e fotografia di Goga Devdariani (A Fold in My Blanket del 2013, passato immeritatamente inosservato) degli interni fatiscenti della prigione e delle celle grigie non spingono il pubblico a notare la povertà dei personaggi: il loro problema non è il denaro, ma qualcosa di più importante. Rimosso l’aspetto sociale, resta il puro dramma umano.

L’ultimo capitolo di quella che si potrebbe chiamare “la new wave georgiana” è un ottimo prodotto e merita di essere visto da un pubblico più ampio di quello del circuito festivaliero.

Prodotto dalle compagnie di Tbilisi Gemini e Millimeter Film e dalla francese Ad Astra FilmsBrides era stato presentato al mercato di co-produzione del Sarajevo Film FestivalCineLink e al When East Meets West di Trieste. Il film è venduto all’estero da Rezo Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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