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IFFR 2015 Bright Future

Cosmodrama o la metafisica nello spazio

di 

- Philippe Fernandez presenta a Rotterdam il suo stilizzato dramma metafisico in quattordici stazioni

Cosmodrama o la metafisica nello spazio

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del francese Philippe Fernandez – presentato in prima mondiale al 44° Festival di Rotterdam – sette astronauti, accompagnati da un cane e una scimmia, si risvegliano in una navetta spaziale speciale dopo aver subito un processo di crioconservazione. Nessuno di loro sa che cosa stia facendo lì, né quale sia la destinazione finale della navetta che, apparentemente, è programmata per funzionare da sola.

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Se Cosmodrama fosse un film di fantascienza come gli altri, ci sarebbero effetti speciali, conflitti, extraterrestri, e almeno metà dei personaggi non sopravvivrebbero fino alla fine. Ma Cosmodrama non segue le regole del genere. Se anche ci fossero aspettative in tal senso, i titoli di testa le deludono subito ed espongono sin dall’inizio la peculiarità del film: si tratta in realtà di un “dramma metafisico in quattordici stazioni”.

La descrizione – al contempo pomposa e ironica – calza perfettamente con lo spirito della pellicola che, ad ogni nuova scena, sciorina mille teorie (fisiche, filosofiche, semiologiche…) sulla relazione dell’uomo con l’universo, per poi smontare senza pudore tutto questo lato intellettualmente solenne. In questo processo di decostruzione, la sceneggiatura punta su situazioni burlesche vissute dai coloriti personaggi, che cominciano a interagire basando le loro azioni su una vaga distribuzione dei compiti.

Philippe Fernandez, il cui primo lungometraggio A Faint Trembling of the Landscape fu presentato a Cannes nel 2008, è, oltre che regista, anche professore di arte contemporanea all’Università di Burdeos. Sicuramente questo background avrà influito sull’attenta costruzione estetica del film, le cui scenografie e i cui costumi rimandano agli anni ‘70, tipici delle serie di fantascienza di quell’epoca.

In un incontro con il pubblico, Fernandez ha affermato che nel suo processo creativo le immagini sono le prime a nascere nella sua testa e che solo dopo riesce a sviluppare idee e a creare conflitti nella sceneggiatura. E in uno script che vuole essere metafisico, non poteva mancare la religione: è ad essa che il regista si appella per strutturare la sua trama in quattordici capitoli, in un chiaro riferimento alle (quattordici) stazioni della Via Crucis. Se nella religione cattolica questo cammino lo fa Cristo, a farlo qui sono gli astronauti: anche loro sette, come gli apostoli. In fondo, è come se questa nave cosmodrammatica volesse rappresentare il microcosmo di un mondo terreno i cui abitanti, pieni di inquietudini, non sono sicuri di chi sono né di dove sono diretti, ma vanno avanti con più domande che risposte.

Girato negli Studios de l’Océan, a La Rochelle (Francia), Cosmodrama è una produzione Atopic le cui vendite internazionali sono gestite da Wide Management.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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