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EDITORIALE

Mettere gli autori al centro dell’economia digitale

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- La Società degli Autori Audiovisivi (SAA) pubblica oggi la seconda edizione del suo Libro bianco sui diritti e la remunerazione degli autori audiovisivi in Europa

Mettere gli autori al centro dell’economia digitale

La Società degli Autori Audiovisivi (SAA) pubblica oggi la seconda edizione del suo Libro bianco sui diritti e la remunerazione degli autori audiovisivi in Europa. La prima edizione del 2011 ha lanciato la nostra organizzazione sulla scena europea tra le organizzazioni rappresentative degli sceneggiatori e registi europei al fianco della FERA (Federazione europea dei registi dell’audiovisivo) e della FSE (Federazione degli sceneggiatori d’Europa), partendo dal punto di vista particolare della gestione collettiva dei diritti di questi autori.

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Il Libro bianco della SAA

Nel 2011, avevamo presentato per la prima volta la situazione degli sceneggiatori e registi di cinema, televisione e multimedia nei diversi paesi europei, i diritti di proprietà intellettuale a loro riconosciuti, la loro posizione nel processo di produzione e di esercizio delle loro opere e i loro rapporti con i partner, così come la realtà economica della loro remunerazione e le sfide del settore. Avevamo lanciato il dibattito sulla remunerazione degli autori audiovisivi e la loro capacità di far rispettare i propri diritti, e formulato delle proposte al fine di garantire che venissero associati al successo dell’esercizio delle loro opere.

Perché una seconda edizione nel 2015?

Innanzitutto perché il nostro settore è in continua evoluzione, in particolare con la crescita del video on demand. Poi perché un nuovo Parlamento europeo è stato eletto l’estate scorsa e una nuova Commissione europea è entrata in funzione a fine 2014. Questo rinnovamento della classe politica europea ci obbliga a spiegare nuovamente chi sono gli autori audiovisivi, come le opere audiovisive vengono create, finanziate, distribuite, come è strutturata l’industria, ecc. Questa pedagogia è tanto più necessaria visto che il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha incluso il diritto d’autore tra i campi d’azione prioritari e ha chiesto a Günther Oettinger, commissario in carica del diritto d’autore, di preparare una proposta di legge per l’autunno. In parallelo, il Parlamento europeo ha avviato una relazione d’iniziativa sulla valutazione del quadro europeo in materia, affidato alla deputata più ostile al diritto d’autore, la pirata tedesca Julia Reda.

Perché tanto fermento intorno al diritto d’autore?

La nuova Commissione europea ha l’ambizione di costruire il mercato unico digitale per il consumatore europeo. La missione è stata affidata al vicepresidente estone Andrus Ansip che presenterà la sua strategia a maggio. Dalla sua entrata in carica, Ansip ha dichiarato guerra al geo-blocco dei siti web audiovisivi e ha accusato la territorialità dei diritti d’autore di essere all’origine della frammentazione del mercato europeo. Da allora, non ha fatto altro che collezionare i rifiuti di accesso transfrontaliero dei siti web audiovisivi come altrettante discriminazioni verso i consumatori degli altri paesi. Il diritto d’autore è quindi percepito come una barriera che impedisce a questo grande mercato europeo di svilupparsi.

Tutto questo che cosa ha a che fare col diritto d’autore?

A dispetto dell’expertise dei servizi della Commissione e del processo di armonizzazione condotto da 25 anni nel campo del diritto d’autore (11 direttive), Jean-Claude Juncker e Andrus Ansip hanno trovato uno slogan: bisogna modernizzare il diritto d’autore, inadatto perché frammentato. Il problema è che gli esempi proposti riguardano spesso i diritti sportivi (che non rientrano nel diritto d’autore) e le strategie commerciali di operatori che scelgono i territori che vogliono coprire e acquisiscono le licenze di conseguenza. Mentre non forniscono la prova che il diritto d’autore sia responsabile dei blocchi incriminati, rimettono in questione la possibilità per i titolari dei diritti di offrire licenze d’esercizio delle opere territorio per territorio. Questo minaccerebbe il finanziamento delle opere basato sulle prevendite dei diritti di esercizio e sull’investimento dei distributori nella promozione delle cinematografie straniere.

L’essenza stessa del diritto d’autore

Il diritto d’autore è il legame morale che lega l’autore alla sua opera. E’ anche la sua remunerazione e lo strumento di finanziamento della creazione. In un’Europa dalle culture, tradizioni e lingue diverse, gli autori si sono battuti per potersi esprimere nella propria lingua, senza essere costretti all’esilio per portare a termine i loro progetti. Corrono dietro ai finanziamenti pubblici e privati per produrre i loro film e le remunerazioni tratte dal loro diritto d’autore sono la miglior garanzia della loro indipendenza. Vogliono che le loro opere circolino ma che non vengano considerate come prodotti di richiamo per le piattaforme internet spesso più interessate ai dati personali dei consumatori. Aspirano all’emergenza di operatori che investano nella creazione e nell’esercizio delle cinematografie europee e si posizionino come partner nella catena del valore.

Piccolo consiglio all’attenzione della Commissione

Al posto di imporre l’accesso transfrontaliero ai servizi, che non farebbe che creare il caos nell’organizzazione delle licenze e scoraggerebbe gli investitori già così difficili da attirare, la Commissione dovrebbe domandarsi come aiutare i creatori europei e i loro partner a far circolare meglio le opere in Europa e a toccare un pubblico già iper sollecitato da diverse forme di offerta culturale. Il diritto d’autore è lo strumento della creazione, non quello della costruzione del mercato digitale unico. Le discussioni relative al diritto d’autore dovrebbero concentrarsi sugli autori e su come permettere loro di trarre il massimo dai loro diritti. E’ quello che propone la seconda edizione del Libro bianco della SAA, sostenuto dalla FERA e la FSE.

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(Tradotto dal francese)

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