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FILM Italia

In Mia madre, il Moretti più intimo

di 

- Racconto struggente degli ultimi giorni di vita di una madre, il nuovo film di Nanni Moretti è una sferzata di emozioni intime e universali, con un’eccezionale Margherita Buy

In Mia madre, il Moretti più intimo
Nanni Moretti e Margherita Buy in Mia madre

Si prova quasi pudore nel vedere alcune scene del nuovo film di Nanni Moretti, Mia madre [+leggi anche:
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. Davanti ai piccoli gesti, le incertezze, la rabbia e il senso di vertigine di un figlio che sta per perdere il proprio genitore, ci sembra quasi di violare l’intimità più profonda del suo autore, perché sappiamo che quella madre è ispirata alla vera madre del regista, scomparsa durante il montaggio di Habemus papam [+leggi anche:
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, e che dietro il suo alter ego sullo schermo (Margherita Buy), c’è lui, Nanni Moretti, a cuore nudo, forse come non mai. Con asciuttezza e sincerità, ci consegna il diario di questa perdita, ma lo fa senza insistere mai sulla commozione, anzi, dalla lacrima si passa spesso alla risata, quando le scene d’ospedale lasciano il posto alle straordinarie sequenze sul set che vedono protagonista John Turturro.

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Ospedale e set, pubblico e privato sono i due binari su cui scorre il film, con alternanza puntuale. Margherita (Buy) è una regista impegnata nelle riprese di un film sugli operai di una fabbrica che rischiano di perdere il lavoro, ma è anche la figlia di una mamma gravemente malata (Giulia Lazzarini), la madre di un’adolescente che non vuole studiare (Beatrice Mancini), la compagna di un uomo che non ama più (Enrico Iannello). E la sorella di Giovanni (Moretti), con cui condivide le preoccupazioni e le visite al capezzale della madre. I giorni più delicati della malattia di quest’ultima coincidono con l’arrivo sul set della guest star del film, un attore americano (Turturro) che non ricorda le battute, presuntuoso e ingestibile. Seguiamo Margherita nelle sue sfuriate tra un ciak e l’altro, i sopralluoghi per le location e le conferenze stampa, e intuiamo il suo dolore trattenuto in ogni momento, mentre scopriamo nel ruolo del fratello un Moretti meno “morettiano” del solito, centrato, pratico, rassicurante. 

“Tutti pensano che io sia capace di capire cosa succede, di interpretare la realtà. Ma io non capisco più niente” fa dire Moretti al suo alter ego Margherita. Il senso di inadeguatezza al centro di Habemus papam –  e che il regista dichiara essere il suo, sempre di più – leggi l’intervista) torna in questo film, sia nel pubblico (la crisi creativa) che nel privato (l’impotenza verso la madre); i sogni, i ricordi e le fantasticherie di Margherita ci riportano riflessioni che Moretti pare rivolgere a se stesso (“Fai qualcosa di nuovo, rompi un tuo schema. Non riesci a lasciarti andare a un po’ di leggerezza?”); sembra persino di percepire nella Buy, che regge sulle sue spalle tutta la pellicola in maniera eccezionale, il modo di parlare e gli atteggiamenti del regista. C’è tanto di Moretti in questo film, ma anche tanto di ognuno di noi, del nostro essere figli e delle nostre paure. Sarà per questo che Mia madre, puntellato anche dalle belle musiche del compositore estone Arvo Pärt, ti entra nello stomaco, ti riempie di emozioni e pensieri, e non ti lascia più. 

Mia madre è una coproduzione Sacher Film, Fandango, Le Pacte e Arte France Cinéma con Rai Cinema. L’uscita nelle sale italiane è il 16 aprile con 01 Distribution (oltre 400 copie). Lo stesso giorno si saprà se il film sarà selezionato al prossimo Festival di Cannes. Il rivenditore estero è Films Distribution.

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