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TORINO 2015 Industria

TorinoFilmLab: più che un laboratorio, una comunità

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- Al via l’8° TFL Meeting Event. Tra i pitch nella prima giornata, il nuovo progetto dell’ungherese László Nemes, autore di Son of Saul premiato a Cannes

TorinoFilmLab: più che un laboratorio, una comunità
László Nemes presenta il suo nuovo progetto, Sunset (©TorinoFilmLab)

Trentaquattro progetti, di cui 11 nella prima fase di sviluppo, 9 in fase più avanzata, 12 adattamenti di libri per il grande schermo e 2 progetti a micro budget: sono i numeri dell’8° TorinoFilmLab Meeting Event (25-27 novembre) che come ogni anno si svolge nell’ambito del Torino Film Festival: un laboratorio di formazione, sviluppo, finanziamento e distribuzione che dal 2008 sostiene giovani talenti da tutto il mondo.

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Ma più che un laboratorio, ormai, è una comunità. A spiegarcelo è la direttrice Savina Neirotti: “Il motto di quest’anno è proprio questo, perché dopo otto anni si è formata una vera comunità: 480 alumni in tutto, cinque programmi consolidati che abbracciano tutte le professionalità del cinema, non solo registi e sceneggiatori, ma anche audience designer, story editor, produttori”. Ad oggi, sono 43 i progetti diventati film, 11 stanno per arrivare, altri 15 sono in pre-produzione. “Ma il cuore del TFL non sono solo i film prodotti, sono anche le relazioni”, prosegue Neirotti, “è qui ad esempio che László Nemes, che con Son of Saul [+leggi anche:
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(programma Script&Pitch 2012, ndr) ha vinto il Grand Prix a Cannes, ha incontrato quello che ora è il suo co-sceneggiatore, Matthieu Taponier”.

In attesa di sapere se il suo film rientrerà nella cinquina finalista per l’Oscar, proprio il regista ungherese torna quest’anno a Torino con il suo nuovo progetto, Sunset, che presenta nel programma FrameWork, in lizza quindi per un premio di produzione. Un film d’epoca con un approccio intimo, un viaggio nel passato attraverso gli occhi di una donna, ambientato nell’Ungheria del 1910. “Sarà un’esperienza visiva emozionante, molto fotografica, attraverso luci, ombre, polvere e spazi”, anticipa Nemes. Il progetto è in cerca di coproduttori, le riprese sono previste tra settembre 2016 e la primavera 2017; budget stimato: 4 milioni di euro. Tra i progetti di FrameWork presentati nella prima giornata del Meeting Event, si segnala anche The Nights Eats the World del francese Dominique Rocher, in cui un uomo, asociale e agorafobico, si risveglia in un mondo popolato unicamente da zombie e tenta poco a poco di rifarsi una vita normale: ma che senso ha vivere se sei solo al mondo? Produce il film Haut et Court. Un cenno anche all’italiano Danilo Caputo (La mezza stagione [+leggi anche:
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) e al suo progetto di opera seconda, Semina il vento, storia di una giovane agronoma che si batte per far rinascere la sua terra, Taranto, martoriata dall’inquinamento industriale. Il film può già contare sulla coproduzione di Francia e Grecia.  

Un altro italiano figura invece tra i partecipanti al programma Script&Pitch: è Carlo Zoratti (The Special Need [+leggi anche:
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) che con il co-sceneggiatore Cosimo Bizzarri ha presentato il suo curioso progetto intitolato La vita nuova, imperniato su un movimento spirituale di provincia che viene stravolto dalla comparsa improvvisa e inaspettata del suo profeta. Opera seconda anche per l’olandese Ricky Rijneke (pluripremiata per Silent Ones [+leggi anche:
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) che presenta in Script&Pitch The Hunter’s Son, viaggio emotivo di un padre e suo figlio, a metà tra realtà e fantasia. Quattro adolescenti a Città del Messico sono invece al centro di Go Youth! di Carlos Armella, tragicomico racconto di formazione calato in un società che non ama i giovani.

Si parla di adolescenti anche in Lucky Summer is Coming, progetto della francese Catherine Maximoff presentato in Adapt Lab, in cui un atto di disobbedienza di un gruppo di tredicenni contro la loro sprezzante professoressa dà il via a una serie incontrollata di emulazioni (dal libro Encore heureux qu’on va vers l’été di Christiane Rochefort). Tra i progetti targati Adapt Lab, infine, Your Face is Mine diretto dal losangelino Malik Vitthal e co-sceneggiato dal bosniaco Ismet Prcic, dove per cambiare razza basta prenotare un intervento chirurgico, dall’omonimo romanzo di Jess Row.

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