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FILM France

Pauline s’arrache, quando l’intimità familiare diventa documentario

di 

- Il primo lungometraggio della giovane regista francese Emilie Brisavoine ci catapulta nell’intimità di una famiglia fuori dagli schemi

Pauline s’arrache, quando l’intimità familiare diventa documentario

Emilie Brisavoine, scoperta come attrice in film indipendenti quali La bataille de Solférino [+leggi anche:
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 di Justine Triet e il cortometraggio Peine perdue d’Arthur Harari, ha presentato il suo documentario Pauline s’arrache [+leggi anche:
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in competizione al Geneve International Film Festival Tous Ecrans. Il documentario ha avuto la sua prima mondiale all’ACID di Cannes.

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Pauline s’arrache è un documentario viscerale che mette a nudo la vita movimentata di Pauline, quindicenne dal carattere di fuoco e sorellastra della regista stessa che l’ha seguita con la sua videocamera durante quattro anni. Pauline è la più giovane di una famiglia ricostituita, capitanata da una mamma (ex regina della notte) e un papà (gay amante dei travestimenti eccentrici e sfavillanti) atipici, frutto di un amore che non riflette di certo la rassicurante “norma”. Tutti i membri del clan hanno abbandonato la nave, tranne Pauline che rimane ancora legata alla famiglia da un cordone ombelicale al contempo rassicurante e terrificante. La coabitazione tra i genitori e la figlia superstite è esplosiva e conflittuale malgrado un rapporto a tratti fusionale. La voglia di cambiare vita e di affrontare di petto un futuro per lo meno incerto non le manca di sicuro, ma prima di volare con le proprie ali Pauline deve affrontare i dolorosi fantasmi del passato. 

Pauline è in una fase delicata della sua vita, quella che dall’infanzia porta alla vita dulta, momenti di transizione, sospesi, dove la rivolta lascia spazio all’introspezione. La purezza e la forza emotiva dell’infanzia, quando tutto sembra egoisticamente possibile, si sciolgono delicatamente mostrando un sottostrato più profondo, un nuovo “io” imperfetto che cerca il suo posto nella società e di riflesso nel complesso tessuto familiare che l’attornia.

Emilie Brisavoine ammette di aver provato un bisogno viscerale di filmare sua sorella, in una sorta di ricerca di distanza analitica ed emotiva attraverso l’immagine. La videocamera della regista si trasforma nel diario intimo di Pauline, una guida e un sostegno nel suo caos emotivo e un mezzo per (ri)trovare il suo posto in una struttura familiare che rischia di cedere. Pauline è messa sotto i riflettori, come una Cenerentola punk che aspetta il suo principe. Il documentario di Emilie Brisavoire affronta di petto dei conflitti familiari che potremmo definire universali, un insieme spaventoso e toccante di ferite “primitive”, di paure ma anche di sensibilità a fior di pelle. Pauline vuole finalmente affrontare il suo passato per poter andare avanti, per poter spezzare con serenità il cordone che la tiene legata (in modo quasi masochistico) alla sua famiglia. 

Quello che rende Pauline s’arrache esteticamente potente è il binomio tra immagini d’archivio, momenti familiari passati dove la serenità sembra apparentemente regnare sovrana, e scene di vita quotidiana in cui le grida e i conflitti prendono il posto della spensieratezza. Un ottovolante di emozioni forti e profonde dai toni chiaroscuri dove niente è come sembra. Emilie Brisavoine riesce, grazie alla sua presenza-assenza (dietro alla videocamera) a catturare i preziosi momenti furtivi quando le maschere cadono mostrando un universo interiore inaspettato.

Tra reality e psicanalisi, sorta di miscela esplosiva a metà strada tra Confessions intimes e A nos amours, il primo lungometraggio di Brisavoine sconvolge grazie all’intensità dei suoi propositi. Un cinema volutamente ai margini, di una bellezza grezza incredibilmente rinfrescante.

Pauline s’arrache è prodotto da Bathysphère Productions e distribuito da Jour2fête.

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