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VENEZIA 2016 Concorso

Wim Wenders, Peter Handke e Les Beaux Jours d’Aranjuez

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- VENEZIA 2016: Il dramma che il regista tedesco ha girato in 3D è tratto da una pièce dello scrittore austriaco, nella prima versione scritta in francese per Sophie Semin

Wim Wenders, Peter Handke e Les Beaux Jours d’Aranjuez
Reda Kateb e Sophie Semin in Les Beaux Jours d’Aranjuez

Peter Handke e Wim Wenders sono amici dal 1966, da allora hanno lavorato spesso assieme, da Prima del calcio di rigoreFalso movimento a Il cielo sopra Berlino. Oggi lo scrittore austriaco e il regista tedesco sono tornati a collaborare in un modo del tutto speciale con Les Beaux Jours d’Aranjuez [+leggi anche:
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scheda film
]
, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

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Il "dramma estivo" che Wenders ha girato in 3D è tratto da una pièce di Handke uscita in Germania nel 2012, nella prima versione eccezionalmente scritta in francese per Sophie Semin, l'attrice francese con cui Handke è sposato dal 1990. Sophie è la protagonista del film assieme al francese Reda Kateb, affiancati dal tedesco Jenze Harzer nei panni dello stesso Handke. Sono gli unici interpreti del film, ad eccezione dei due cameo di Nick Cave che suona il piano e canta la sua Into My Arms e Peter Handke che si affaccenda sullo sfondo nel ruolo di giardiniere.

Il film, prodotto da Wenders (per Neue Road Movies) con Paulo Branco (per Alfama Films, che guida anche le vendite internazionali), si apre con Perfect Day di Lou Reed sopra delle immagini-cartolina di Parigi, fisse ma fluttuanti in un 3D che lo sperimentatore Wenders ha voluto ancora una volta come strumento autoriale capace di aprire dimensioni nuove di partecipazione emotiva a storia e personaggi. La scena si sposta subito e definitivamente sul giardino di una villa non lontana dalla capitale, dove la coppia francese di amici comincia un gioco raffinato ma implacabile: raccontare le proprie esperienze sessuali, i ricordi più reconditi e inconfessabili.

Nello studio della villa che affaccia sul giardino uno scrittore sta immaginando e scrivendo quel dialogo. Scrive in francese ma è di lingua tedesca, Nonostante si veda un table sulla scrivania, lo scrittore usa la macchina da scrivere, proprio come Handke, allergico all'uso della tecnologia.

I due non sono amanti, ma sono complici in questo gioco. La donna rivela dettagli della proprie avventure erotiche all'amico sempre più curioso, che invece rievoca la sua visita ai boschi della reggia di Aranjuez, dove è celata  la Casa del Labrador, una delle antiche residenze della famiglia reale spagnola.  Il titolo del film in realtà risale ad un verso del Don Carlos di Schiller: "i bei giorni di Aranjuez sono giunti alla fine", ma pare che Peter Handke sia stato davvero nella città spagnola.

E' facile indovinare come questo testo abbia rappresentato l'atto d'amore di un poeta per la sua amata francese, casto e spudorato allo stesso tempo, profondamente onesto nel proprio disordine e che misura la distanza tra donna e uomo e rivela la battaglia contro lo spirito ostile che impera su anima e corpo. "Ciò che si ama lo si è perso fin dall'inizio". La messa in scena di Wenders di questo dialogo è un libro pop-up tridimensionale che si sfoglia pagina dopo pagina rivelando un cinema che vuole spostare di continuo i propri confini.

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