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BERLINALE 2017 Panorama Special

Hostages: una miscela mozzafiato di thriller e denuncia sociale

di 

- BERLINO 2017: Il quarto film di Rezo Gigineishvili è al tempo stesso un thriller implacabile e una denuncia sociale ben sviluppata e confezionata

Hostages: una miscela mozzafiato di thriller e denuncia sociale

Nella corsa alla Berlinale, il quarto lungometraggio del regista georgiano Rezo Gigineishvili, Hostages [+leggi anche:
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, è stato uno dei titoli più discussi delle sezioni parallele dell'evento, ed ha fatto certamente bene in termini di perizia ed effetto cinematografico. Calibrato in modo da guidare il pubblico con suspense ed entusiasmo, questo thriller sul dirottamento prima stabilisce con eleganza il contesto storico-sociale e gli intenti non troppo ovvi dei personaggi con fiducia, per poi impreziosire il tutto con uno dei più notevoli momenti d'azione del recente cinema europeo.

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Basato su un evento realmente accaduto, il film è ambientato a Tbilisi nel 1983, dove un gruppo di ventenni, figli di famiglie d'élite - aspiranti artisti, attori e medici - sognano di fuggire dalla vita soffocante nell'Unione Sovietica. Si sentono di appartenere al mondo libero occidentale delle opportunità, simboleggiato da sigarette Camel e dischi dei Beatles, e anche dal diritto di praticare la religione.

Il gruppo escogita un piano per dirottare un volo commerciale sul resort nel Mar Nero di Batumi, e costringe il pilota a volare sopra il vicino confine con la Turchia, il Paese più vicino fuori dal diretto comando del regime sovietico. Due di loro, il giovane attore Nika (Irakli Kvirikadze) e la bella e sofisticata Anna (Tina Dalakishvili), hanno intenzione di sposarsi, offrendo il pretesto ideale per una gita al mare con i loro amici, e un'efficace copertura che gli permette di nascondere preparativi rischiosi (portare pistole) e dileguarsi dall'inevitabile caos ubriaco ed emotivo di un matrimonio in stile georgiano.

Gigineishvili opta per un approccio impressionistico e mette lo spettatore al centro del matrimonio, con la macchina da presa opportunamente fluida (a volte volante) del direttore della fotografia Vladislav Opelyants (Parola di Dio, 12), e il montaggio di Andrey Gamov e Jaroslav Kaminski (Ida [+leggi anche:
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). Il testimone dello sposo esorta la banda del matrimonio a suonare più in fretta, e la macchina da presa riprende tangibilmente il crescendo della musica tradizionale ritmata, girando per le stanze, intorno gli sposi e tra gli ospiti, per poi seguire Nika mentre corre da un ospite all'altro per salutarlo e, infine, fuori di casa, insieme con la sua sposa e gli amici.

Ma una brutta notizia li attende in aeroporto: l'itinerario è stato modificato per unire il volo ad un altro a San Pietroburgo, il che significa un aereo più grande e più passeggeri di quelli che si aspettavano. Il loro ingenuo piano inizia a sfumare ancor prima del decollo, e cade in picchiata verso un finale fatale per otto persone a bordo, tra cui tre dei dirottatori. Questo segmento esteso e mozzafiato è un pezzo incredibilmente coinvolgente di azione ispirata, minuziosamente controllata e sorprendentemente convincente. Inoltre, Gigineishvili e il suo co-sceneggiatore, l'acclamato romanziere e drammaturgo Lasha Bughadze, hanno deciso di utilizzare la situazione estrema per affrontare temi fondamentali sul ceto sociale dei dirottatori, e sul perché volevano rischiare tanto quando avevano tutto così facile.

Co-prodotto dalle georgiane 20 Steps Production e Kinocompania Nebo, e dalla russa Inkfilm, Hostages è venduto all'estero da WestEnd Films.

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(Tradotto dall'inglese)

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