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FILM Ungheria

Loop: "Sei morto! Che ci fai qui?"

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- Il primo lungometraggio del regista ungherese Isti Madarász, presentato in concorso a Fantasporto, si immerge con suspense in un anello temporale

Loop: "Sei morto! Che ci fai qui?"

Come tanti giovani registi europei cresciuti in una cultura cinematografica che mescola grandi autori e film di genere (spesso americani) e desiderosi di farne una sintesi personale che offra loro un più facile accesso al mercato mondiale, l’ungherese Isti Madarász ha scelto di proiettare il suo primo lungometraggio, Loop (Hurok), nel mondo della fantascienza, in particolare nel fenomeno degli anelli temporali già all’origine di numerosi film come Code source [+leggi anche:
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di Duncan Jones, Edge of Tomorrow di Doug Liman, Wake Up and Die di Miguel Urrutia, The Infinite Man di Hugh Sullivan e Plus One di Denis Illiadis, senza dimenticare sul versante comico l'incomparabile Un jour sans fin di Harold Ramis.

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La struttura narrativa di questo sottogenere è ben nota: un personaggio è confinato in una bolla temporale che si ripete all'infinito, ne prende coscienza e cerca di decriptarla per liberarsene, il che solitamente passa per un'evoluzione morale. Questo filo conduttore, Loop, scoperto questa settimana in concorso al 37° festival Fantasporto, lo rispetta alla lettera, aggiungendovi una variante anch’essa familiare, quella dello sdoppiamento, e piazzando il tutto sotto il segno del thriller sullo sfondo di un traffico internazionale di ormoni della crescita prelevati dall’ipofisi dei cadaveri di un ospedale.

Scritta dal regista come una sofisticata partita a scacchi, un groviglio di combinazioni, segni e indizi che si incastrano gli uni negli altri a ritmo veloce, la sceneggiatura comincia quando Adam (Dénes Száraz) e Anna (Dorina Martinovics) devono partire il giorno stesso per Helsinki e far passare alla frontiera 200 fiale di ormoni per conto di Dezso (Zsolt Anger); il loro piano, però, è prendere la tangente per concedersi una nuova vita. Un test di gravidanza si frappone, e dopo una discussione, la giovane donna se ne va per una visita di controllo all’ospedale dove esercita il padre di Adam (Géza Hegedus D). Dopo aver recuperato le fiale portate da un minaccioso Dezso, e rifiutando di lasciarsi scappare l’occasione, Adam decide di abbandonare Anna e registra un videomessaggio di addio prima di rendersi conto che i biglietti di viaggio sono spariti. Si lancia quindi alla ricerca di Anna e la ritrova per strada, sconvolta ("ti ho visto morire") e in possesso di una K7 che, afferma lei, mostra l’omicidio di Adam per mano di Deszo. Adam rifiuta di ascoltarla e Anna viene investita dall’auto di Deszo che nel frattempo ricompare. Rinnegandola una seconda volta davanti ai testimoni del dramma ("non l’avevo mai vista prima"), Adam scappa e ritrova suo padre in ospedale per prendergli la macchina e lasciare la città. Ma entrato in panne non lontano dal luogo dell’incidente, raccoglie da terra la K7 che Anna voleva consegnargli e, tornato a casa, assiste al proprio omicidio da parte di Dezso. Entrato in un anello temporale, Adam rivivrà questa sequenza più volte, rinnegando ancora una volta il suo amore prima di scappare, capire l’importanza di Anna per lui, tentare di salvarla, evitare di essere a sua volta ucciso e scappare definitivamente da Dezso.

Molto ritmato, Loop non si sofferma mai veramente sulla psicologia dei personaggi e le sfumature dell’interpretazione, ma tesse a gran velocità una sottile tela di varianti dell’anello. Un congegno ludico orchestrato con molta astuzia dalla sceneggiatura e il montaggio (firmato Zoltán Kovács), il tutto confezionato in una bellissima messa in scena che trae particolare profitto dal talento del direttore della fotografia András Nagy.

Prodotto da Café Film, Loop ha beneficiato del sostegno dell’Hungarian Film Fund che guida le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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