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VISIONS DU RÉEL 2017

Encordés, avventura meravigliosa alla ricerca di un’utopica salvezza

di 

- Frédéric Favre affronta, attraverso il suo nuovo film presentato a Visions du Réel nella sezione Grand Angle un altro esercizio cinematografico estremo, fino allo sfinimento

Encordés, avventura meravigliosa alla ricerca di un’utopica salvezza

Fedele ad un festival al quale è particolarmente legato (Cyclic ha debuttato proprio a Nyon), è a Visions du Réel (nella sezione Grand Angle) che il regista svizzero Frédéric Favre decide di presentare il suo ultimo film Encordés [+leggi anche:
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. Un film maestoso e misterioso che il pubblico di Nyon ha avuto il piacere di scoprire gratuitamente in avant-première.

Encordés è un film che ricorda la maestosità dei racconti di grandi avventurieri come Cousteau eppure i suoi protagonisti non hanno (apparentemente) nulla di mitico o eroico. Raggruppati in tre gruppi eterogenei tra di loro così come al loro interno, gli eroi comuni di Frédéric Favre si preparano ad affrontare la più grande avventura della loro vita: la Patrouille des glaciers, la corsa in montagna più dura che esista (originariamente riservata ai militari professionisti). Lunga ben 53 estenuanti chilometri, da Zermatt a Verbier, la “grande patrouille” (che si distingue dalla “petite patrouille” che parte da Arolla per arrivare a Verbier ) rappresenta per molti una sfida dai toni quasi mitici, un obbiettivo che trascende il “qui e ora” per sfiorare l’assoluto. Avendo partecipato lui stesso ben tre volte alla corsa, Frédéric Favre conosce molto bene la posta in gioco. La sua performance come regista, perché di vera performance si tratta, fedele compagno che ritrascrive in immagini non solo il maestoso decoro alpino ma anche e soprattutto i misteriosi paesaggi mentali dei protagonisti (le loro angosce, i loro personali obiettivi), lo trasforma in personaggio a sé stante. L’equipe di Encordés diventa in questo senso la quarta pattuglia pronta a sfidare le enigmatiche Alpi vallesane.

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Al di là dell’innegabile dimensione sportiva che il film ci regala attraverso il resoconto di una preparazione minuziosa dal profumo monastico è, man mano che il film avanza, la dimensione umana e psicologica di ognuno dei protagonisti a prendere il sopravvento. Quali sono le vere ragioni che li spingono ad imporsi un tale martirio fisico? Attraverso le meditative, maestose e silenziose immagini degli escursionisti alle prese con la forza della natura, sono le loro angosce a liberarsi, come tracce su una neve leggera ma pericolosa. Ognuno spinto da motivi diversi: il ricongiungimento con un padre alpinista scomparso, il provare a se stessi che si può compiere qualcosa di immenso malgrado un passato poco glorioso o ancora il bisogno di perdersi in uno sforzo estremo, i protagonisti di Encordés lottano letteralmente per la propria vita, per ritrovare la continuità di una traiettoria vitale vacillante. Senza svelare più di quello che le parole sono capaci di esprimere è attraverso l’osservazione attenta dei loro gesti che Frédéric Favre ne ritrascrive le angosce profonde, trasformando la loro performance in catarsi necessaria. Come ogni soluzione estrema questa non è però sprovvista di rischi, in primis quello, come lo dice esplicitamente (e con cognizione di causa) il più giovane escursionista, di non essere più capaci di “tollerare” il mondo “reale”, una quotidianità improvvisamente e sconvolgevolmente banale. Le immagini maestose ritrascritte dal regista si trasformano in metafora di una nascita: dal buio di un utero montagnoso, allo stesso tempo protettivo e spaventoso, alla luce di un domani meraviglioso ma angosciante. Chi sarà in grado di continuare solo l’avventura della propria vita?

Encordés è prodotto da Lomotion (che si occupa anche delle vendite), RTS, SRF, SRG SSR e Bayerischer Rundfunkt.

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