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VISIONS DU RÉEL 2017

Upwelling: la risalita delle acque profonde, un film politico di un nuovo genere

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- Il film di Silvia Jop e Pietro Pasquetti, vincitore del Premio della giuria Régionyon per il lungometraggio più innovatore a Visions du Réel, ci spinge a rivisitare un Sud in ebollizione

Upwelling: la risalita delle acque profonde, un film politico di un nuovo genere

Malgrado un titolo dalle sonorità anglosassoni, Upwelling: la risalita delle acque profonde [+leggi anche:
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, l’ultimo film dei registi italiani Silvia Jop e Pietro Pasquetti (vincitore del Premio della giuria Régionyon per il lungometraggio più innovatore a Visions du Réel), sprigiona un mistero ed una forza tutta meridionale. Una fierezza che sfida i preconcetti di molti per far emergere alla superfice, come il titolo lo indica, un’umanità e una saggezza imprigionati negli abissi marini.

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Upwelling racconta la storia dai toni surrealisti (tanto da spingerci a domandarci se tutto ciò è veramente esistito o se invece si tratta solo di un sogno) di un gruppo di messinesi atipici, capitanati dal loro nuovo sindaco: buddista e (pacificamente) rivoluzionario. Senza entrare nei dettagli della storia di una città conflittuale e tradizionalmente conservatrice, Silvia Jop e Pietro Pasquetti mettono in luce un’alternativa possibile ed incredibilmente a portata di mano. Lontano dalle tonnellate di rifiuti abbandonati sulle strade di Napoli e non solo (la cui dubbia gestione non può che scioccarci) sbattuti sulle prime pagine di numerosi giornali, i principi che dominano la rivoluzione messinese si basano sull’ecologia, sul ripensare (senza barriere, sfiorando fieramente l’utopia) la città secondo il benessere di tutti e non la ricchezza di pochi. Il sindaco e la sua schiera di speranzosi sognatori hanno un bisogno vitale di riappropriarsi di una città (ed allo stesso tempo di una nazione) che amano per quello che potrebbe essere ma detestano per quello che è: grottesca, sottomessa, stanca. Questo agguerrito gruppo: una giovane ragazza portavoce dell’occupazione di diversi luoghi emblematici e abbandonati della città, l’ex skinhead di ritorno dopo un’avventura all’estero che è durata anni o ancora l’anziano ed enigmatico personaggio che compare sullo schermo sin dall’inizio come fosse un giullare, sembrano proprio venire dalle profondità dell’oceano per spazzare via le acque “quiete” di una Messina dalle infinite possibilità. Come due interlocutori che non riescono a comunicare: uno pacifico ma inflessibile e l’altro rumoroso e sconnesso, i due gruppi si affrontano sull’asfalto incandescente di una città che diventa spettatrice del suo stesso destino. Ad amplificare ancor più il fossato che li separa sono i momenti onirici in cui le immagini sono rallentate e private di suono, momenti meditativi in cui staccarsi, anche sono per un istante, dal rumore assordante delle proteste.

Jop e Pasquetti ci regalano lo scorcio di una realtà che non avremmo mai pensato esistesse. L’utopia come unica arma, l’utopia come unico rimedio per risvegliare le coscienze di quanti sanno ancora sognare. Quasi senza accorgercene i registi riescono nell’impresa di far coabitare sullo schermo lotta (politica) e onirismo. Un tour de force che dà vita ad un nuovo genere esteticamente e contenutisticamente forte, portatore di un messaggio ancor più che politico, epidermico.

Upwelling è prodotto da Esmeralda Calabria di AKI Film e Pietro Pasquetti.

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