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BLACK NIGHTS 2017 Concorso Opere prime

Driver: raccontare storie per non dormire

di 

- La competizione opere prime del festival Black Nights di Tallin è partita con la prima mondiale del primo lungometraggio di finzione dell’israeliano Yehonatan Indursky

Driver: raccontare storie per non dormire
Manuel Elkaslassy e Moshe Folkenflick in Driver

La prestigiosa competizione di opere prime del festival del cinema Black Nights di Tallin è partita questo giovedì 23 novembre con la prima proiezione pubblica di Driver [+leggi anche:
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scheda film
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, primo lungometraggio di finzione di Yehonatan Indursky. Il cineasta israeliano si è diplomato in cinema e televisione con un corto omonimo presentato nel 2011 al festival di Gerusalemme, che lo ha incoronato miglior regista nel 2015 con un altro corto intitolato The Cantor and The Sea, dopo aver realizzato il documentario Ponevez Time (2012) e aver vinto una moltitudine di premi con la serie Shtisel (2015). Per il suo debutto nel lungometraggio si è ispirato, come già fatto in lavori precedenti, a un ambiente che conosce in prima persona.

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La trama di Driver, infatti, si svolge a Bnei Brak, città dove ha studiato da piccolo e importantissimo centro del giudaismo. L’autista cui fa riferimento il titolo è Nahman Ruzumni (Moshe Folkenflick), un padre di famiglia che si guadagna da vivere conducendo di notte i mendicanti alle case dei membri più ricchi della comunità per smuovere la pietà e le tasche con le loro storie. L'inizio del film è potente: Ruzumni insegna a uno dei suoi clienti (visto che prende una commissione su quello che guadagnano) come giocare le sue carte da mendicante e sfruttare la sua triste storia. Il regista, tuttavia, modera immediatamente le promesse della prima scena. Da un lato, la mise en abyme iniziale (l'attore che interpreta un personaggio che racconta una storia immaginaria in cui un personaggio...) ci immerge in modo sottile e altrettanto improvviso in una impasse: quella dell'ultima storia che Ruzumni non può raccontare. Dall’altro, la religione, inseparabile dalla vita sociale, diventa più un sostegno alla storia dell’incontro tra lo stesso Ruzumni e sua figlia (Manuel Elkaslassy) che un oggetto di critica: le scene di poker al bar o della shivá, in questo senso, aggiungono umorismo e leggerezza ma servono soprattutto come supporto all'argomento principale.

La messa in scena mira ad essere il più realista possibile, il che non significa che sia ruvida; per far ciò, si basa principalmente su una fotografia austera ma non oscura e su una cinepresa che si avvicina molto ai personaggi e fa cadere il peso emotivo del film sui loro volti e sulle loro spalle. Indursky, autore anche della sceneggiatura, evita ogni sobbalzo e usa alcune sottili intuizioni (la fisarmonica, le bevande) e altre più ovvie (la ruota panoramica, i capricci meteorologici) per portarci lentamente ma sicuramente a un risultato relativamente prevedibile cui si addice la frase che Borges attribuiva a suo padre: "sono i bambini che educano i genitori, non il contrario".

Driver è una coproduzione tra Israele (Pie Films e United King Films) e Francia (Haut et Court). Il suo agente di vendite è Beta Cinema.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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