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VISIONS DU RÉEL 2018

Recensione: Srbenka

di 

- Il tanto atteso documentario di Nebojša Slijepčević sul controverso omicidio di una ragazzina di 12 anni esplora la questione attraverso il lavoro su uno spettacolo teatrale sullo stesso argomento

Recensione: Srbenka

L’ambiente del documentario europeo ha aspettato con grande impazienza il secondo film del regista croato Nebojša Slijepčević (Gangster of Love [+leggi anche:
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) – come progetto, Srbenka [+leggi anche:
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intervista: Nebojša Slijepčević
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, è passato per diversi programmi di sviluppo vincendo lo scorso anno nella sezione Docu Rough Cut Boutique di Sarajevo. La società croata, d’altro canto, ha avuto difficoltà con l’argomento in questione dato che si parla dell’omicidio di una bambina di 12 anni, la serba Aleksandra Zec, avvenuto nel 1991 all’inizio della guerra in Croazia. E’ diventato simbolo di intolleranza e di pulizia etnica, e una ferita che non guarisce, che ripetutamente causa divisioni e disordini.

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Il film ora c’è e ha appena avuto la sua première mondiale nella sezione internazionale di Visions du Réel, oltre a ricevere una Menzione Speciale (leggi la news). Slijepčević ha deciso di attenersi a una rappresentazione teatrale del celebre regista Oliver Frljić, che è stato elogiato nei circoli liberali balcanici e in molti paesi europei – e attaccato dai conservatori di destra a livello nazionale – per i suoi spettacoli provocatori e carichi di politica.

Il film inizia con una toccante testimonianza da parte di una donna che avrebbe la stessa età di Aleksandra Zec oggi, se fosse ancora viva, la quale in lacrime descrive i diversi modi in cui è stata perseguitata nella sua vita a causa della sua nazionalità. E’ seduta al buio nell’auditorium del teatro, vestita di nero e ha difficoltà a tirare fuori le parole. La sua testimonianza spesso devastante sarà successivamente presente durante il film come voce fuori campo.

Frljić lavora con attori e con quattro ragazze di 12 anni, una delle quali è serba, che reciteranno nel film raccontando tutto sulle loro esperienze personali. L’intero processo è fortemente emozionante e difficile per tutto il cast – la maggior parte di loro ha circa trent’anni, quindi, per loro, la guerra rappresenta un trauma infantile. Attraverso queste quattro studentesse, vediamo che vent’anni dopo la guerra, la società croata ne porta ancora le cicatrici e la percezione della minoranza serba non è del tutto cambiata, e probabilmente non lo sarà per molto tempo.

L’approccio di Slijepčević nell’affrontare la questione molto delicata attraverso un altro livello di rappresentazione – l’opera teatrale – che tratta il tema secondo le sue regole, ha una duplice funzione: la prima gli permette di analizzare la vicenda attraverso le percezioni e le idee di persone creative che scavano a fondo nel tema, invece di un’indagine che mostrerebbe alcune interviste con testimoni, sociologi o personaggi politici, diluendo il potere della storia; la seconda aiuta a evitare un esagerato sentimentalismo che altrimenti sarebbe troppo facile da inserire. Una sola foto della scena del crimine, e molte ne vengono mostrate nel film, è abbastanza per spezzare i cuori. E per quanto riguarda la presenza della studentessa serba nell’opera: si deve semplicemente vederla e ascoltarla. 

Srbenka è una produzione di Restart (Croazia). I diritti internazionali sono disponibili.

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(Tradotto dall'inglese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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