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FILM Italia

Bellocchio: "contro la cultura del passato"

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"L'Italia è un Paese dove sono i morti a comandare". E' la frase chiave del nuovo film di Marco Bellocchio, Il regista di matrimoni, da venerdì 21 aprile distribuito da 01 in 200 sale e con ogni probabilità al festival di Cannes a maggio.

Una frase eminentemente "politica", nel senso più alto del termine, quello che indica l'arte di essere cittadino, il momento centrale della socialità. "Non mi pare che ci sia un rinnovamento nell'arte e nella cultura, mi pare che il cinema italiano sia dominato da vecchie idee", spiega il regista. "Con il predominio della tv il cinema è diventato più piccolo. Sembrerà ultra-elitario, ma rivendico al cinema il primato dell'immagine, della forma, della bellezza."

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Interpretato da Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro e Sami Frey, Il regista di matrimoni, in gran parte ambientato in Sicilia a Cefalù, racconta la storia di un regista in crisi che fugge dalla ennesima produzione di un film tratto dai "Promessi sposi" di Manzoni per rimanere coinvolto, come improbabile regista di nozze, in un matrimonio di convenienza fra la figlia di un principe decaduto e un giovane appartenente ad una ricca famiglia del luogo.

Il registro del grottesco domina il film dalle prime sequenze, creando uno stretto legame con il precedente L'ora di religione, soprattutto per i riferimenti religiosi. Per sua stessa ammissione, Bellocchio ha voluto dare grande spazio all'immagine e al lavoro di montaggio, sottraendo molti dialoghi anche durante le riprese. "Per ogni sequenza abbiamo cercato l'essenziale, rinunciando il più possibile alle parole. L'energia e la vitalità ti fanno trovare e sviluppare immagini che prima non possedevi. Credo che sullo schermo si indovini l'esistenza che l'autore ha vissuto, con i suoi sviluppi e cambiamenti". Il risultato sono alcuni momenti di incantata suggestione. "Sono affascinato, ora più che in passato, dalla potenza delle fiabe, quindi sono andato indietro alle mie prime esperienze di lettura.

Il film è prodotto da Film Albatros e Rai Cinema, con Dania e Surf Film, in coproduzione con la francese Filmtel. Sul budget l'amministratore delegato di Rai Cinema, Giancarlo Leone non si sbilancia: "Da 4 a 6 milioni di euro. Il film è al 90 per cento di produzione italiana".

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