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PREMI Europa

Europa Cinemas premia la Danimarca, l’Austria e la Spagna

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Nell’ambito dell’11esima conferenza annuale di Europa Cinemas (dal 17 al 19 novembre), il circuito assegnerà stasera a Parigi i suoi premi 2006. Nella categoria "Migliore programmazione", la vittoria va al cinema danese Grand Teatret di Copenhagen. Fondato nel 1913 e passato nel tempo da sala unica a sei sale, l’edificio conta 773 posti e registra più di 350 000 entrate l’anno. Diretto da Kim Foss, che guida anche la società di distribuzione Camera Film, il Grand Teatret predilige film nazionali come Manslaughter [+leggi anche:
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(uno dei maggiori successi del 2005 insieme al lungometraggio tedesco La caduta [+leggi anche:
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), ma non esita a puntare su uscite europee come Le temps qui reste [+leggi anche:
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di Stephen Frears, attualmente in programmazione nella sala grande.

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Il cinema austriaco Paradiso di St. Pölten, uno dei pochi ad aver visto aumentare nel 2005 il numero di spettatori, è stato a sua volta premiato per la "Migliore iniziativa per il pubblico giovane". Infine, Europa Cinemas ha assegnato allo spagnolo Enrique Gonzáles Macho il premio al "Migliore impresario", un riconoscimento al suo lavoro di diffusione del cinema d’autore dall’apertura del primo cinema Renoir a Madrid nel 1986. Oggi, il circuito Renoir conta 65 schermi che registrano 2,5 milioni di entrate l’anno, distinguendosi per la scelta delle versioni in lingua originale, cosa piuttosto rara in Spagna. L’esercente ha inoltre in cantiere un progetto a 90 km da Madrid: creare uno spazio Renoir di 4 sale all’interno di un multiplex generalista di 13 schermi. "Fuori dalle grandi città, è difficile creare luoghi dedicati al cinema d’essai" spiega Enrique Gonzáles Macho. "Questa iniziativa permette quindi una maggiore varietà nell’offerta di film e promuove più facilmente le sale, approfittando della dinamica dell’intero sito".

La conferenza parigina di Europa Cinemas comprende anche la proiezione di 12 anteprime di film europei. In programma, Mon meilleur ami [+leggi anche:
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del francese Patrice Leconte, Dark blue almost black [+leggi anche:
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dell’italiano Emanuele Crialese (vedi l'intervista).

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(Tradotto dal francese)

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