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FILM / RECENSIONI

The Bothersome Man

di 

- La surreale commedia nera, che scuote l'immacolata perfezione della "way of life" scandinava, ha collezionato premi internazionali sin dal suo lancio alla Semaine de la Critique di Cannes 2006

Vincitore del premio al Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attore agli Amanda Awards (gli Oscar norvegesi), il film ha ottenuto inoltre il riconoscimento per il Miglior Regista ad Atene 2006, il Premio FIPRESCI a Göteborg 2007 e, di recente, il Gran Premio, il Premio della Critica Internazionale e il Premio Sci-Fi Jury al Fantasy Film Festival di Gerardmer, in Francia. Questi sono soltanto alcuni dei riconoscimenti, e la lista continua ad allungarsi. Non soltanto le giurie festivaliere e la critica, ma anche i distributori internazionali si sono innamorati di Lien e del suo "Truman’s Show norvegese". Venduto da Bavaria Film International, The Bothersome Man [+leggi anche:
trailer
intervista: Jens Lien
intervista: Jørgen Storm Rosenberg
scheda film
]
è stato acquisito da una dozzina paesi, ed uscirà il 28 marzo in Francia (CTV International).

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The Bothersome Man è la terza collaborazione di Lien con lo sceneggiatore Per Schreiner, dopo i convincenti corti Shut the Door (2000) e Natural Glasses (2001), presentati in concorso a Cannes. Il film è tratto da una piece radiofonica dello stesso Schreiner, creata, come da lui raccontato, per "scrivere un film horror per la radio". Nelle abili mani di Lien, l’orrore è una sensazione che nel film si sviluppa gradualmente, seguendo il protagonista, il 40enne Andreas, scaraventato in un universo kafkiano che non riesce a capire e dal quale non c’è via di fuga. Lo scenario da incubo è il pretesto che Lien utilizza per sviluppare appieno il suo stile visivo.

Subito dopo il suo tentato suicidio, Andreas (Trond Fausa Aurvåg) si ritrova su un autobus che lo lascia nel bel mezzo del nulla (lo Sprengisandur National Desert Reserve in Islanda, già visto in Noi Albinoi). Uno sconosciuto lo accompagna in una città altrettanto sconosciuta, in un appartamento lindo e impersonale che diventerà la sua "casa dolce casa". Un capufficio sin troppo gentile gli offre un lavoro, e trova facilmente una fidanzata tra i colleghi, gentilissimi e cordiali. Ma è tutto troppo bello per essere vero.

La sua nuova vita senza sforzi diventa presto routine, e Andreas inizia a notare che la gente è senza emozioni, interessata soltanto ai propri mobili IKEA e alla casa. Il cibo non ha sapore, gli odori e la musica sono vietati e i bambini non esistono — ma Andreas scoprirà queste cose attraverso un buco nel muro, scavato furiosamente quando il suo mondo sarà ormai diventato insopportabile. Quello che per gli altri è un paradiso per lui è l’inferno; la vita non ha più valore per questo anti-eroe, che tenta di nuovo il suicidio sotto una metropolitana.

Girate con uno stile da commedia slapstick, le scene del suicidio sono più divertente che impressionanti, e la pantomima di Fausa Aurvåg e le espressioni del suo viso contribuiscono a mantenere un tono comico. Quella che avrebbe potuto essere una terribile dark story è, di fatto, uno sguardo piuttosto divertente e incisivo sull’attuale società scandinava e sulla social democrazia. Lien pone il sottile quesito esistenziale: "la felicità è attenersi alle norme?", lasciando la risposta aperta al pubblico. Il suo viaggio nell’assurdo e nella distopia è intrigante e impegnativo, aiutato da eccellenti location e toni grigi che ricordano Roy Andersson, ed aiutano a creare la sensazione di vita dopo la morte. Il film è il tentativo riuscito di mettere in scena un genere raramente visitato dal cinema norvegese, che pone Lien tra i suoi migliori contemporanei nordici.

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