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“Vogliamo invitare il mondo intero: questa è la nostra missione”

Rapporto industria: Parità di genere, diversità e inclusione

Eliza Subotowicz • Co-fondatrice, HerArts Film Lab

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Cineuropa ha parlato con la co-fondatrice di HerArts Film Lab, un nuovo workshop di sviluppo residenziale di una settimana incentrato sui contenuti creati dalle donne

Eliza Subotowicz • Co-fondatrice, HerArts Film Lab
(© Ksawery Zamoyski)

Lo HerArts Film Lab (sostenuto dalla HerArts Association), con sede nella bellissima Paestum, in provincia di Salerno, sta preparando la sua prima edizione, che si svolgerà dal 4 al 9 aprile. Il workshop è rivolto a scrittrici-registi, che svilupperanno i loro progetti sotto la guida di Gabriele Brunnenmeyer e Teresa Cavina. Le partecipanti di quest'anno sono Elizabeth Chatelain (Løvset's Manoeuvre, USA), Brittany Moore (The Lost One, USA), Tania Notaro (Elephant, Irlanda), Alik Tamar Barsoumian (Song of Sorrow, USA/Armenia), Paige Wood (Haute to Death, USA), Enrica Perez (On Top of the Cliff, Perù) e Franziska Schönenberger (Paper Plane, Germania), tutte alle prese con lo sviluppo dei loro lungometraggi, oltre a GG Hawkins ed Elle Roth- Brunet (Murder Podcast, USA) e Brooke Sebold (Interspace, USA), che si concentreranno sulle serie TV. Si possono trovare maggiori informazioni qui. Ne abbiamo parlato con la co-fondatrice di HerArts Film Lab, Eliza Subotowicz.

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Cineuropa: Con HerArts Lab vi concentrate sulle registe donne. Pensate di poter accogliere altri partecipanti in futuro?
Eliza Subotowicz: Stiamo certamente lasciando quella porta aperta, non vogliamo chiuderci ad altre opportunità. Detto questo, questo luogo, Paestum, è molto legato all'idea del nostro laboratorio. Il suo nome, HerArts, deriva dal fatto che ci sono questi bellissimi templi dell'antica Grecia - tra i meglio conservati in Europa. Uno di questi è il tempio di Hera, che è la dea delle donne. Vorremmo che le nostri partecipanti avessero un piccolo assaggio della storia di questa città, che dovrebbe essere candidata a Capitale Europea della Cultura nel 2024.

È un'edizione completamente fisica. Non state pianificando nessun evento online, vero?
No, ecco perché abbiamo deciso di non organizzare nulla durante il lockdown. Vogliamo che stiano tutte insieme, per creare una piccola comunità. Adesso stiamo pensando anche ad altre iniziative perché vorremmo coinvolgere la comunità cinematografica locale, cosa che, purtroppo, non è facile, dato che tutti gli eventi si terranno in lingua inglese. Tuttavia, dopo questa prima edizione, continueremo i nostri colloqui con varie organizzazioni italiane, tra cui Women in Film, Television & Media (WIFTMI), al fine di promuovere le prossime coproduzioni e collegare l'industria cinematografica italiana con quella internazionale. Ecco perché volevamo che uno dei nostri mentori, Teresa Cavina [programmatore di festival e consulente di sceneggiatura], fosse italiano.

Da dove è venuta l'idea di concentrarvi solo sulle donne? Pensi che alcuni partecipanti potrebbero sentirsi più a loro agio?
Questa era l'intenzione: supportare scrittrici e registe e creare un luogo confortevole e sicuro. Un luogo dove puoi raccontare le tue storie, senza dover spiegare troppo. Quando la nostra selezione è stata completata, ho capito perché queste persone avevano deciso di avvicinarsi a noi. Le loro storie sono molto personali, raccontate dal punto di vista femminile, su temi “femminili”. C'è chiaramente bisogno di questo: stare in mezzo ad altre donne e discutere di questi argomenti con loro.

Io stessa sono una regista e sceneggiatrice [il cortometraggio della tesi di Subotowicz, Ben, è stato premiato dalla Directors Guild of America], e pensavo che ci mancassero iniziative del genere. Dopo #MeToo, si è parlato molto di cosa sarebbe dovuto venire dopo. Con il mio compagno Gerry Guarino, che è l'altro co-fondatore dell'evento, abbiamo deciso che questo era il momento in cui non dovevamo solo parlare di futuro, ma sostenerlo con gesti concreti. Personalmente, mi interessano argomenti come la narrativa femminile e lo sguardo femminile, ma qui non ci concentriamo su nessuna ideologia particolare. Stiamo solo dicendo a queste donne: "Questo è per te e puoi sviluppare le tue storie qui".

Anche gli esperti saranno esclusivamente donne?
Per ora sì. Non vorrei escludere completamente gli uomini, perché vorremmo creare un evento industry più grande. Ma quando si tratta di discutere di progetti, l'idea è di farlo con altre donne. È un ritiro per sceneggiatrici e molti di loro hanno affermato di aver davvero bisogno di questa "fuga" dalla loro vita quotidiana e di un'opportunità per concentrarsi esclusivamente sui loro progetti.

Stiamo pensando di avere un'edizione primaverile e una autunnale e siamo aperti a generi diversi; quest'anno avremo drama, comedy e persino un fantasy horror; abbiamo progetti di lungometraggi e serie. Penso che potrebbe essere molto interessante anche per i nostri partecipanti. Finora non abbiamo nemmeno limiti geografici. Al momento non abbiamo finanziamenti pubblici, ma se avremo successo, vorremmo invitare in futuro registi provenienti da regioni svantaggiate o Paesi in via di sviluppo. Vogliamo invitare il mondo intero: questa è la nostra missione.

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(Tradotto dall'inglese)

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