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“Per la tematica LGBTQI+ la nuova sfida è considerare la fruizione domestica già in fase di ideazione e di scrittura”

Rapporto industria: Parità di genere, diversità e inclusione

Valerio Filardo • Project Coordinator, Lovers Goes Industry

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Il 29 e 30 aprile si terrà la terza edizione delle giornate industry LGBTQI+ legata al Lovers Film Festival di Torino. Ne abbiamo parlato con il coordinatore

Valerio Filardo • Project Coordinator, Lovers Goes Industry

Nell'aprile del 2018 avevamo scritto della nascita del Lovers Goes Industry (news). Si trattava di una sfida ardua: creare il primo spazio di incontro e di confronto dedicato all’industria cinematografica LGBTQI+ in seno a un festival storico, il Lovers Film Festival di Torino.Un Industry Day, non ancora presente in nessun altro festival in Italia, che metteva a confronto registi, produttori, distributori, esercenti, sales agent, delegati di festival.

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Quest’anno il Lovers Goes Industry torna con una nuova edizione, il 29 e 30 aprile, in parallelo con il festival, con l’obiettivo di creare un forum per il networking di chi opera nel settore LGBTQI+ dell'industria cinematografica in tutto il mondo. Ne abbiamo parlato con il Project Coordinator Valerio Filardo.

Cineuropa: Come si presenta questa terza edizione post pandemia? E' stato più complicato organizzarla?
Valerio Filardo:
Non direi che è stato più difficile organizzare questa edizione, direi piuttosto che è stato complicato rimettere in moto la macchina. Una volta partita però, grazie soprattutto alla sinergia lavorativa con Flavio Armone di Lights On e con gli altri elementi del team, è stato tutto in discesa.

Come si è evoluto questo appuntamento?
La principale novità è rappresentata dal fatto che questa edizione, a differenza delle due precedenti, si svilupperà durante due giorni e non durante uno solo.

Quanti sono i progetti selezionati, e che provenienza hanno?
I progetti selezionati sono 9 e si distinguono per la loro natura eterogenea, oltre che per il loro carattere internazionale. Abbiamo infatti 4 cortometraggi (uno italiano, uno portoghese, uno vietnamita e uno del Myanmar), 4 lungometraggi (Italia, Argentina, Brasile e Svizzera) e una serie tv con co-produzione Taiwan/USA.

Ci sarà una sessione di pitching e gli incontri one-to-one. Ci sono stati risultati dalle precedenti edizioni che avete potuto registrare?
Assolutamente sì, a dimostrazione del valore di questo genere di iniziativa. Tra i progetti “nati” da noi e che hanno avuto uno sviluppo molto interessante ricordo ad esempio Savoia, progetto portato avanti dal collettivo torinese Elvira e selezionato al Cannes Doc - Marchè du Film dello scorso anno, oppure il cortometraggio 7 minutes che ha fatto il giro di molti festival internazionali a tematica LGBTQI+ e che ha avuto la premiere italiana al RIFF di Roma. Tra l’altro il regista, Ricky Mastro, sarà presente anche quest’anno grazie al suo progetto Os Invisíveis.

Come si svolgerà la giornata del 30?
Inizierà proprio con un intervento di Paolo Manera, direttore della Film Commission Torino Piemonte, che aprirà le danze parlandoci del Torino Film Industry, giunto quest’anno alla sua quinta edizione. Subito dopo avremo una talk che illustrerà l’attuale panorama distributivo dei film a tematica LGBTQI+ e infine, sempre per quanto riguarda gli appuntamenti mattutini, interverrà Silvia Sandrone, che ci parlerà del programma offerto da Creative Europe - MEDIA nel periodo 2021-2027.

Quanto è difficile produrre e/o distribuire un film LGBTQI+ rispetto alle difficoltà che già esistono in generale nell’industria audiovisiva? La sensibilità di produttori, distributori, esercenti e infine del pubblico è cambiata?
Più in generale direi che è cambiato il panorama distribuito cinematografico internazionale. Ho scoperto l’acqua calda, me ne rendo conto... Bisogna però considerare sempre questo fattore quando si parla, oggi, di distributori, esercenti e soprattutto quando si parla di sensibilità del pubblico, sempre più propenso alla fruizione domestica della settima arte.

Per rispondere alla prima domanda direi quindi che a mio avviso è molto difficile non solo produrre e/o distribuire un film a tematica LGBTQI+, ma un ulteriore sfida è rappresentata proprio dalla necessità di considerare la fruizione domestica già in fase di ideazione e di scrittura.

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