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Studio - Adam Resurrected

- Adam Resurrected è l’adattamento del romanzo omonimo – per lungo tempo considerato non adatto allo schermo – di Yoram Kaniuk pubblicato in Israele nel 1968. Il regista e i produttori discutono sull’intero processo che ha portato Adam Resurrected sugli schermi.

Berlinale Co-production market
9 Febbraio 2009

Adam Resurrected
genesi di un romanzo considerato non adatto per un film

In collaborazione con la Fiera del Libro di Francoforte
Trascrizione: Cineuropa.org
Fotografie: Silke Heyer

Foto (da sinistra a destra): Ehud Bleiberg, Bleiberg Entertainment,USA; moderatore, Peter Cowie; Sarah Lüke, 3L Group, Germania; Paul Schrader, regista.

Adam Resurrected è l’adattamento del romanzo omonimo – per lungo tempo considerato non adatto allo schermo – di Yoram Kaniuk pubblicato in Israele nel 1968. Si tratta della commovente storia di Adam Stein, un ex artista del circo, che fu risparmiato dal morire in una camera a gas al fine di intrattenere migliaia di suoi compagni ebrei avviati alla morte nello stesso modo e che ora, agli inizi degli anni 60’, vive in un manicomio nel deserto di Negev per soli sopravvissuti dell’Olocausto dove lotta per sopravvivere ad un mondo in cui il limite tra normalità e follia e’ stato per sempre cancellato.
Per quale motivo si è impiegato così tanto tempo per girare un film basato su un romanzo e quale é stata la motivazione a farlo?
Il regista e i produttori discutono sull’intero processo che ha portato Adam Resurrected sugli schermi, sulle condizioni e sugli ostacoli incontrati e su come sono giunti ad ottenere i diritti cinematografici per questo potentissimo film sull’Olocausto.

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Peter Cowie: all’interno del Berlinale Co-Production Market c’è una collaborazione con la Fiera del Libro di Francoforte dal momento che molti film traggono origine da libri. Questo studio si presenta come parte di questa collaborazione.
Siamo lieti di avere con noi oggi Paul Schrader, il regista di Adam Resurrected che é uscito sullo schermo come un “Berlinale Special” con critiche molto positive.
Adam Resurrected è l’adattamento del romanzo di Yoram Kaniuk.

Paul Schrader, come generalmente gli autori europei, ha un background alle spalle di critica cinematografica di carattere prospettivista. Egli iniziò come critico cinematografico e con suo fratello scrisse la scenografia di The Yazuka che attrasse Martin Scorsese. Cominciò quindi a scrivere copioni per Scorsese diventando per diversi anni il suo sceneggiatore preferito con film come Taxi Driver. Nel 78’ divenne lui stesso regista con Blue Collar e da allora in poi ha creato una serie di svariati generi di adattamento cinematografico, copioni originali, commedie sociali, thriller, come per esempio Light Slepeer, The Comfort of Strangers,Affliction e il film presentato lo scorso anno The Walker che riscosse particolare favore da parte della critica.

Sarah Lüke rappresenta la “3L Group” che ha avuto un ruolo cruciale nella realizzazione di questo progetto perché coinvolto nella produzione sin dalle prime fasi. La società ha tre dipartimenti: produzione, licenze e distribuzione. Si è soprattutto specializzato nelle produzioni di alto livello qualitativo e ha distribuito in Germania film come Monster e 2 days in Paris di Julie Delpy’s.

Ehud Bleiberg, manager della società internazionale “Bleiberg Entertainment”, comincia la sua attività in Israele, dove già lavorava per alcune agenzie pubblicitarie prima di interessarsi al mondo del cinema, producendo interessanti e prestigiosi film, come The Appointed che fu selezionata a Cannes nel 1990, seguita nel 1992 da Tel Aviv Stories che si rivelò un enorme successo in Israele e in Europa.
Da quel momento si è sempre dedicato a questo tipo di produzioni e ora risiede a Los Angeles.

Peter Cowie: Paul, come creatore del film, che cosa ti ha spinto ad intraprendere questo progetto?
Paul Schrader: a dire il vero ricevetti il copione già ultimato, non fui io a svilupparlo, Ehud lo realizzò con uno scrittore americano che aveva frequentato la scuola cinematografica a Tel Aviv, Noah Stollman. Inoltre, non fui l’unico candidato per questo progetto. Il copione lo mandò ad un certo numero di ben noti registi ebraico-americani e loro gli dissero che non era fattibile e allora venne da me perché avevo la fama di uno che fa cose che altri dicono non essere possibili.
Lessi il copione e appena giunsi alla metafora centrale - l’uomo che una volta era un cane che incontra un cane che una volta era un ragazzo - ne fui subito affascinato; per me era originale e vigoroso, una potentissima metafora per rappresentare un sopravvissuto e il senso di colpa di un sopravvissuto.
Sarebbe stata anche adattabile ad un'altra situazione, al posto dell’Olocausto. Per cui la forza di questa metafora non mi lasciò più.

Peter Cowie: sono rimasto sorpreso dalla presenza di elementi comici che illuminano lo stato d’animo, per cui più che una storia sull’Olocausto, il racconto è una storia umana.
Paul Schrader: questo è un romanzo, non è una storia vera, non vi furono manicomi di questo tipo.La storia non ha la forza di un documento storico ma è solamente un’invenzione e fu scritta nello stesso periodo in cui furono scritti romanzi simili come “Catch 22” – che fanno parte di quel movimento letterario di uomini che guardano indietro alla guerra - con una grossa componente di commedia nera e questa era la natura del libro scritto dal punto di vista di un israeliano su un personaggio con un ruolo da showman.
Il libro all’inizio non fu accolto positivamente in Israele per motivi di onore considerato che è territorio sacro. Molti israeliani ed ebrei in tutto il mondo commentarono la mancanza di rispetto verso l’argomento trattato.

Peter Cowie: Ehud, questo spiega perché c’è voluto così tanto tempo prima che il libro fosse portato sullo schermo o ci sono state delle motivazioni di carattere economico?
Ehud Bleiberg: non è stata una questione economica dal mio punto di vista. Nel momento in cui ho potuto ottenere i diritti ho compreso che lo avrei realmente fatto senza preoccuparmi di quanto tempo ci sarebbe voluto.

Peter Cowie: qualcun altro aveva tentato di acquistare i diritti del libro in precedenza?
Ehud Bleiberg: il libro ha una lunga storia. Yoram Kaniuk visse a New York negli anni 50’ e scrisse il romanzo agli inizi degli anni 60’. Il copione scritto a mano giunse a Charlie Chaplin che lo lesse e lo volle fare ma la cosa non decollò. Più avanti il libro fu edito agli inizi degli anni 70’ e in Israele nel 69’.
Jàn Kàdar lo volle fare e all’epoca Orson Welles volle interpretare il ruolo di Adam, quindi ebbe una storia lunga. Anche in Israele un altro regista lo volle fare ma i diritti finirono nel dimenticatoio e toccò alla Suprema Corte in Israele liberare i diritti all’autore.
Quando mi fu proposto il libro nel 1992 avevo una lunga relazione con l’autore; il mio primo film fu Himmo, King of Jerusalem basato sul suo libro.
I diritti andarono di nuovo nel dimenticatoio e solamente nel 2002 riusciì a liberare i diritti e anche allora tre settimane prima di iniziare a girare il film ricevemmo una telefonata da una persona di New York che sosteneva di possedere i diritti per la traduzione inglese del libro e quindi fummo costretti a sistemare la situazione anche con lui.
Ma dal 2002 decisi di cominciare e a Noah Stollman occorsero due anni e mezzo per lo sviluppo sullo schermo.
Proprio poco prima che il copione fosse pronto incontrai il distributore tedesco Warner Wirnig della società “3L” e sentimmo che c’era qualcosa che volevamo fare.
Ci volle un pò di tempo per trovare Paul Schrader per un progetto che nessuno voleva fare perché non si sentivano in grado.

Peter Cowie: Sarah, la partecipazione tedesca è stata fondamentale per la credibilità di un progetto come questo: in quale fase la “3L” entra in gioco?
Sarah Lüke: sono una manager della società di distribuzione ma parlerò a nome di mio fratello. Ehud e Werner si incontrarono un paio di anni fa, il copione gli fu inviato nel 2004 e ovviamente ne rimase subito colpito. Quando lo lesse, disse che si era sentito come se avesse sbattuto la testa contro il muro perché non riusciva a controllare l’emozione che il libro gli aveva trasmesso.
La collaborazione della produzione israeliana e tedesca è molto importante perché è parte del film per mostrare alla gente che c’è una forte compartecipazione tra le due ed é anche evidente dallo stesso cast.

Peter Cowie: ci sono delle scene girate in Germania o è stato fatto qualche lavoro di pre-produzione?
Sarah Lüke: il film è stato girato in Romania e in Israele ma una parte del lavoro di post-produzione è stata fatto in Germania.

Paul Cowie: Paul, quando hai avuto in mano la sceneggiatura di Noah Stollman, la struttura del romanzo era stata modificata?Possiamo affermare che il film è l’esatta trascrizione del romanzo oppure sono state fatte delle modifiche sostanziali?
Paul Schrader: dunque, sono state fatte delle modifiche sostanziali; il romanzo non è adattabile cinematograficamente nel senso tradizionale del termine; é un bel libro, un bel pezzo di letteratura che non necessariamente tuttavia si traduce in un gran film; è pieno di realismo magico, di elementi che possono o non possono essere accaduti, la voce interiore del narratore cambia senza che ci si preoccupi di dire al lettore che è un’altra persona che ad un certo punto sta pensando, ha dei personaggi che possono o non possono esistere. Ad esempio, il personaggio che interpreta Hana Lazlo nel libro è una coppia di gemelli identici ma non si sa esattamente quale dei due stai vedendo, il personaggio di Adam ha un fratello che esiste o non esiste, ma comunque c’è, e la fine del film avviene a 2/3 del libro, quindi, si, sono state necessarie molte variazioni.
Per esempio, noi abbiamo girato una scena molto fedele a quella descritta nel libro per l’aspetto molto macabro, di umore nero. Ma non si è potuto renderlo nel film perché viene resa attraverso le persone e abbiamo dovuto tagliare la scena.

Peter Cowie: in quale momento Jeff Goldblum viene coinvolto in quello che è forse il miglior lavoro che abbia mai fatto?
Ehud Bleiberg: prima parlai a Paul sulla direzione di questo film ed dovemmo tener conto di un budget che era di 10 milioni di dollari. Discutemmo di come vendere o fare un film con tale budget perché purtroppo in questo settore hai bisogno di attori che accettino in un preciso momento anche se non sai cosa capiterà loro nei successivi 2 o 3 anni; e’ imprevedibile.
Ma Paul disse dal primo momento che Jeff Goldblum era nato per fare questo ruolo e mi adeguai all’idea.Mi offrirono persino 3 milioni di dollari per ingaggiare un altro attore al suo posto e benché avessi bisogno di quel denaro rifiutai, perché questo film doveva essere immortale e il lavoro di Jeff ebbe dell’incredibile.

Peter Cowie: Paul, Jeff conosceva già il libro quando lo contattaste la prima volta?
Paul Shrader: no, quando lessi il libro la prima volta ed ero all’incirca arrivato a metà dissi a mia moglie che c’era un attore nato per interpretare questo ruolo come se fosse stato scritto per lui; io non lo conoscevo ma stavo leggendo un copione scritto per lui. Provai questa sensazione la prima volta che lo lessi e riferii la cosa a Ehud. Ed e’ vero che ciò generò delle sfide finanziarie non indifferenti ma sono grato che sia stato lui a interpretare il ruolo alla fine.

Paul Cowie: e quando entrò in scena William Dafoe?
Paul Schrader: un po’ più tardi. La nostra quota era di includere 3 americani, quindi vollero un altro attore americano, quindi io, Jeff e una terza persona. Agli attori non piace interpretare ruoli di nazisti, è risaputo, quindi alla fine questo divenne un favore. E’ un amico con cui ho piacevolmente lavorato in passato, quindi lo chiamai e gli offrii il ruolo.

Peter Cowie: chi e’stato il primo editore in Germania? Furono interessati al film per la produzione o per co-marketing con voi?
Sarah Lüke: si, furono interessati. Il libro fu nuovamente distribuito il 14 gennaio e cambiarono il titolo tedesco che era stato diverso dal titolo del film all’inizio, e inoltre adattarono la nostra grafica per la copertina per cui il risultato fu stupefacente.
Lavorammo insieme all’editore e in questo modo ottenemmo tutte le grafiche e i poster dalla libreria e poi avemmo anche l’opportunità di portare Joachim Kròl, che ebbe anche un ruolo nel film,a presenziare diverse occasioni dove lesse scene dal libro presentando il film e sequenze fatte ad Amburgo, Francoforte e Monaco così le persone poterono discutere con lui del film.
Per noi fu un’ottima occasione per promuovere il film non solo in maniera tradizionale ma facendo anche qualcosa a stretto contatto con il pubblico. Il film non è peraltro neanche facile da vedere, è necessario avere molta concentrazione e una mente aperta quindi fu molto utile dare qualche informazione sul contesto. Anche la comunità ebraica residente in Germania ne fu entusiasta.

Ehud Bleiberg: vorrei aggiungere anche che lo stesso giorno che uscì in Germania uscì in Israele.

Peter Cowie: e chi è il distributore in Israele?
Ehud Bleiberg: United King, il piu’ grande distributore presente in Israele che si è occupato anche della distribuzione del mio precedente film The Band’s Visit in maniera eccellente.
Stanno realizzando una promozione trasversale con i più importanti giornali in Israele e con la più prestigiosa casa editrice con delle speciali iniziative promozionali.

Peter Cowie: quale fu la reazione?
Ehud Bleiberg: le cose cambiarono in maniera sorprendente: oggi il libro in Israele è considerato un capolavoro di narrativa, un must da leggere alla scuola superiore o all’università. Ma ci sono voluti 40 anni per arrivare a questo e come risultato le vendite del libro stanno registrando un notevole aumento.
Oggi la gente è più aperta per cui vede le cose in maniera differente. Devi tener presente che non vi era nessun aiuto psicologico per i sopravvissuti dell’Olocausto, nessuno parlava loro dell’argomento. La prima volta che si cominciò fu nel 1980 nei Paesi Bassi, ma Yoram Kaniuk scrisse questo libro ambientandolo in un manicomio tra la fine degli anni 50’ e gli inizi degli anni 60’, creando qualcosa che non era mai esistito prima. In questo modo la gente si trovò a leggere qualcosa che ancora non esisteva nella realtà.
Durante la fine degli anni 80’ in Israele una grossa ondata di persone cominciò a parlare del ricordo della memoria. Appartengo alla prima generazione dei sopravvissuti dell’Olocausto. Queste persone cominciarono a parlarne all’improvviso. Quindi sei considerato come un profeta. Anche il luogo in cui era ambientato il libro non esisteva e non esiste neanche ora. La reazione fin qui è molto positiva: credo che il pubblico apprezzerà il libro e il film con po’ di spirito di critica ovviamente.

Peter Cowie: ci sono molte cose positive che mi hanno colpito nel film per esempio il modo in cui descrivi la vita del protagonista prima della guerra, la inscatoli in alcune sequenze in bianco e nero mettendo dentro ciò che è cabaret, anche se è stato fatto in maniera così parsimoniosa, questo rispecchia la sceneggiatura o è stato un lavoro fatto da te?
Paul Schrader: sono uno scrittore per cui ogni regista che è anche uno scrittore è egli stesso coinvolto ma non tanto è stato cambiato; la struttura era solida ma Noah Stollman era uno scrittore alle prime armi per cui si dilungò in alcune parti non necessarie - per esempio le cose venivano ripetute due volte – ma questo è sempre positivo per cui il regista poi le taglia. Quindi il mio contributo è stato questo.

Peter Cowie: il manicomio si trova nel deserto. Come ha trovato questo posto che è un elemento così essenziale per il film?
Paul Schrader: è un altipiano situato vicino al Mar Morto, in un luogo chiamato “Le Mirage”. Costruimmo la parte interna in studio a Bucarest, e per l’esterno costruimmo parte del lato frontale e del retro e il resto al computer.
L’idea era di collocare il marchio Bauhaus del nuovo ospedale al centro con vista a 360° su un deserto completamente disabitato con la forza di una metafora che era un punto cruciale da rendere. E fu altrettanto importante la progettazione dell’ospedale; un gran numero di architetti Bauhaus giunsero in Israele tra le guerre e realizzarono delle importanti costruzioni a Tel Aviv per cui potemmo utilizzare ciò come motivo d’ispirazione.

Peter Cowie: in un certo senso questo film rientra perfettamente all’interno del tuo percorso professionale perché sei sempre stato attratto da personaggi o argomenti dove il limite tra normalità e follia è un po’offuscato.Ti identifichi con il protagonista ma non sei sicuro al 100% che essi siano normali o no e questo lo senti attraverso il personaggio di Jeff Goldblum.
Paul Schrader: la contraddizione è il cuore e l’anima del personaggio, almeno per me, “L’ho amata così tanto da picchiarla”, questa e’ personalità. Amo coloro che fanno una cosa e poi ne dicono un’altra o il narratore inattendibile, queste sono figure che mi affascinano.

Peter Cowie: anche se 10 milioni di dollari sono un buon budget, pare un film molto più dispendioso, con effetti speciali che sembrano essere stati complicati da realizzare.
Ehud Bleiberg: la mia più grossa sfida finanziaria fu quella di rendere la struttura più semplice possibile perché il regista potesse riuscire a realizzare ed eseguire quello che era contenuto nel copione.
Costruire l’istituto è stata una grossa ambizione, dopo aver calcolato quanto sarebbero stati i costi di lavorare in Germania o Israele, ci rendemmo conto che il budget sarebbe dovuto essere 20 milioni di dollari, per cui trovammo un grosso studio in Romania. Ci avvantaggiammo del fatto che nel 2007 la Romania entrò a far parte dell’Unione Europea per cui potemmo utilizzare il denaro derivante dalla co-produzione per girare in Romania. Là trovammo dei posti interessanti dove girare e il risparmio di denaro fu notevole.
Ad essere onesto, avevamo bisogno del deserto e allora andammo in Israele ma alla fine furono solo 7 giorni perché il resto lo girammo interamente in Romania.
Una parte di staff lo prendemmo dalla Romania, una parte dalla Germania e una da Israele, rispettando così il regolamento di Israele essendo una co-produzione ufficiale tra Germania ed Israele. Dal momento che il mio partner 3L è di Dortmund riuscimmo ad ottenere fondi dalla Renania Settentrionale – Westfalia e ci accordammo per fare la post-produzione là, per cui facemmo il suono a Dortmund e tutti gli effetti speciali a Dusseldorf. Il “Federal Fund” in Germania sostenne parte del budget, il “Fund Film” d’Israele e il “Rabinovich Fund” e la società via cavo parteciparono da Israele rendendola una vera e propria co-produzione non solo da un punto di vista finanziario ma da tutti i punti di vista. Alla fine io e la 3L dovemmo investire noi stessi dei soldi nel progetto ma la mia società si sta occupando anche della pre-vendita.
Quando partimmo non avevamo a disposizione il budget per intero ma cominciammo ugualmente a girare il film.

Domande dal pubblico:

Che influenza ebbe l’autore del libro sul copione?
Ehud Bleiberg: il rapporto che ho con Yoram Kaniuk è molto particolare.Lo conosco da più di 25 anni, i suoi libri mi hanno sempre parecchio influenzato ed è grazie ai suoi libri che ho cominciato a fare film per cui comprendo perfettamente lui e il suo modo di pensare.
Fu un soldato nel 1948 durante la guerra d’Indipendenza di Israele. Fu ferito e soffrì tantissimo. Come molti soldati della sua generazione, nessuno ne parlava. Anche mio padre fu un prigioniero di guerra in Egitto nel 1948 e io stesso combattei nel 1973 e nel 1982 e quando ritorni da una guerra le cose ti appaiono molto diverse.
L’essenza di questo libro Adam Resurrected è di portare le cose all’estremo. Lui ebbe un pugnale, loro ebbero un pugnale ma il sopravvissuto dell’Olocausto non aveva nulla.
Come possiamo risuscitare nella mente? Non ero interessato tanto alla condizione fisica ma la domanda era: possiamo risuscitare? Questa era una grossa domanda – e che tipo di esistenza possiamo condurre quando risuscitiamo? Così capii Yoram e lui ripose la sua fiducia in me.
Ma Yoram è un osso duro e può essere crudele. Tutti avevano paura della sua reazione ma io ero convinto che il film gli sarebbe piaciuto ed egli è effettivamente dietro il film con successo. Ha anche letto il copione anche se non lo ammette.

Paul, hai detto che Jeff era l’attore perfetto per il ruolo del protagonista, puoi dirci qualcosa a proposito di lui, come è stato lavorare con lui?
Paul Schrader: abbiamo tentato per una nomination per l’Academy Award ma non l’ha ottenuta anche se se lo sarebbe meritato.
Ci sono molte cose da dire a proposito di Jeff: dal punto di vista fisico l’altezza e l’età ma è anche il leader carismatico di questo ospedale con alle spalle un’esperienza nella commedia come danzatore, musicista e mago. E le ha fatte per un tempo sufficiente da dare una performance reale. Tutte queste cose mi attrassero di lui. Mentre cercavo di portare a bordo Ehud con Jeff mi venne in mente la sua personale interpretazione nel film Taxi Driver, ma in quel periodo era un comico di Hollywood e gli inviai il copione per sapere se poteva essere interessato al progetto. Udii da dietro una porta che era interessato per cui insistetti nel coinvolgerlo.

Quale fu l’effettivo coinvolgimento della 3L?
Ehud Bleiberg: furono co-produttori e furono molto intraprendenti nel trattare con il casting, per il gruppo tedesco e fecero tutte quelle cose che si dovevano fare dal punto di vista tedesco, quindi 3L in questo modo mi scaricò di una buona parte di lavoro. Furono coinvolti dalla A alla Z, incluso la post-produzione, anche in attività quotidiane.
Prima di fare il film c’era un coinvolgimento creativo su chi e cosa prendere, quale attore ingaggiare, e anche se avevo io l’ultima parola non feci nulla senza di loro, perché la loro opinione era estremamente importante.

Sarah Lüke: penso che tu abbia risposto alla domanda perfettamente perché penso che il lavoro lo abbiamo fatto in tre parti, la parte creativa, l’intraprendenza di Werner e Ehud che hanno una relazione molto personale. Spesso parlano tra loro come fratelli e per loro è stato un progetto molto emozionante su cui lavorare, e poi la gestione del gruppo di produzione da parte tedesca.

Hai detto che avevate 3 persone come quota americana, come ha influito questo sulle co-produzioni?
Ehud Bleiberg: sono un Israeliano che vive negli Stati Uniti. Questo film non poteva essere realizzato come un regolare film israeliano per via del budget: i film israeliani sono tra mezzo milione e due milioni di dollari perché il massimo sostegno è di un milione per cui sapevamo fin dall’inizio che il progetto sarebbe dovuto essere internazionale.
Negli Stati Uniti, gli stati locali hanno cominciato a dare un rimborso se giri un film nei loro territori come incentivo ma in Europa non ci sono fondi di questo tipo a sostegno della cinematografia. Per fare in modo che questa diventasse una co-produzione, avevo un libro scritto da un autore israeliano, uno scrittore che vive a New York ma è israeliano, ed io , Israeliano, per cui avevo dei partners in Israele che erano i co-produttori ufficiali con cui avevo lavorato in altri tre film.
Per avere una co-produzione ufficiale bisogna rispettare determinate condizioni e una di queste è che non puoi prendere più di tre persone per ricoprire tre ruoli, come attori o musicisti, rispetto ai paesi di origine dove si fa la co-produzione. Dato che Paul era il regista potevamo scegliere solo due persone per i ruoli restanti. Paul volle anche un altro tecnico con cui aveva lavorato in passato ma non potemmo prenderla perché non rientrava nella quota e avremmo rischiato la co-produzione ufficiale perché è necessario un timbro da parte del governo. Ma in Romania trovammo il modo di utilizzare persone non tedesche o israeliane perché la Romania fa parte dell’UE e potemmo rispettare il regolamento.

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