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Corneliu Porumboiu • Regista

Un insolito poliziesco

di 

- Il secondo lungometraggio del romeno Corneliu Porumboiu stravolge i canoni del genere poliziesco

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, mi sono messo a lavorare a cinque diverse sceneggiature, ma nessuna di queste mi dava veramente quello che volevo. Alla fine, l'anno scorso, ho cominciato a scriverne un'altra e dopo tre prove è nata questa storia.

Il suo primo film si interessava a ciò che definisce una rivoluzione; ora cerca la definizione delle parole in senso più ampio...
Sì, è un soggetto che mi interessa, ma non ho guardato al mio primo film per scrivere questo qui, non amo rivedere un film che ho fatto: una volta visto a Cannes con 800 spettatori, bisogna lasciare che viva la sua vita, non mi appartiene più. Le altre sceneggiature su cui avevo cominciato a lavorare erano nella stessa vena realistica, ma trattavano di altro. Erano comunque ambientate tutte a Vaslui, perché è un universo che conosco molto bene e di cui sento immediatamente di conoscere i personaggi.

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La sua città natale ha un ruolo importante nella sua opera, non solo come ambientazione della storia ma anche perché è una città che si distingue nettamente da Bucarest.
Sì, le città piccole sono molto diverse da posti come Bucarest. La gente si occupa di altre cose e ha altre preoccupazioni, più modeste. Conosco bene tutto ciò ed è per questo che i miei film sono ambientati lì.

Come ha lavorato sui movimenti di camera, che sembrano coreografati con meticolosità?
Quando scrivo la storia, penso già all'aspetto visivo del film e ne tengo conto. Sono molto attratto da questo tipo di cinema e in questo caso la storia è perfetta perché il protagonista segue qualcuno e io seguo il protagonista: inseguo l'inseguitore. E dato che il protagonista non è sicuro della definizione delle cose, come scopriremo nel corso del film, il fatto che all'inizio ci sia una ricerca per capire ciò che succede, sia per il protagonista che per il pubblico, ha il suo senso. Ho cercato di accorciare questa inchiesta iniziale, ma non ha funzionato e allora ho rimesso tutto ciò che avevo levato. Alla fine, quasi tutto quello che avevo girato si ritrova nel film; poche scene sono state tagliate.

Perché ha inserito tre lunghi piano-sequenza nel film?
Vi sono tre lunghi piano-sequenza di dieci minuti ciascuno, quindi mezz'ora del film è fatta da sole tre riprese! C'è la scena nella cucina e nel salone in cui la moglie del poliziotto ascolta una canzone e si sforza di trovarne il senso, poi ci sono due segmenti di dieci minuti con un taglio rapido nel mezzo, la scena del dizionario e tutta la discussione di dieci minuti sul senso delle parole, che costituisce il finale del film. E' un metodo piuttosto radicale; il mio primo film non era così radicale. Ho avuto questa idea fin dalla fase di scrittura, ma l'ho perfezionata dopo il sopralluogo, perché i luoghi influenzano quello che giri e come lo giri. Detto questo, una volta che la sceneggiatura è completata non riscrivo mai nulla. Sono uno sceneggiatore-regista che prima scrive e poi gira.

Il film si serve del genere poliziesco, come annuncia il titolo, ma lo stravolge...
Mi piaceva molto l'idea. Il personaggio principale è un poliziotto che cerca di risolvere un caso, situazione classica in un poliziesco, ma contrariamente a un film poliziesco normale, in cui gli indizi si moltiplicano e permettono di risolvere il caso e di far valere la giustizia nell'arco di 90 minuti, qui le cose prendono una direzione completamente diversa.

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