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Libero De Rienzo

A Berlino tra le stelle europee

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- Il giovane attore italiano è tra le Shooting Stars che l'European Film Promotion presenterà a febbraio al festival tedesco

Il prossimo Festival di Berlino ospiterà per la sesta volta le Shooting Stars, manifestazione che presenta i nuovi talenti organizzata dalla European Film Promotion. Tra le 19 giovani stelle del firmamento cinematografico europeo anche Libero De Rienzo, scelto dall’Italia per rappresentarla.
L’assaggiatore di spaghetti in uno degli spot della ‘Barilla’ è cresciuto, e dopo l’esperienza internazionale con la regista francese Catherine Breillat in A mia sorella, e alcune partecipazioni in film per la televisione raggiunge il successo con Santa Maradona di Marco Ponti, accanto a Stefano Accorsi, in un ruolo con cui nel 2002 ha ottenuto il David di Donatello come Miglior attore non protagonista. Cineuropa lo ha incontrato in un'intervista esclusiva.

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Rappresenterà l’Italia alle ‘Shooting Star’ di quest’anno. Un nuovo e interessante passo per la sua carriera…
La parola carriera non mi piace granché. Secondo me non bisogna pensare ad avere una carriera artistica ma piuttosto un percorso artistico. A causa di questo equivoco si rischia troppo spesso di cadere per terra e ridursi ad essere una lucetta che brilla a intermittenza, senza alcuna costanza. Credo invece nell’oggettiva possibilità di coerenza per riuscire a trasformarsi invece in una luce fissa e non cedere alle lusinghe di chiunque. Detto questo non nascondo l’importanza di una vetrina come quella di ‘Shooting Star’: uno strumento di amplificazione come questo è fondamentale per poter andare avanti migliorando, secondo i principi personali di ognuno.

Un’occasione per incontrare gli addetti ai lavori di tutta Europa…
Assolutamente si. E’ un’opportunità per guardare negli occhi persone che il cinema lo vogliono fare veramente e di confrontarsi l’uno con l’altro.

Lei si è già misurato con il cinema straniero, penso al film di Catherine Breillat A ma soeur. Ci sono altri progetti in vista?
Direi di sì, ma a parte il nuovo film di Marco Ponti, previsto per la prossima primavera, devo parlare al passato: quest’estate ho lavorato nel nuovo film di Richard Loncraine My House in Umbria, accanto a Maggie Smith e Giancarlo Giannini. Un'esperienza fantastica e un modo di lavorare davvero entusiasmante. In realtà in questo momento sono molto concentrato sul mio film e onestamente non mi do molto da fare per il mio lavoro d’attore.

Di cosa si tratta ?
Sto lavorando alla sceneggiatura di un film di cui sarò il regista e anche l’interprete insieme a Regina Orioli, che ho coinvolto nella scrittura, con l’impareggiabile collaborazione di Giulio Calvani. Sono 36 ore nella vita di un fratello e di una sorella alle prese con il loro rapporto incestuoso e con tutti gli altri problemi più o meno tipici delle persone normali.

I due protagonisti non mi sembrano poi così normali…
Le persone normali sono tutti gli uomini e le donne sconosciuti che ci passano accanto per strada. Credo che il cinema e la televisione, puntando i riflettori ed ingigantendo determinati problemi, come droga o incesto, non abbiano fatto altro che trasformarli in banali cliché. Io voglio raccontare una storia normale ma vera, come quella di Fino all’ultimo respiro: Jean-Paul Belmondo è un tipo qualunque al quale accadono cose inattese con cui deve misurarsi per tornare alla normalità. O almeno per provare a tornarci.

Persone normali come quelle che ha interpretato fino ad adesso…
E pensare che sogno di essere il Bruce Willis della situazione!! Scherzo, naturalmente.

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