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Hichem Ben Ammar • Regista

Arab Spring

di 

- "Durante la rivoluzione ho scoperto che sono più uomo di cultura che uomo mediatico" afferma il cineasta tunisino Hichem Ben Ammar

Nato nel 1958, il suo ultimo film é Un conte de faits (2010).

Lei ha filmato la rivoluzione?

Non ho filmato la rivoluzione. Ho scoperto in questa occasione che sono più uomo di cultura che uomo mediatico. Le immagini prodotte sono irregolari, testimoniano l'esiguità del campo di visione e si inseriscono male in un progetto globale. Dal canto mio, non mi pento di avere avuto, verso questa rivoluzione, un'attitudine iconoclasta. Il vero lavoro documentario comincerà quando si sarà afferrato il senso profondo di quello che si è prodotto e si saranno identificati i veri autori e attori.

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Come cineasta, cosa farà per sfruttare la nuova libertà di espressione e l'eventuale apertura delle istituzioni?

Questa libertà è ancora solamente teorica. Le reazioni sproporzionate che si sono manifestate nel corso degli ultimi mesi contro la proiezione dei film tracciano delle linee rosse e designano i taboo che determinano la sorte dell'espressione audiovisiva nella nostra terra. Una battaglia comincia. Sento il dovere di partecipare sia come regista che come operatore culturale sperando di vincere con l'intelligenza e la creatività.

Il progetto del Centro Nazionale di Cinema è precedente alla rivoluzione. I cineasti si aspettano che questa struttura porti educazione sanitaria, moralizzi, organizzi, regolamenti, regoli, sostenga in modo coerente il settore, al fine di dare impulso a una dinamica di produzione che potrà avere un impatto su tutti gli aspetti del processo audiovisivo, dall'industria alla conservazione degli archivi, passando per la distribuzione e la formazione. In teoria, questo progetto di grandi dimensioni è entusiasmante. Stiamo a vedere.

Cosa si aspetta dalle istituzioni e dai professionisti del cinema europeo?

Le istituzioni e i professionisti del cinema europeo sono davvero pronti a considerare l’idea di associarsi a noi, in vista di una nuova modalità di collaborazione ? Fino ad ora, le enormi somme di denaro, le strutture e le risorse messe a disposizione sono servite a mantenere fedeltà alle nostre immagini in uno status contestabile. Cosa succederà d'ora in poi? Potremo produrre immagini uniche, che non debbano rendere conto ad alcun consenso e che fuggano dall'iper-controllo del sistema occidentale che si prevale della democrazia? Fino ad ora, anche se ci abbiamo provato, non è stato possibile creare qualcosa che non fosse ammesso dai donatori dei fondi europei, cioè gli stereotipi che l'occidente ci impone come sola immagine possibile di noi stessi. Oggi, con i cambiamenti in corso, nuovi centri di produzione si stanno delineando e si stanno tessendo nuove risorse di diffusione. E' in questo nuovo panorama che le istituzioni e i professionisti del cinema europeo andranno a collocarsi, dando prova di discernimento.

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