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Denis Freyd • Produttore

"Mi interesso soprattutto alla regia"

di 

- Denis Freyd, che guida Archipel 35, spiega la sua linea editoriale e il suo punto di vista sulla produzione cinematografica in Francia

Alla guida di Archipel 35, Denis Freyd sta lasciando il segno con film di grande qualità. Tra le sue ultime produzioni, L’exercice de l‘Etat [+leggi anche:
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di Ursula Meier (premio speciale della giuria a Berlino, esce in Francia il 18 aprile).

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Cineuropa: Tre film a Cannes nel 2011, uno a Berlino quest'anno, premi nei due festival, César… Un buon momento per Archipel 35.
Denis Freyd: E' una cosa eccezionale, ma nella continuità della mia linea editoriale. E' vero che ho prodotto di più. Tre anni fa mi sono impegnato molto in anticipo in una serie di progetti: nessuno di questi era scritto, erano tutti in fase di ideazione. Ho quindi lanciato un grande piano di sviluppo con l'aiuto del programma Media, del CNC e di una Sofica.

Come definirebbe la sua linea editoriale?
Lavoro sui film d'autore. Do ovviamente grande importanza alla sceneggiatura, ma mi interesso soprattutto alla regia, allo sguardo del regista, a ciò che può sembrare innovativo o almeno un tentativo di innovazione, magari giocando con i generi.

Il finanziamento delle sue produzioni è facile?
Dipende molto dalle sceneggiature. Non credevo di montare tanto facilmente L’exercice de l’Etat, che era relativamente caro, ma i partner mi hanno detto immediatamente di sì. I film dei fratelli Dardenne si montano abbastanza facilmente perché sono loro, perché si mantengono entro budget ragionevoli (5-6 M€) e perché diversi paesi vengono coinvolti (Belgio, Francia, Italia). Ma se avessero un progetto da 10-12 M€, sarebbe forse più difficile. Quanto alle opere prime, è sempre complicato, ma quella di andarci con cautela è una logica generale.

Le coproduzioni europee vi sono indispensabili?
Il ragazzo con la bicicletta, L’exercice de l’Etat e l’Enfant d’en haut sono coproduzioni europee e tutte e tre hanno beneficiato del sostegno di Eurimages, senza il quale non avremmo potuto fare questi film.

Quali sono le tendenze della produzione francese?
C'è, specialmente nella nuova generazione di produttori, una tendenza verso un cinema di divertimento, popolare, quindi un volume di produzione importante in questo campo. Al contempo, molti film d'autore hanno registrato un numero di entrate importante, cosa piuttosto incoraggiante. E film stranieri, ambiziosi e radicali hanno trovato il loro pubblico in Francia. Da diversi mesi, mi colpisce anche la qualità dei rapporti tra registi e produttori, che non è mai stata così.

L’esercizio di tutti i film nelle sale è complicata.
I circuiti fanno la loro parte, ma gli esercenti devono far fronte a un numero estremamente alto di richieste, considerato il volume di produzione. Siamo anche in un periodo di transizione mediatica e i distributori sono costretti a essere presenti un po' ovunque, con l'aggiunta di nuove spese: annunci nelle sale, pubblicità nei programmi dei circuiti... Allo stesso tempo, continuano con i tradizionali cartelloni e ci sono le attività stampa, Internet e il marketing virale. Tutto ciò ha fatto lievitare le spese di distribuzione. E quello che si può percepire dall'esterno come un successo potrebbe rivelarsi non altrettanto redditizio, tenuto conto dei soldi spesi.

Quali sono i suoi progetti?
Comincerò il 12 aprile le riprese di Bird People di Pascale Ferran. Abbiamo avuto modo di conoscerci nell'ambito del Club dei 13 e lei mi ha chiesto se avevo voglia di produrre il suo nuovo film. Non ho esitato neanche un istante.

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