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Luis Miñarro • Produttore

“E' fondamentale il rispetto per lo spettatore”

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- Il produttore barcellonese Luis Miñarro immagina il futuro del cinema d'autore: diverso, ma inarrestabile

La premessa è semplice: “Eddie Saeta è una casa di produzione per cui il cinema è un'arte”. Di questi tempi, in cui sembra che importino solo le cifre (incassi, budget, incentivi, sovvenzioni…), una dichiarazione di questo tipo ha una sua bellezza. Il suo autore, Luis Miñarro (Barcellona, 1949), è il produttore spagnolo di cinema d'autore più rispettato sul mercato internazionale per il suo essere innovatore, audace, appassionato e intuitivo. A capo di Eddie Saeta, dove dal 1995 ha prodotto 29 lungometraggi, ha dato vita a una filmografia diversa, indipendente, contemporanea e internazionale di autori come Isabel Coixet (Cosas que nunca te dije, 1996), Apichatpong Weerasethakul (Lo Zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti [+leggi anche:
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, Palma d'oro nel 2009; The Strange Case of Angelica [+leggi anche:
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, 2010) e José Luis Guerín (En la ciudad de Silvia, 2006) e nuovi talenti come Albert Serra (Honor de cavallería [+leggi anche:
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, 2006; El cant dels ocells, 2008), Agustí Vila (La mosquitera [+leggi anche:
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, 2010) e Sergio Caballero(Finisterrae [+leggi anche:
intervista: Sergio Caballero
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, 2010).

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Sono molti i produttori che interpretano la necessità di avvicinarsi al pubblico accentuando (senza successo) gli aspetti commerciali dei loro film. Miñarro indica una strada alternativa: “E' fondamentale il rispetto per lo spettatore. E' importante che il cinema che propongo gli lasci spazio per confezionare la sua idea. Trattare lo spettatore con rispetto, consentendogli di costruire la sua visione personale del film, dandogli spazio affinché possa farlo suo. Non mi interessa il cinema in cui tutto è masticato, prevedibile sin dall'inizio, e che non porta da nessuna parte, se non a illustrare una storia. Per quello, c'è già la letteratura, che lo fa anche meglio”.

La situazione precaria della produzione cinematografica spagnola si accentua quando si parla di film, come quelli prodotti da Miñarro, con un'uscita commerciale limitata. Secondo lui, il cinema d'autore “andrà sempre più personalizzandosi, nel senso che saranno gli stessi autori o registi a gestire la loro pellicola. In modo molto più semplice, visto che la tecnologia lo permette, possono utilizzare formati più piccoli dal punto di vista industriale, ma che possono offrir loro idee”. E' chiaro che questa crisi non sarà definitiva: “Il cinema non sparirà. Il cinema più industriale continuerà a coesistere, anche se in minor quantità, con il cinema d'autore più radicale, magari confezionato da un'altra prospettiva: Crowdfunding, cooperativa, chiamalo come vuoi. Ma nessuno potrà fermare il cinema, perché è un mezzo d'espressione personale. Si continuerà a fare cinema anche se non lo si vedrà nelle sale, ma in spazi alternativi”.

Questo spazio alternativo adotta sempre più il volto di Internet. Un nuovo mezzo in cui i produttori devono entrare senza paura: “Nella breve storia del cinema, noi produttori siamo abituati a reinventarci. E' qualcosa di consustanziale. Oggi ci osno nuove finestre, come il VoD, che possono offrire il cinema che facciamo a un prezzo moderato. Sono fonti che finora non hanno alimentato finanziariamente la produzione per permettere una rotazione interessante, ma spero che lo faranno. Non bisogna perdere l'ottimismo né, soprattutto, la voglia di fare le cose. Non si può frenare la creatività”.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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