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Jenny Gilbertsson • Produttrice

"Lavorare a film per il cinema e serie tv allo stesso tempo"

di 

- Jenny Gilbertsson spiega la strategia della casa di produzione svedese Yellow Bird (Millennium) specializzata in adattamenti cinematografici di libri

Jenny Gilbertsson (Yellow Bird) è stata produttrice associata e script editor della fortunata trilogia Millennium tratta dai romanzi di Stieg Larsson (3 film per il cinema, con oltre 163 milioni di euro di incasso, e 6 per la tv). Recentemente ha prodotto la serie poliziesca centrata su Annika Bengtzon (10 milioni di copie vendute nel mondo), personaggio nato dalla penna della scrittrice Liza Marklund: 6 film per il canale svedese TV4, di cui il primo, Nobel’s Last Will girato dal danese Peter Flinth, uscito anche al cinema. Ci ha parlato del suo lavoro e della strategia di Yellow Bird all'11ma edizione dell'IBF - International Book Forum (10-12 maggio 2012), business area del Salone Internazionale del Libro di Torino riservata allo scambio di diritti editoriali per l’adattamento cinematografico e televisivo.

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Cineuropa: Quali sono le linee guida di Yellow Bird?
Gilbertsson: Yellow Bird è una casa di produzione specializzata nell'adattamento per il cinema e la televisione di libri scandinavi di successo. Devono essere best-seller internazionali e libri in serie per garantire una continuità, cosa utile per la tv. La nostra strategia consiste nel lavorare parallelamente al film per il grande schermo e alla serie televisiva. In questo modo possiamo cercare finanziamenti sia nel mercato del cinema che della tv. E di conseguenza, trarre guadagno da entrambi. In Svezia le due realtà non sono separate.

Che rapporto avete con gli scrittori?
Cerchiamo con loro una collaborazione dinamica. Quando acquistiamo i diritti di un libro, l'incontro con lo scrittore è fondamentale. Ci confrontiamo sul progetto, le reciproche aspettative, il budget. Cerchiamo di capire se l'autore ha voglia di intraprendere questo viaggio insieme a noi. Non sempre si è d'accordo, ma lo scrittore non può porre veti, perché il mezzo è diverso. Da parte nostra, facciamo di tutto perché l'autore riconosca i suoi personaggi sullo schermo.

Naturalmente questo confronto non è stato possibile con Stieg Larsson, autore della trilogia Millennium, morto nel 2004…
Abbiamo parlato con Eva, la sua compagna, con il padre e con il fratello. Non hanno voluto partecipare al progetto, ma semplicemente perché non ne erano i creatori. Abbiamo però lavorato a stretto contatto con la casa editrice. Comprammo i diritti di Millennium quando era ancora un manoscritto. La casa editrice mi segnalò qualcosa di nuovo e speciale che intendeva farci leggere, data la nostra esperienza con Wallander (5 film per la tv svedese tratti dall'omonima serie di romanzi, di cui è stata realizzata anche una versione inglese per la BBC con protagonista Kenneth Branagh, ndr). Quando esplose il caso Millennium, con l'uscita del secondo libro, noi ci stavamo lavorando già da un anno e mezzo.

Che cosa pensa della versione americana di Uomini che odiano le donne? Ne avete venduto i diritti? Avete partecipato alle decisioni?
Non abbiamo venduto i diritti, non lo facciamo mai. Abbiamo creato una joint venture e abbiamo coprodotto. Avevamo due nostri producer coinvolti nelle decisioni, ma nessuna voce in capitolo sul final cut. Si tratta comunque di un grande studio e di un regista fantastico. Per certi versi, la Lisbeth americana è ancora più vicina a quella del libro, più forte.

Con quale paese europeo lavorate meglio?
La Germania è un mercato solido e importante per noi. E' tradizionalmente aperto alle nuove serie scandinave, soprattutto di genere crime. I sei film del progetto Marklund sono coprodotti dalla tedesca ARD Degeto, oltre che dalla danese Nordisk Film. Il primo film della serie, Nobel’s Last Will (uscito lo scorso marzo nei cinema di Svezia, Finlandia e Norvegia, ndr) è stato venduto in oltre 30 paesi. E' un giallo insolito: non si concentra tanto su chi è l'assassino ma sul perché lo fa. L'ultimo episodio lo abbiamo finito di girare a dicembre.

Secondo la sua esperienza, che cosa deve avere un romanzo per riscuotere successo sul grande schermo?
Il nucleo di tutto è un personaggio bello e complesso, che sia ben raccontato, già nel libro, con un linguaggio accattivante. Per quanto ci riguarda, siamo specializzati in crime stories, siamo appassionati di questo genere: la quintessenza dell'eterna lotta tra la vita e la morte.

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