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Thierry Lenouvel • Produttore

"Ho voglia di divertirmi"

di 

- Dopo le tre coproduzioni latino-americane selezionate a Cannes, Ciné Sud Promotion prosegue la sua scoperta di nuovi talenti "sudisti" e si volge verso l'Europa.

Habitué dei grandi festival dall'avvio della sua attività di produttore nel 2002 con Ciné Sud Promotion, Thierry Lenouvel ha messo a segno un ottimo colpo all'ultimo Festival di Cannes con tre coproduzioni in vetrina: La Playa D.C. [+leggi anche:
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di Juan Andrés Arango (Colombia/Brasile/Francia) al Certain Regard, Villegas di Gonzalo Tobal (Argentina/Paesi Bassi/Francia) in proiezione speciale della selezione ufficiale, e La Sirga di William Vega (Colombia/Francia/Messico) alla Quinzaine des réalisateurs. Una tripletta ben rappresentativa della linea editoriale di un produttore appassionato e aperto al mondo, alla scoperta del cinema di qualità.

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Cineuropa: Qual è la linea editoriale di Ciné Sud Promotion?
All'inizio, era volta al Mediterraneo. Ho montato il festival di Montpellier prima di aprire nel 1996 un fondo di sostegno allo sviluppo della sceneggiatura al festival di Amiens. A forza di offrire expertise, di accompagnare gli autori e di fare il "go between", è nata l’idea di cominciare a produrre. Ho allargato il campo ai film africani e all'America Latina. Il mio lusso è di avere sempre scelto i film sui quali volevo lavorare: ho voglia di divertirmi. Sono intervenuto soprattutto in maniera minoritaria, ma mai come uno "sleeping partner".

Al di là della scoperta di nuovi autori, su quali criteri sceglie i progetti?
Amo i soggetti forti, ancorati alla società di oggi, come la lotta delle donne algerine con Rachida (Un Certain Regard nel 2002), l’infibulazione con Moolaadé (premio del Certain Regard nel 2004), la barriera di sicurezza in Cisgiordania con Mur (Quinzaine des réalisateurs 2004), la difficile riconciliazione tra serbi e bosniaci con Au feu (Pardo d'argento a Locarno 2003) o il ghetto nero di Bogota di La Playa D.C.. Ma non dimentico mai l'aspetto puramente cinematografico come con La Sirga, un'opera prima di una padronanza impressionante.

Come finanzia i suoi progetti?
In Francia, il nostro strumento di lavoro è l'ex Fondo Sud che si è fuso con l'aiuto ai film in lingua straniera per diventare l'Aiuto ai cinema del mondo. Sono un po' perplesso perché i due fondi avevano filosofie diverse, l'uno volto alla cooperazione e allo sviluppo, l'altro più tecnico e più centrato sulle coproduzioni europee. Ci si chiede che cosa farà la commissione dinanzi a due progetti artisticamente di qualità: uno europeo diciamo piuttosto "ricco", a 6 M€, e un film del Sud, africano o latino-americano, a 700 000 euro. Aiuterà il più povero o il più ricco?

Quali sono i vostri progetti?
Ci apriamo all'India con Qissa di Anup Singh (in montaggio), prodotto dalla Germania (Heimatfilm) e coprodotto con l'Olanda (Augustus Film) e l’India. Sto anche montando De la terre sur la langue del colombiano Rubén Mendoza. Abbiamo inoltre coprodotto con la Germania e la Svizzera Tue-moi di Emily Atef e stiamo iniziando Run, Boy, Run di Pepe Danquart con la Germania (Bittersuess Pictures) e la Polonia. Lanciamo anche cinque progetti francesi, tra cui il poliziesco sociale Un désert d'étrangers di Raphaël Vion (con Thierry Frémont, Gilles Cohen e Adèle Exarchopoulos) e Marseille di Sepideh Farsi. Gli altri tre progetti sono in fase di trattamento: una commedia sociale di Bourlem Guerdjou, una commedia rock ed ecologista di Anna de Palma (con Helena Noguerra) e il primo lungometraggio di Fejria Deliba.

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