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Ignasi Guardans • DG di CUMEDIAE

'La cultura merita un trattamento specifico'

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- Il media consultant Ignasi Guardans parla di Comunicazione sul Cinema, armonizzazione del fisco europeo e aumento dell'IVA in Spagna

L'industria cinematografica europea attende con ansia la nuova Comunicazione sul Cinema, che sarà presentata a Bruxelles a dicembre. La Comunicazione è essenziale: senza, tutti i fondi e gli schemi dovranno essere approvati dalla Commissione. Ma non tutti i problemi saranno risolti dalla Comunicazione sul Cinema, come spiega Ignasi Guardans, DG della CUMEDIAE di Bruxelles. L'armonizzazione del sistema fiscale europeo ha bisogno di linee guida.

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Cineuropa: Per la Commissione Europa bloccare la competizione fiscale attraverso la nuova Comunicazione sul Cinema è ancora un tema chiave?
Ignasi Guardans: La Commissione è contro il 'beauty contest' fiscale tra gli Stati membri che dispongono di schemi migliori per attrarre investimenti per il cinema. Comprendo il punto di vista della Commissione: potrebbe alterare il mercato, ma è la conseguenza della mancanza di una vera armonizzazione fiscale in Europa. Ed è piuttosto stupido cercare il cambiamento attraverso la Comunicazione sul Cinema invece di confrontarsi sulle differenze di schemi fiscali ad un livello più alto. Potremmo optare per un sistema fiscale più armonico, ma se le tasse restano un fattore puramente nazionale, avremo sempre la competizione.

E come si può cambiare?
Ad alto livello, la discussione potrebbe partire da IVA e tasse per le società. Potremmo avere uno schema europeo, modelli europei e incentivi fissi da utilizzare. Fa parte di un dibattito più ampio sul rafforzamento dell'Europa come vera unione economica e non solo monetaria - si includerebbe l'elemento fiscale, sul tavolo di discussione ora, proprio in mezzo alla crisi. Il dibattito è ampio e verte sull'unione fiscale.

Questo ci proteggerebbe da aumenti fiscali come l'IVA sul cinema in Spagna?
L'aumento dell'IVA dall'8 al 21%, avvenuto in Spagna per teatri e attività culturali, danneggerà seriamente molte compagnie, esercenti e operatori dell'industria culturale. Il passaggio dall'8 al 21% è ingiusto, e sarebbe tutto diverso se ci fosse un'IVA europea armonizzata. Il continente dovrebbe chiarire a tutti gli Stati membri che la cultura non è solo intrattenimento, e spingerli a mantenere basse le tasse sulla cultura.
Il Governo spagnolo dice che si tratta di misure temporanee ma sarà troppo tardi quando la crisi sarà finite. Non puoi uccidere un malato durante una visita e riportarlo in vita tempo dopo.

Che tipo di impatto ha avuto la Comunicazione sul Cinema sul fisco?
La Comunicazione sul Cinema fissa criteri secondo i quali i sussidi possono essere legali o meno, ma allo stato attuale non dice quale deve essere l'IVA in uno Stato o in un altro. La questione è al Consiglio dei Ministri della Cultura. Sarebbe possibile fissare alcune linee guida anche senza armonizzare l'IVA, affinché la cultura non venga attaccata dagli aumenti. Certo, l'obiettivo dell'IVA non è uccidere l'industria culturale, anche a livello finanziario non avrebbe senso: se una compagnia chiude non paga le tasse.

C'è qualche possibilità che dal Consiglio dei Ministri emergano delle linee guida?
Ci sarebbe, ma nelle attuale circostanze politiche tutti cercano altro. Purtroppo, le priorità della cultura non sono esattamente le più importanti sul tavolo del Consiglio dei Ministri. E questa è la realtà. La Commissione Cultura potrebbe fare pressioni politiche e avere la leadership. Il presidente della Commissione potrebbe farlo, ma non sta per accadere attualmente.

C'è consapevolezza su questi temi in Europa?
Il settore della cultura in Spagna potrebbe alzare la voce e chiarire al resto dell'Europa che è sotto attacco: viene trattato come se fosse intrattenimento. C'era un memorandum interno del Ministero delle Finanze, finito su Twitter, ma era un documento interno prima che l'IVA venisse innalzata al 21%, trattando arte, performance e cinema come puro intrattenimento. Se fosse solo intrattenimento, il 21% sarebbe giusto, ma la cultura merita un trattamento specifico.

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