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Roman Polanski • Regista

"Ho trovato il testo esilarante"

di 

- Di ritorno in concorso a Cannes, il cineasta polacco Roman Polanski parla di Venere in pelliccia

Roman Polanski • Regista

Circondato dagli attori Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric, dal direttore della fotografia Pawel Edelman, il compositore Alexandre Desplat, lo sceneggiatore e autore della pièce originale riadattata David Ives, e i produttori Alain Sarde e Robert Benmussa, un Roman Polanski sorridente ha dato alla stampa internazionale qualche indicazione su Venere in pelliccia [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Roman Polanski
scheda film
]
, presentato in concorso al 66mo Festival di Cannes.

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Perché ha scelto un teatro per questo suo "huis clos"?
Roman Polanski
: Quando ho letto la pièce di David Ives, ho trovato il testo esilarante e ho pensato che andasse adattato. E' ambientata in una sala audizioni. Ma in Francia, contrariamente agli Stati Uniti e a New York in particolare, le audizioni si fanno spesso in teatro. E visto che sono cresciuto in un teatro, in Polonia, protagonista di una pièce che mi ha messo per la prima volta in contatto con un teatro vuoto, ho pensato che fosse il luogo ideale per questa storia. Abbiamo costruito il teatro del film, il che dava modo di muoversi: non si aveva una sensazione di claustrofobia come quando si è chiusi in uno stesso luogo. Ho voluto un teatro un po' decrepito, malandato, non un bel teatro dove questo genere di spettacolo o di messa in scena non avrebbe mai trovato posto.

Qual era la principale sfida di questo adattamento?
Con due sole persone in una pièce, si rischiava di annoiare lo spettatore. Era una cosa delicata. Bisognava anche che il pubblico rimanesse col fiato sospeso per tutta la pièce, una sfida del tutto naturale. Affrontare questa difficoltà mi ha veramente appassionato. Ma l'origine del testo non ha importanza, quello che conta è il risultato. Che venga da un libro, da un'opera teatrale o da un cavallo, poco importa. Se è un bel testo, è un bel testo, e questo qui è straordinario. Sembra sempre molto strano agli attori perché non sei il personaggio, eppure lo assimili poco a poco e lo diventi, e ti sorprendi all'improvviso a ipotizzare cambiamenti nel testo. Perché sei questo testo, ti è entrato dentro.

Che cosa l'ha attirata del fatto di avere due attori nello stesso spazio?
Era il mio sogno da tempo. Nel mio primo film (Il coltello nell'acqua, ndr), c'erano solo tre personaggi. Due personaggi, era una vera sfida. Vengo da una scuola di cinema e gli studenti amano le sfide. Questo testo me lo ha permesso. E non vedo alcuna difficoltà nel fare questo genere di film.

Emmanuelle Seigner l'ha stupita per la sua interpretazione?
Leggendo il testo mi dicevo: ecco una cosa per Emmanuelle. Ma perché potesse esprimerlo come io speravo, bisognava che fosse in francese e girato in Francia. Una volta assimiliato il testo, mi ha davvero stupito. Eppure non era tanto entusiasta quando le ho fatto leggere la pièce in inglese e ho dovuto convincerla un po'.

Perché ha accettato di partecipare alla competizione?
Vengo a Cannes dai tempi in cui studiavo alla scuola di cinema. Certo, mi divertivo molto di più quando non ero conosciuto perché potevo girare per strada senza essere disturbato. Chiunque voglia fare un film trova qui le ragioni per andare avanti ed è appassionante. Poi, puoi avere dei premi, a Cannes o altrove. La mia prima esperienza in concorso a Cannes con L'inquilino del terzo piano è stata disastrosa, il film è stato accolto male, è stato umiliante. Quando ho saputo che avevo la Palma d'oro per Il pianista, è stato un momento eccezionale e sarebbe ipocrita dire che non m'importa. Quando mostri un film qui, devi essere in competizione, avere lo spirito sportivo e non dirò che, siccome ho già una Palma d'oro, non mi interessa più. 

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(Tradotto dal francese)

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