email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Fatih Akin • Regista

"Ho scoperto di essere un buon produttore solo con me stesso"

di 

- Il cineasta turco-tedesco fa parte della giuria del Festival del Cinema di Marrakech e parla del suo nuovo progetto, The Cut

Fatih Akin • Regista

La trilogia Love, Death and the Devil ha dato grande soddisfazione al regista tedesco di origine turca Fatih AkinLa sposa turca [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
 (2004) è stato Orso d'oro a Berlino e la sceneggiatura di Ai confini del paradiso [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Fatih Akin
intervista: Klaus Maeck
scheda film
]
 (2007) è stata premiata a Cannes, però manca ancora un capitolo finale che il regista ha già girato: The Cut. Il cineasta parla con Cineuropa di questo progetto prodotto dalla sua compagnia, Corazón International, con protagonista Tahar Rahim (Il profeta [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Jacques Audiard
intervista: Jacques Audiard e Tahar Ra…
scheda film
]
), mentre è membro della giuria del Festival del Cinema di Marrakech.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Cineuropa: Non c'è dubbio che Tahar Rahim sia un ottimo attore, ma perché ha scelto proprio lui come protagonista del film?
Fatih Akin: Per le sue condizioni fisiche e interpretative è perfetto per sviluppare questo ruolo, che è piuttosto complesso. Da un lato Tahar non dice una parola in tutto il film e il suo personaggio sembra un po' Charlie Chaplin, ma al contempo è un personaggio tipico dei western, come quelli di Sergio Leone.

Questo capitolo finale completa la sua analisi sulla condizione umana concentrandosi sulla malvagità che in teoria tutti portiamo dentro.
Sì, credo che ci sia malvagità dentro di noi da quando nasciamo. Quello che mi affascinava era esplorare il fatto che la malvagità è un processo di transizione dalla bontà e che esiste anche il fenomeno inverso. Sono concetti legati in maniera molto intima. Il corpo più bello, ad esempio, può albergare un cancro al suo interno, e una stessa persona può essere capace di atti amabili e dei peggiori crimini. Ho sempre pensato che il genere umano si trovi in questo momento a metà del suo processo evolutivo. C'è ancora da stabilire se smetteremo di vivere entro frontiere, separati gli uni dagli altri dalla religione, la nazionalità…


Perché ha deciso di sospendere la trilogia e concentrarsi su altri progetti prima di completarla?
Ero piuttosto esausto di lavorare con materiale così serio e ho deciso di girare Soul Kitchen [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
(2008), qualcosa di più leggero, che intrattenesse un pubblico più vasto e che si potesse vedere mangiando popcorn. Era come praticare un nuovo sport. Volevo sapere se potevo muovere la camera in modo diverso e raccontare un'altra storia. Ne sono molto fiero.

Con questo film torna anche ad essere produttore di se stesso.
E' una cosa per cui ho lottato molto. Per dieci anni ho lavorato per altri produttori. Loro non volevano nessuno degli attori protagonisti di La sposa turca e Ai confine del paradiso. Ho dovuto lottare per loro. Volevano che rinunciassi a persone che poi mi hanno reso famoso! Per essere il tuo produttore, devi confrontarti con molte responsabilità, burocrazia e lavoro non creativo, ma ti dà la libertà. Per un periodo ho cercato di produrre giovani talenti per dar loro la stessa libertà, pero mi sono quasi rovinato. Ho scoperto di essere un buon produttore solo con me stesso.

Perché ha accettato di essere membro della giuria del Festival del Cinema di Marrakech?
La ragione sono gli altri membri. Martin Scorsese, il presidente della giuria, ha riunito gente talentuosa come Paolo Sorrentino e Park Chan-Wook. Inoltre, lui è il mio padre cinematografico, e se tuo padre ti chiama, tu rispondi. Devo confessare che non credo sia possibile giudicare l'arte. Quelle volte che ho fatto parte di una giuria siamo finiti col dare il premio all'amico, conoscente, compagno di studi o amante di uno dei membri. Ma stare a Marrakech e vedere i film degli altri per una settimana mi permette di ossigenarmi prima di cominciare a montare The Cut. Ho sempre sognato di avere un mese libero prima di entrare in sala di montaggio, per poter prendere distanza dalla pellicola girata. E' una cosa che non mi sono potuto permettere prima perché, altrimenti, i film avrebbero perso l'opportunità di entrare in competizione in qualche festival di cinema.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy