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Katriel Schory • Direttore esecutivo, Israel Film Fund

“In Israele, le persone stanno chiaramente tornando al cinema per i film israeliani”

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- Dalla sua fondazione nel 1979, l’Israel Film Fund ha supportato la produzione di oltre 340 film. Incontro con il direttore esecutivo Katriel Schory

Katriel Schory  • Direttore esecutivo, Israel Film Fund

Dopo essere stato istituito nel 1979, l’Israel Film Fund ha supportato la produzione di oltre 340 film, tra i quali cinque lungometraggi israeliani che quest’anno hanno partecipato al Festival di Cannes. Cineuropa ha incontrato il direttore esecutivo del Film Fund, Katriel Schory, che ci ha raccontato una storia di successo che potrebbe essere una fonte di ispirazione per molti paesi europei.

Cineuropa: Il cinema israeliano è stato ben rappresentato quest’anno a Cannes. Come lo spiegherebbe?
Katriel Schory: Innanzitutto, tutti i film che sono qui, sono supportati da investimenti pubblici. In effetti, è quasi nulla la possibilità di produrre un film in Israele senza finanziamenti pubblici. La maggior parte di questi film (a Cannes) hanno co-produzioni internazionali e la Germania è il nostro partner principale con tre titoli.

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Quando, secondo lei, i film israeliani sono tornati davvero sulla scena internazionale?
Penso che siamo ritornati effettivamente sulla scena internazionale nel 2001, con Marriage Tardif, e da allora abbiamo avuto una costante rappresentanza qui come in molti altri festival.

Come vengono percepiti i film israeliani in Israele?
In Israele, le persone stanno chiaramente tornando al cinema per i film israeliani.

Abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo perso una parte di pubblico, ma negli ultimi 10, 12 anni, abbiamo visto il ritorno massivo del pubblico israeliano al cinema locale. I numeri non sono male: alcuni film stanno andando davvero bene - per noi, vendere più di 150.000 biglietti in un paese delle dimensioni di Israele è un ottimo risultato.

Quindi, tutto sommato, c’è un grande interesse verso i film israeliani anche da parte di Israele.

Ha l’impressione che la risposta dei rivenditori internazionali sia positiva?
Sono molto felice: se ad esempio guardo i film che abbiamo qui, tutti e cinque hanno dei rivenditori internazionali. Sono arrivati a Cannes con dei rivenditori internazionali, e vuol dire che questi rivenditori li avevano trovati interessanti ancor prima della loro partecipazione al festival.

Alcuni rivenditori europei ritengono importante volare in Israele due o tre volte l’anno per vedere cosa si sta facendo e per incontrare produttori. Alcuni film trovano un rivenditore quando sono in fase di sceneggiatura, per avere la certezza di possedere i diritti quando il film sarà finito, distribuirlo e presentarlo nel mondo.

Come riuscite a procurarvi rivenditori per i film israeliani?
Per i lungometraggi di fiction abbiamo due eventi principali in Israele: il Gerusalemme Film Festival e l’Haifa Film Festival. Molti rivenditori credono sia importante esserci.

Sono inoltre in contatto con me e alcuni hanno sviluppato delle relazioni con produttori israeliani e arrivano indipendentemente dai festival.

Abbiamo il film vincitore del premio principale del Tribeca, due o tre settimane fa, Zero Motivation, e avremo sicuramente un film israeliano a Locarno e a Venezia, con ottime prospettive anche per San Sebastian e Toronto.

L’Israel Film Fund aiuta molto. In realtà siamo una specie di “organizzatori di incontri”: creiamo le piattaforme perché i produttori israeliani possano venire e presentare… Organizziamo incontri, produciamo… Cerchiamo sempre di aiutare i professionisti del cinema israeliano ad incontrare persone e trovare partner…

Molti produttori europei valutano l’Israel Film Fund come un modello di buone pratiche. Come funzionano i finanziamenti pubblici del cinema in Israele?
In media, ogni anno superiamo le 250 iscrizioni di sceneggiature interamente sviluppate, ma abbiamo soldi per 12-14. È una selezione dura, ma abbiamo un team che se ne occupa - consulenti ed esperti che li leggono. Poi, insieme ai miei esperti, leggiamo quelli che rientrano in una lista ristretta e infine decidiamo.

Sembra un’ottima procedura. Alla fine, qual è il vero compito di un fondo cinematografico? Creare un sistema che ti permetta di rintracciare o trovare i cineasti più talentuosi e le storie migliori. Ci chiediamo sempre: il Fondo funziona bene, ci sta aiutando davvero a individuare talenti?

Cosa ci dice degli accordi di co-produzione degli ultimi anni?
Ho negoziato personalmente la maggior parte delle co-produzioni. I nostri maggiori partner sono la Francia, con 45 coproduzioni tra il 2001 e il 2013, e la Germania con 31. Il numero di paesi con i quali abbiamo accordi di co-produzione sono parecchi, e funziona davvero: un terzo dei soldi investiti nei lungometraggi israeliani viene dall’estero sotto forma di co-produzioni.

Ma la co-produzione non è una strada a senso unico. C’è reciprocità. Anche noi investiamo come co-produttori di minoranza in film non israeliani.

Quando sono arrivata al Fondo, c’erano accordi di co-produzione con cinque soli paesi. Negli ultimi 12 anni, il cinema israeliano ha visto notevoli cambiamenti: se guarda su Google, dov’era il cinema israeliano, diciamo nel 1998 o nel 1999? Non eravamo sulla scena internazionale.

Oggi, dopo tutti questi anni, siamo tornati sulla scena internazionale e abbiamo 17 accordi di co-produzione. Oggi va davvero bene ma richiede ovviamente lavoro e impegno.

Qual è la chiave del successo dei film israeliani?
Se dieci, dodici anni fa, era una coincidenza il fatto che un film israeliano avesse successo, oggi non lo è più.

Oggi è una rara combinazione di tre elementi: storie forti, che arrivano da un paese turbolento, molto intenso, dove la vita è al limite, registi molto talentuosi che vengono fuori dalle scuole cinematografiche israeliane e un molto movimento di competenze e professionisti della produzione. Quando questi tre elementi si uniscono, nasce la fiducia anche nei mercati e nei festival internazionali. Questa è una delle chiavi del successo.

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(Tradotto dall'inglese)

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