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Kristian Milic • Regista

La politica non appartiene al cinema

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- Kristijan Milic ha parlato a Cineuropa del suo secondo film, Number 55, della sua esperienza nella guerra degli anni ’90 in Croazia e la sua affinità con il cinema di genere.

Kristian Milic • Regista

Il secondo film del croato Kristijan Milic, Number 55 [+leggi anche:
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, ha conquistato otto Golden Arena, fra i quali quello al Miglior Film e Regista, al Pula Film Festival per film nazionali. A Cineuropa ha parlato della sua esperienza nella guerra degli anni ’90 in Croazia e la sua affinità con il cinema di genere.

Cineuropa: Ha una evidente affinità con i film di genere: questo è il suo secondo lavoro sulla guerra, e se The Living and the Dead era unito all’horror, Number 55 si muove verso il genere d’azione.

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Kristijan Milic: I film di guerra mi sono sempre piaciuti, soprattutto quelli sul Vietnam. Successivamente ho combattuto anch’io, e l’affinità per il genere si è sviluppata ulteriormente. Ogni genere ha i suoi sottogeneri, e i film bellici possono essere più o meno d’azione, addirittura horror. Ma il genere bellico non è l’unico che mi interessa: sono un grande supporter anche dei noir e degli horror.

Number 55 è basato su eventi realmente accaduti. Perché ha deciso di fare un film proprio su questa storia?

Oltre al fatto che si tratta di una delle storie più tragiche della Guerra in Croazia [la Guerra Croata d'Indipendenza], è l'adattamento ideale per il grande schermo in tutti i sensi: è interessante, piena di suspense, devastante, e fattibile anche con risorse limitate. D'altro canto, poche persone conoscono questo evento, e ci ha dato un ulteriore motivo per farne un film.

Perché ha deciso di non avere uno o due protagonisti, e di dare invece a tutti una più o meno uguale importanza? Non riduce così le possibilità che il pubblico entri in relazione col film?

Credo sia un approccio legittimo se il film segue un gruppo di persone (e in questo caso vari gruppi). Non è insolito, soprattutto nel genere bellico. Howard Hawks e John Carpenter hanno utilizzato lo stesso approccio per molti dei loro film, e questo film affonda le sue radici nella tradizione, e il suo concept ricorda innegabilmente Distretto 13 - Le brigate della morte, anche se basato su un evento reale. Per quanto riguarda il pubblico, non penso che si riduca l'impatto. Di solito la gente è costretta a identificarsi con un solo personaggio che forse neanche va loro bene. In questo film ognuno può scegliere il personaggio a lui più vicino. E sinceramente spero che la maggior parte del pubblico entri in relazione con tutti, perché questo è l'obiettivo del mio approccio.

Come ha collegato la sua esperienza bellica con questo film? Non c'è politica dentro, e nemmeno un diretto riferimento al nemico.

In una vera battaglia di rado vedi il nemico, e se lo vedi cerchi di evitare i proiettili o di colpirlo. E questa è la relazione più diretta che si possa immaginare, mi creda. Per quanto riguarda la politica, non penso che appartenga al cinema. Disprezzo letteralmente i film che impongono una qualunque visione politica al loro pubblico. Nei miei film, cerco di essere il più obiettivo possibile, anche se va contro le mie inclinazioni.

Il film ha un superbo reparto tecnico. Quali sono state le sfide maggiori, e com'è fare un film così in Croazia?

La parte di più difficile era girare le scene come da programma - erano impegnative, il tempo era poco. Ma al cinema il tempo è denaro, e la risposta è semplice: le condizioni per fare film così in Croazia sono pessime perché non ci sono abbastanza soldi. Questo film è costato circa un milione di dollari. Cerchiamo di immaginare come sarebbe il budget se fosse girato negli States: in confronto, ogni episodio di Band of Brothersera costato $12,5M nel 2001. Oggi costerebbe il triplo. 

Come vede la relazione tra cinema croato e guerra degli anni '90?

Fare un film bellico non è mai stato popolare, e c'era un'idea generale in Croazia che tutti i nostri film fossero di guerra, anche se in realtà erano drammi con (inevitabilmente) la guerra sullo sfondo. Riesco a contare veri film di guerra sulle dita di una mano, e anche questi non sono basati sulla vera azione bellica. Forse oggi quel tipo di film sarà accettato più che dieci o quindici anni fa, quando la guerra era fresca nella memoria delle persone.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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