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Yngvild Sve Flikke • Regista

“Cadere, che sia nel giogo dell’amore o meno, per risollevarsi meglio”

di 

- Cineuropa ha incontrato la regista norvegese Yngvild Sve Flikke, che ha appena presentato il suo primo lungometraggio Women in Oversized Men’s Shirts

Yngvild Sve Flikke  • Regista

La maggior parte dei film norvegesi proposti al pubblico questa primavera sono stati realizzati da donne molto giovani. Prendiamo il caso di Yngvild Sve Flikke: ha appena partecipato al Festival di Göteborg tenutosi in Svezia con il suo primo lungometraggio Women in Oversized Men's Shirts [+leggi anche:
trailer
intervista: Yngvild Sve Flikke
scheda film
]
, presentato nella mitica sala di Drake, uno dei cinema svedesi più belli, con 700 posti a sedere e sipario ornato con un’impressionante varietà di lino “drakkar”. Il film, prodotto dalla Motlys con il sostegno dell’istituto norvegese del cinema, è liberamente ispirato al celebre romanzo Vente, blinke di Gunnhild Øyehaug. Inoltre, sarà presentato alla cerimonia di apertura del Festival Kosmorama, che si terrà a Trondheim agli inizi di marzo.

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Cineuropa: Gunnhild Øyehaug è anche sceneggiatrice e scrittrice dei dialoghi del suo film?
Yngvild Sve Flikke: Sì, abbiamo lavorato fianco a fianco Gunnhil e io, ed è stato un lavoro armonioso perché abbiamo la stessa età, quindi molto in comune. Poi siamo entrambe giovani madri di famiglia, le cui madri, un’altra incredibile coincidenza, sono originarie dello stesso paese. Ma le nostre sono opere comunque molto diverse. Alcuni personaggi del libro non compaiono nel film e viceversa: per esempio, abbiamo dato vita al personaggio di Agnes, la donna più anziana. Però nel film, come nel libro, l’intento femminista è lampante e l’umorismo essenziale, e nella voce della narratrice, interpretata da Gunnhild, troviamo molta autoironia. Trovare il giusto equilibrio tra empatia e ironia, tra coinvolgimento e distacco, era la nostra costante preoccupazione.

Trondheim, città a lei molto cara, viene mostrata al meglio, nei primi giorni d’estate, in cinemascopio.
Verissimo, volevo mostrare la cattedrale, i musei, il lato artistico e letterario di una città che troppo spesso viene sottovalutata. Il tempo magnifico di cui abbiamo beneficiato durante le riprese ci ha regalato delle belle immagini, filmate dal direttore della fotografia Marianne Bakke. Ho fatto molte passeggiate in questa città che sento mia pur non essendolo, dal momento che non ci vivo più. Questo mi ha permesso di guardarla con occhi nuovi per la scelta degli esterni, anche se il caffè frequentato da Sigrid è stato costruito di sana pianta.

Nel film vediamo tre donne norvegesi, tre diverse generazioni…
Tutte e tre alla ricerca di identità e di autenticità e, allo stesso tempo, di felicità e ascesa sociale: Sigrid, il personaggio principale, una studentessa innamorata di uno scrittore più vecchio di lei; Trine, una donna incinta che non esita a farsi coinvolgere, anche fisicamente, in pratiche artigianali avanguardiste; Agnes, una falegname di una certa età, che parte improvvisamente alla ricerca del figlio abbandonato. I ruoli principali sono interpretati da Inga Ibsdotter Lilleås, una principiante del settore, e due attrici esperte quali Henriette Steenstrup e Anne Krigsvoll.

Perchè questo film? È un film corale?
No, non volevo che fosse uno di quei film corali in cui le storie sono ingarbugliate. I nostri personaggi s’incrociano a malapena. Il finale è allo stesso tempo aperto e chiuso: tutte le storie si concludono, completandosi con un lieto fine, ma rimangono comunque punti esclamativi e interrogativi. Il film è una sorta di commedia filosofica esistenziale. Si tratta di vita e di come viverla, di personaggi complessi e dei loro problemi, sogni, illusioni e frustrazioni, il tutto presentato con scene a tratti divertenti, situazioni familiari in cui chiunque può riconoscersi. Le mie donne inciampano, si perdono anche un po’, cadono persino, ma sempre per poi risollevarsi meglio. Sigrid impara a scendere a compromessi. Trine fa progressi: quello che all’inizio le sembrava impossibile, diventa fattibile nonostante tutto. Quanto a Agnes, non avrà sicuramente la carriera che desiderava, ma è poi così importante? 

Ha sempre nutrito la passione per il cinema?
Non proprio. Quand’ero piccola volevo fare l’attrice e soprattutto dipingere e disegnare. Mi sono ritrovata a studiare antropologia prima di iniziare a lavorare nel campo della comunicazione. In questo momento il cinema ha avuto la meglio e mi ci lascio condurre.

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(Tradotto dal francese)

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