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Paolo Sorrentino • Regista

"Youth esorcizza la paura del tempo"

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- CANNES 2015: Il regista premio Oscar Paolo Sorrentino parla del suo film Youth in concorso al Festival di Cannes

Paolo Sorrentino  • Regista

"Per me il tempo è l'unico soggetto possibile: come trascorrere il tempo, quanto ne rimane, quanto è passato. Tutto ruota intorno al tempo". Paolo Sorrentino sintetizza così Youth - La giovinezza [+leggi anche:
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intervista: Paolo Sorrentino
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(leggi la recensione), suo settimo film, in concorso al Festival di Cannes e già venduto in 75 Paesi.

Il titolo, spiega il regista napoletano che compie 45 anni il 31 maggio, sintetizza il racconto dentro il film, "il nostro rapporto con il futuro e con l'essere giovani anche quando non lo si è più". Sorrentino pensa a Youth come a un film ottimista, "forse fatto per esorcizzare certe paure che io credo tutti noi abbiamo. Il passare del tempo mi appassiona perché il futuro è una grande occasione di libertà e la libertà è un sentimento che appartiene all'essere giovani".

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Cineuropa: Cosa c'è di lei nel film?
Paolo Sorrentino: E' un film molto personale, ed è un film d'amore: sono alla mia massima capacità di formularlo, perché ho tanti pudori. E riprendo l'amore nell'amicizia, la memoria, il rapporto genitori e figli. 

Perché ha scelto di girare in lingua inglese? 
Solo gli inglesi possono esser fatti baronetti, credo, e poi volevo che ci fosse il rapporto con la regina. In realtà il film è concepito per Michael Caine: non l'avrei fatto senza di lui. Ha carisma, classe, eleganza che raramente si trovano in attori di una certa età. Non c'è niente di male che registi non britannici girino in inglese. Le nuove generazioni hanno una cultura di riferimento non solo esclusivamente del proprio Paese. Viceversa, trovo superato fare paragoni tra registi italiani di oggi e ieri. 

Come ha scelto i protagonisti?
Penso al protagonista prima di scrivere. Harvey Keitel è stato per anni sempre nei film più belli da vedere, e la sua mitologia cresceva. Caine lo stesso, ha una statura tale per cui non ha bisogno di un curriculum, la sua personalità gli conferisce autorevolezza. 

Due grandi amici con visioni diverse della vita. 
Il personaggio di Caine ha un'amorevole distanza dalle cose, che non garantisce certo la felicità, ma una certa quiete. Quello di Keitel è invece la passione per antonomasia: è un regista che fa di un film una questione di vita o di morte, che è una cosa comune nel cinema: un film può diventare una vera ossessione. Io tenderei ad essere come Keitel ma sto lavorando per andare verso Caine.

L'Oscar ha influenzato il lavoro su questo film?
No, il film l'ho scritto nell'agosto 2013, prima dell'Oscar. Poi non ho avuto il tempo di pensare a cosa significasse per me averlo vinto.

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