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Sinai Abt • Direttore artistico, Docaviv

"I documentari possono sensibilizzare gradualmente"

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- Cineuropa ha incontrato Sinai Abt, il direttore artistico di Docaviv, per discutere il successo dell'evento e il potenziale legame tra politica e documentari

Sinai Abt  • Direttore artistico, Docaviv

La 17ma edizione di Docaviv, il Festival Internazionale del Documentario di Tel Aviv, che si è svolta dal 7 al 16 maggio, è stata un enorme successo. Le proiezioni del festival sono state viste da 50.000 spettatori, un aumento del 10% rispetto all'edizione 2014, che a sua volta superò quella del 2013 di 10.000 biglietti. Cineuropa ha parlato con il direttore artistico del festival, Sinai Abt, delle ragioni di quest'improvvisa impennata e dello stato attuale del documentario israeliano.

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Cineuropa: Come si spiega l'enorme impennata della partecipazione a Docaviv?
Sinai Abt: Ci piace pensare che sia il risultato del nostro duro lavoro e di una buona programmazione, ma sono sicuro che non sia tutto. C'è un grande pubblico per i media tradizionali, televisione e tutto il resto, ma c'è anche una reazione. Una parte del pubblico è alla ricerca di alternative, e vengono qui, a Docaviv. Saranno anche una minoranza, ma sono una grande minoranza, e cercano spunti culturali diversi. 

La percezione dei documentari da parte del pubblico è cambiata?
Il pubblico li vede sempre più come una forma di intrattenimento. Una volta erano percepiti come qualcosa di molto serio, educativo e divulgativo. Ora la gente viene a vederli per l'esperienza cinematografica, oltre all'argomento, che è ancora il cuore del genere. E riceviamo sempre più film pensati per essere divertenti, oltre a trattare un determinato argomento.

Da dove arrivano i finanziamenti per Docaviv?
La maggior parte sono finanziamenti pubblici, dell'Israel Film Council e un po' del comune, e il resto viene da sostenitori privati ​​e dagli sponsor commerciali, il maggiore dei quali è la società satellite Yes, che investe molto nei documentari. Gli sponsor commerciali hanno interesse a vedere i loro marchi connessi a Docaviv per l'afflusso di pubblico in aumento e perché l'evento stesso è percepito come qualcosa che ha un certo livello di qualità.

Il finanziamento statale vi limita al momento di proiettare alcuni film che potrebbero essere considerati scomodi politicamente?
No, non abbiamo mai avuto alcun tentativo da parte di qualsivoglia figura politica di intervenire nella nostra programmazione o di segnalare un film in particolare come potenziale problema. È anche il caso dei film stessi - la maggior parte dei documentari israeliani sono finanziati in parte con fondi pubblici dell'Israel Film Council, e molti di loro sono molto critici verso il governo israeliano e le sue politiche, ma tuttavia, vengono realizzati e proiettati nel Paese.

La politica non c'entra con i professionisti che decidono come stanziare il denaro. Si è parlato molto a questo proposito, i politici si lamentano che il governo israeliano finanzi film "anti-israeliani", ma i film vengono realizzati e proiettati ugualmente. Spero che continui così.

Non molti film israeliani proiettati al Docaviv sono politici, il che mia ha sorpreso. Sembra che riguardino più che altro storie intime e familiari...
Sì, sembra esserci una nuova tendenza. Circa dieci anni fa, una percentuale enorme dei film parlava di occupazione e della situazione politica generale. Ma forse i registi si sono stancati di questi argomenti e vogliono fare qualcosa di diverso. Probabilmente c'è anche un sentimento di disperazione, che porta a questa nuova tendenza verso film più intimi. E a causa della situazione specifica in Israele, anche quando raccontiamo una storia molto personale, spesso ha molti riferimenti politici.

La gente spesso mi chiede se i documentari possano fare la differenza, rispondo sempre che è molto difficile. Penso che se i documentari facessero davvero la differenza nella realtà di cui parlano, l'occupazione sarebbe già finita. Ce ne sono stati alcuni molto buoni sull'occupazione e non è cambiato molto. Fanno però la differenza sensibilizzando e facendo cambiare gradualmente idea agli spettatori.

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(Tradotto dall'inglese)

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