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Giuseppe M. Gaudino • Regista

Anna, una donna che esce dal limbo

di 

- VENEZIA 2015: Il film di Giuseppe M. Gaudino Per amor vostro è presentato in concorso a Venezia, protagonista Valeria Golino

Giuseppe M. Gaudino  • Regista

Giuseppe M. Gaudino torna al cinema di finzione con Per amor vostro [+leggi anche:
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intervista: Giuseppe M. Gaudino
scheda film
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- in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia - dopo anni di lavoro nel documentario. Il film rischiava di non esistere senza un piccolo gruppo di produttori indipendenti che ha deciso di sostenerlo. "Questa operazione ha del miracoloso", dice il regista. Per amor vostro e' la storia di Anna (Valeria Golino), una donna di Napoli prigioniera dei doveri familiari, che ama i suoi tre figli e scopre che il marito fa l'usuraio.

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Cineuropa: Anna è una donna che per donare amore si annulla. Il suo unico sostegno sono i ricordi. 
Giuseppe M. Gaudino: Per anni ci hanno fatto cantare di "lasciare andare le cose" [n.d.r. Let it Be dei Beatles], ma lasciare che le cose accadano è un danno. Volevo raccontare il sentimento di una donna che vive in un limbo, come vivono molte persone di diverse estrazione sociali. Vorrei che al pubblico arrivasse l'esperienza di una donna che per troppo tempo ha vissuto senza prendere posizione, nell'incertezza di come e quando intervenire. Anna prende coscienza quando vede che anche i suoi figli la stanno abbandonando e trova il coraggio di un gesto di rottura. 

Il gesto di ribellione di Anna può essere quello di un'intera società?
Dovrebbe esserlo. Non ho nulla contro i commercianti, ma con molto rispetto dico che esistono troppi banchi dei pegni e non solo a Napoli. Se le banche non concedono prestiti non è possibile che lo Stato permetta che si aprano dei 'vendo e compro oro' ovunque. C'è qualcosa che non funziona e lasciare correre non va bene, arriverà un momento in cui ci chiederanno il conto.

Come ha lavorato con gli attori per costruire i personaggi? 
Non ci siamo affidati a una sceneggiatura ferrea, il mio scopo era quello di destabilizzarli, proprio perché giravamo in sequenza era importante che non fossero subito sicuri di quello che stavano facendo. Abbiamo fatto diverse lettura, abbiamo cercato di capire quali battute dovevano essere in dialetto napoletano e come utilizzare il linguaggio dei segni [n.d.r. uno dei figli della protagonista è sordomuto]. Un linguaggio che non era fine a se stesso, ma un modo per dire che Anna capiva gli altri, ma non aveva parole per se stessa.  

I suoi punti di riferimento cinematografici? 
Il Fellini di Giulietta degli spiriti. Una mescolanza di stili per raccontare non un fatto vero, ma un'emozione impalpabile.

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